ADALGISO
È ricordato per la prima volta come conte di Parma il 15 giugno 835, nella sottoscrizione di una chartula traditionis della regina Cunegonda a favore del monastero di Santa Maria e S. Alessandro (U. Benassi, Codice diplomatico parmense,I, sec. VIIII, Parma 1910, pp. 101-105). Non è sicuro che questo A. debba identificarsi con l'A. conte, che, nell'836, Ludovico il Pio mandò in ambasceria, con i vescovi di Magonza e Verdun e col conte Guarino, al figlio Lotario in Pavia. Certo è che il 1 maggio 838 (e non il 10, come dice il Pivano, Il "comitato"..., p. 13; cfr. I placiti del "Regnum Italiae"a cura di C. Manaresi, I, Roma 1955, in Fonti per la Storia d'Italia,XCII, pp. 139-144) A. come messo imperiale tenne placito a Rovigo. Pare che dopo la morte di Ludovico il Pio (840) Lotario abbia posto A., già conte di Parma, a capo di un ducato comprendente i comitati di Parma, Bergamo, Brescia, Cremona e forse anche Piacenza, allo scopo di proteggere il confine settentrionale del Regnum Italiae dalle mire del fratello Ludovico il Germanico.
Il Pivano (Il "comitato"..., pp. 13-59) giunse alla formulazione di questa ipotesi fondandosi su di una inquisitio tenuta in Cremona il 22 marzo 841 da A. come messo dell'imperatore Lotario intorno ad alcuni diritti della Chiesa cremonese. Poiché nel testo del documento figurano due giudici bergamaschi e diciannove bresciani, i quali tutti vengono detti vassalli del conte A., il Pivano ne ha ricavato che A. esercitava un dominio diretto o indiretto sulle suddette città. Più precisamente A. sarebbe stato conte di Brescia, di città, cioè, che, in questo periodo, non appare retta da conti, e sarebbe stato duca di un ducato comprendente i comitati di Parma, Brescia (direttamente suoi), Cremona (ove tiene l'inquisitio dell'841), Bergamo e fors'anche, per ragioni territoriali, Piacenza. Di questo ducato, come si è detto, A. sarebbe stato investito da Lotario.
Nell'844 A. fu presente, a Roma, all'incoronazione regia di Ludovico II. Nell'846 figura nel noto capitolare di Ludovico De expeditione con tra Sarracenos facienda,come missus della prima schiera di feudatari italici. Nell'aprile dell'850 A. accompagnò a Roma l'imperatore Ludovico II e fu presente al placito tenuto dall'imperatore stesso e dal pontefice Leone IV per dirimere la questione dei confini delle due diocesi di Siena e Arezzo; in questa occasione, allontanatosi Ludovico, fu da questo lasciato come suo giudice delegato insieme con altri tre messi (C. Manaresi, I, pp. 176-187).
L'ultima notizia che si possiede di A. è dell'853. In questo anno, egli si era prima recato a Ravenna, presso il pontefice, quale inviato imperiale per la questione della disubbidienza di Anastasio Bibliotecario, e in seguito, prima che fosse pronunciata nel dicembre la definitiva condanna di Anastasio, a Roma, con altri due messi imperiali.
È da notare che secondo il Pivano (Il testamento...,p. 294 n.) l'imperatrice Angelberga, moglie di Ludovico II, sarebbe stata figlia di Adalgiso.
Bibl.: S. Pivano, Il "comitato" di Parma e la "marca" lombardo-emiliana,in Arch. stor. per le prov. parmensi,n.s., XXII (1922), pp. 11-61; Id., Il testamento e la famiglia dell'imperatrice Angelberga,in Arch. stor. lombardo,s. 5,XLIX (1922), pp. 269-294.