MAESTRI, Adriano de' (Adriano Fiorentino)
Non si conosce la data di nascita, convenzionalmente fissata al decennio 1450-60, di questo scultore, fonditore e medaglista, nato a Firenze da un certo "Johannis de Magistris" (Draper, 1996). Non essendosi rinvenuta alcuna notizia di una famiglia "de' Maestri" di quella città, si è voluto ipotizzare che il padre avesse derivato il cognome dall'arte dei maestri di pietra e legname, cui doveva appartenere (Fabriczy, 1903, pp. 74 s.).
Il M. esordì, probabilmente, nell'ambiente della corte medicea (lo si potrebbe identificare con lo "staffiere" o l'"Adriano nostro" citato a più riprese nei Protocolli di Lorenzo il Magnifico nel 1483 e nel 1484), dopo essersi forse formato alla bottega di Bertoldo di Giovanni. Per lui eseguì la fusione del Bellerofonte e Pegaso del Kunsthistorisches Museum di Vienna, databile intorno agli anni 1481-82, sul cui basamento corre l'iscrizione "Expressit me Bertholdus conflavit Hadrianus" e che Michiel (pp. 38 s.) vide a Padova, in casa di Alessandro Capella a Borgo Zucco: e forse proprio nel padre di questo, Febo, ambasciatore veneziano a Firenze a partire dal 1460 e destinatario della dedica del Quid sit lumen in corpore mundi, in angelo, in Deo di Marsilio Ficino, si dovrebbe identificare il committente e primo possessore del Bellerofonte.
Convocato il 24 maggio 1499 a testimoniare sull'attività del maestro d'artiglieria e ingegnere Buonaccorso di Vittorio Ghiberti, il M. dichiarava che nel biennio 1486-88 aveva lavorato in qualità di "magister sculture (sic) et faber" a fianco del collega per il signore di Bracciano Virginio Orsini (Fabriczy, 1903, pp. 76 s.). Fu dunque al seguito di costui che lo scultore dovette raggiungere Napoli intorno al 1488.
Stimato e apprezzato "per le sue singolare [sic] virtù", lo stesso Ferdinando I, in una lettera datata 18 sett. 1493 e indirizzata a Piero de' Medici, intercedette in favore di suo fratello Amadeo, perché fosse favorito nella carriera ecclesiastica (ibid., p. 77). Il 25 gennaio dell'anno successivo lo stesso M. scriveva a Piero, informandolo della morte del re di Napoli. L'oggetto della lettera era naturalmente un altro: vacando il beneficio della chiesa di S. Donato in Collina, e considerata "la mala sorte" che lui e la sua famiglia avevano patito, il M. sperava che lo si potesse affidare ad Amadeo, di modo "che lui habbi ogni bene per potere esso aiutare se et quella povera Vechia di nostra madre con certi Nipotini" (ibid.). La lettera più importante e più nota è tuttavia quella datata 19 ott. 1494: il mittente questa volta è Amadeo che indirizzava la missiva al M. in casa del "duca di Calabria" (il futuro Ferdinando II) informandolo della partenza di Michelangelo da Firenze (Poggi, p. 34). Di qui l'ipotesi che il M. avesse frequentato il "giardino" del Magnifico e conservato memoria del giovane Buonarroti e delle sue straordinarie qualità.
Al periodo napoletano si può riferire un certo numero di opere, destinate ad alcuni tra i più importanti esponenti della corte aragonese.
Per lo stesso Ferdinando d'Aragona, duca di Calabria, eseguì varie medaglie, tra cui le due della National Gallery of art di Washington: la prima, con la Felicitas sul verso, è anteriore al 23 genn. 1495, mentre l'altra, con il profilo bifronte, deve datarsi al 1495-96, quando Ferdinando era ormai re di Napoli. Dell'umanista Giovanni Pontano immortalò le sembianze in una bella medaglia con la musa Urania sul verso, a ricordare il titolo del poema latino in cinque libri da lui composto (1492 circa: Firenze, Museo nazionale del Bargello); in un meraviglioso busto bronzeo, già creduto opera di Guido Mazzoni, ma restituito al M. grazie alla testimonianza di Pietro Summonte e ai versi di un epigramma greco di Giano Lascaris (1492 circa: Genova, Museo di S. Agostino); e nel profilo marmoreo a rilievo del Metropolitan Museum of art di New York.
Nel maggio del 1495 la duchessa di Urbino Elisabetta Gonzaga scriveva una lettera al fratello Francesco, marchese di Mantova, raccomandandogli il M. quale "bon scultore"; per Elisabetta, egli aveva realizzato "alchune medaglie molto belle", e si era distinto quale "bon compositore di sonecti, bon sonatore di lira" che "dice d'improvviso assai egregiamente" (Fabriczy, 1903, p. 82).
Tra le medaglie cui la duchessa alludeva, vi erano probabilmente quella che la raffigura di profilo sul recto e che ne celebra la castità sul verso in un'allegoria di Danae imago Pudicitiae (Washington, National Gallery of art); e quella con il ritratto della cognata Emilia Pio, sposa di Antonio di Montefeltro (Brescia, Musei civici). Ancora al soggiorno urbinate potrebbe appartenere la bella medaglia con il giovane sconosciuto (forse Sigismondo Scotto), raffigurato di profilo sul recto nell'esemplare di Washington.
