HITLER, Adolf (XVIII, p. 509; App. I, p. 715)
Per ottenere l'annessione di Danzica al Reich, H. era deciso a scatenare il conflitto. La firma del trattato con l'URSS (agosto 1939) fu appunto determinata dalla volontà di evitare una guerra su due fronti. Dopo lo scoppio della guerra H. volle impedire possibili colpi di testa della Wehrmacht. Approfittando pertanto della situazione venutasi a creare nell'inverno 1941 in Russia, destituì Brauchitsch da comandante supremo della Wehrmacht assumendo personalmente tale carica. Con questa mossa, indubbiamente assai abile, H. costrinse gli ufficiali a prendere posizione, in un eventuale grave caso di coscienza: porsi contro il proprio comandante in capo rinnegando il giuramento prestato, o rinunciare ad ogni attività politica. Il calcolo di H. non fu errato. Nella Wehrmacht serpeggiava già da varî anni un vivo malcontento nei riguardi di H. e del partito nazista. Dopo le sconfitte di el-‛Alamein e di Stalingrado (gennaio 1943) i circoli della Wehrmacht passarono all'azione, ma la bomba deposta nell'aereo personale di Hitler il 13 marzo 1943 da Fabian von Schlabrendorff non scoppiò, e l'attentato fallì. Si ebbe infine l'attentato del 20 luglio 1944, preparato ed attuato dal colonnello Stauffenberg. Stavolta la bomba esplose, ma H. fu solo leggermente ferito. Stauffenberg, certo della riuscita dell'attentato, si era trasferito subito a Berlino, centro dei congiurati, ma dopo la mancata conferma della morte di H. gli ufficiali divennero titubanti e Göbbels passò al contrattacco salvando la situazione. Centinaia e centinaia di persone furono arrestate o giustiziate; tra i militari il maresciallo Witzleben, il generale Beck già capo di stato maggiore della Wehrmacht, l'ammiraglio Canaris capo del servizio di controspionaggio, ecc.; tra i civili l'ex-borgomastro di Lipsia Goerdeler designato alla carica di cancelliere del Reich, i diplomatici von Hassell e von der Schulenburg, ecc. La disfatta, tuttavia, s'avvicinava irreparabile, ma H., anziché cadere vivo nelle mani degli Alleati, si suicidò a Berlino il 30 aprile 1945 insieme ad Eva Braun che aveva, dicesi, sposato poche ore prima. I cadaveri, cosparsi di benzina, furono dati alle fiamme. Di questa fine, che tutto fa presumere avvenuta come si è detto, non si hanno tuttavia prove incontrovertibili.
I giudizî sul fenomeno H. si imperniano su due posizioni estreme e antitetiche: chi vede in esso il satanico spirito del male, piombato a turbare il corso della storia tedesca e a corromperne l'anima, imponendosi con la violenza di una "gang" catilinaria; chi vede in esso l'espressione, portata a gradi parossistici, di tendenze che sarebbero immanenti all'animo tedesco e alla sua storia. La prima interpretazione vuole scagionare la nazione tedesca da ogni colpa, vittima essa per prima della tirannide nazista; la seconda coinvolge in una stessa responsabilità H., nazismo, nazione tedesca. Ma se è vero che H. fu una forza elementare, ossessiva nel caparbio martellare su alcuni pochi concetti non originali razzolati nel ciarpame della sua scarsa e dozzinale cultura, figura di "meneur" di folle quale può sorgere presso ogni popolo, non è men vero che il modo e la misura in cui quella forza si impose, fu accettata, si svolse ed operò, rispondevano ad atteggiamenti tipici dello spirito tedesco, quale si era venuto formando storicamente, anche nelle sue doti migliori: il senso del dovere, lo spirito di obbedienza e di sacrificio, la volontà di riscatto dalle umiliazioni di Versailles, doti che H. e il nazismo piegarono ai lor fini, esasperarono, pervertirono fino all'epilogo nibelungico di Berlino. (Per l'azione politica di Hitler, v. anche Germania: Storia, in questa App.).
Bibl.: Su H. cfr. da parte nazista G. Ruhle, Das dritte Reich, Berlino 1934 segg. Antihitleriana è invece l'opera di K. Heiden, Adolf Hitler. Eine Biographie, Berlino 1934 Zurigo 1936-37, 2 voll. (trad. it., Roma 1947). Si veda inoltre H. Rauschning, Gespräche mit Hitler (trad. it.: Hitler m'ha detto, Roma 1944), ed O. Strasser, Hitler et moi, Parigi 1940 (trad. it.: Hitler segreto, Roma 1944). Sull'attentato del marzo 1943; F. v. Schlabrendorff, Offiziere gegen Hitler, Zurigo 1946 (trad. it.: Wehrmacht contro Hitler, Milano 1947). Sull'opposizione e sull'attentato del 20 luglio 1944, U. v. Hassell, Vom andern Deutschland, Zurigo 1946 (trad. ital., Firenze 1948); H. B. Gisevius, Bis zum bittern Ende, Zurigo 1946; R. Pechel, Deutscher Widerstand, Zurigo 1947. Sulla morte, H. R. Trevor-Roper, The Last Days of Hitler, Londra 1947 (trad. it., Verona 1947). Su H. stratega, H. A. De Weerd, Great Soldiers of the Second World War, Londra 1946, pp. 116-50.