Adeodato
A. potrebbe anche essere chiamato Adeodato II, qualora a papa Deusdedit venga attribuito il nome di Adeodato I (v. Deusdedit, santo). Fu romano di nascita, figlio di Gioviniano, e avrebbe trascorso la sua giovinezza ("concrevisse visus est") nel monastero di S. Erasmo sul Celio, nei pressi di S. Stefano Rotondo. Lo stesso Liber pontificalis, che tramanda quest'ultima notizia, riferisce di seguito che fu proprio A. ad istituire nel suddetto monastero "abbatem vel congregationem". L'identificazione dei fondi rustici - che un'epigrafe perduta (di cui si conservano però trascrizioni e traduzioni posteriori) attribuiva in proprietà al monastero - con i "casalia" che, ancora secondo il Liber pontificalis, sarebbero stati ad esso donati da A., è verosimile, ma senza fondamento sicuro. C'è il fatto che tale epigrafe è in greco, e che S. Erasmo nell'807 era sicuramente un monastero greco. Bisogna perciò ammettere o che monaci greci abitassero S. Erasmo già durante i primi anni della vita di A., e che egli, divenuto papa, abbia poi provveduto a strutturarlo come un vero e proprio monastero col proprio abate e la congregazione, o che sempre A. abbia concesso, da papa, a una comunità di monaci greci un monastero, nel quale aveva vissuto da giovane e che era stato poi abbandonato.
Successore di Vitaliano, morto il 27 gennaio 672, A. fu consacrato l'11 aprile. Si mantenne su di una linea di intransigenza nei confronti del monotelismo e, regolandosi allo stesso modo dei suoi predecessori, respinse la sinodica del patriarca Costantino I (assunto al patriarcato il 2 settembre 675), con la conseguenza che, per rappresaglia, il nome di A. non fu iscritto nei dittici della Chiesa costantinopolitana.
Del pontificato di A. si conoscono due soli atti: un privilegio di conferma per il monastero di S. Pietro a Canterbury, su richiesta dell'abate Adriano, e un privilegio di esenzione (conservatosi in due redazioni fra loro discordanti e di discussa autenticità) per il monastero di S. Martino di Tours. In Roma, A. curò il restauro della chiesa di S. Pietro in Campo di Merlo, sulla via Portuense. La somma destinata al clero romano in occasione dei funerali del papa fu aumentata sotto il suo pontificato. Morì il 16 giugno 676 e fu sepolto in S. Pietro. Il suo nome compare in alcuni elenchi di santi, ma i bollandisti respingono tale tradizione.
fonti e bibliografia
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