Il M. trascorse gli ultimi anni di vita probabilmente in Germania alla corte di Massimiliano I (Leithe-Jasper, 1986, p. 58). Per l'elettore di Sassonia Federico il Saggio realizzò un busto bronzeo firmato e datato 1498 (Dresda, Staatliche Kunstsammlungen) che, per l'inasprimento dei tratti, sembra essere l'opera di un artista d'Oltralpe.
Non si conosce la data esatta della morte del M., probabilmente identificabile con l'"Adriano di Giovanni scu[l]tore", citato nel Libro dei morti dell'arte dei medici e speziali dell'Archivio di Stato di Firenze, il cui corpo sarebbe stato deposto in S. Maria Novella il 12 giugno 1499 (Hill, p. 83).
La notizia potrebbe tuttavia porre qualche problema in merito ad alcune opere che sembrano ascrivibili alla produzione del M., come la medaglia di Degenhard Pfeffinger (Gotha, Münzkabinett), nella cui iscrizione figura la data 1503, e come anche le già citate medaglie mantovane di Elisabetta Gonzaga e di Emilia Pio, qualora si accettino alcune interpretazioni delle iscrizioni. Nella prima l'iscrizione del verso "Hoc Fulgenti Fortunae dicatis" sembrerebbe alludere alla conquista di Urbino a opera di Cesare Borgia del 1502; mentre il motto della seconda "Castis cineribus" potrebbe riferirsi alla morte della stessa protagonista, avvenuta dopo il 1528, o alla scomparsa del suo amatissimo consorte, databile al 1500.
Della produzione scultorea del M. si ricorda ancora la Venere del Museum of art di Filadelfia, di cui si conosce anche una versione con Cupido ormai irrintracciabile (già nella collezione Sambon: Draper, 1992, pp. 47 s.). Come l'Ercole della Frederiks Collection (in prestito al Museo Boymans van Beuningen di Rotterdam), queste sculture si contraddistinguono per il modellato lineare e finanche grossolano, da ricollegarsi all'esperienza del M. quale fonditore d'armi (Draper, 1996). Decisamente di altro livello, il bel Pan, firmato, del Kunsthistorisches Museum di Vienna, la cui posa inclinata sembrerebbe derivare dal satiro di A. Mantegna sulla stampa Baccanale con catino di vino (New York, Metropolitan Museum).
Fonti e Bibl.: M. Michiel, Notizia d'opere del disegno (XVI secolo), a cura di G. Frizzoni, Bologna 1884, pp. 38 s., 248; C. von Fabriczy, Di alcune opere d'A. Fiorentino, in Arte e storia, V (1886), 11-12, pp. 83 s.; Id., A. Fiorentino, in Jahrbuch der Königlich-Preussischen Kunstsammlungen, XXIV (1903), pp. 71-98; G. Poggi, Della prima partenza di Michelangelo Buonarroti da Firenze, in Rivista d'arte, IV (1906), 1-2, pp. 33-37; F. Nicolini, Pietro Summonte, Marcantonio Michiel e l'arte napoletana del Rinascimento, in Napoli nobilissima, n.s., III (1922), 3-4, p. 51; 9-10, p. 127; G. Hill, A corpus of Italian medals of the Renaissance before Cellini, London 1930, I, pp. 82-87; II, figg. 333-348; Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-74, 1477-92, a cura di M. Del Piazzo, Firenze 1956, pp. 242, 273, 279, 326; G.L. Hersey, Alfonso II and the artistic renewal of Naples 1485-1495, New Haven-London 1969, pp. 29 s.; A. Meschini, Giano Laskaris e un busto del Pontano, in Italia medioevale e umanistica, XX (1977), pp. 411 s.; M. Leithe-Jasper, Inkunabeln der Bronzeplastik der Renaissance aus der Sammlung für Plastik und Kunstgewerbe des Kunsthistorischen Museums in Wien, in Weltkunst, LI (1981), 21, pp. 3188-3190; U. Middeldorf - D. Stiebral, Renaissance medals and plaquettes. Catalogue, Firenze 1983, n. 1; S. Settis, Danae verso il 1495, in I Tatti Studies, I (1985), pp. 207-209, 229 s.; M. Leithe-Jasper, Renaissance master bronzes from the collection of the Kunsthistorisches Museum Vienna (catal., Washington-Los Angeles-Chicago), London 1986, ad ind.; Il giardino di S. Marco. Maestri e compagni del giovane Michelangelo (catal., Firenze), a cura di P. Barocchi, Cinisello Balsamo 1992, pp. 33-36, 42 s., 112-115; J.D. Draper, Bertoldo di Giovanni, sculptor of the Medici household, Columbia, MO-London 1992, ad ind.; The currency of Fame. Portrait medals of the Renaissance (catal., New York-Washington), a cura di S.K. Scher, New York 1994, pp. 90 s., 379; Von allen Seiten schön. Bronzen der Renaissance und des Barock (catal., Berlin), a cura di V. Krahn, Heidelberg 1995, pp. 142-153, 622; J.D. Draper, in The Dictionary of art, I, New York 1996, pp. 161 s. (s.v. A. Fiorentino); Giovinezza di Michelangelo (catal., Firenze), a cura K. Weil-Garris Brandt et al., Firenze-Milano 1999, pp. 228 s., 262-265, 354 s.; E. Wind, The religious symbolism of Michelangelo. The Sistine ceiling, a cura di E. Sears, Oxford 2000, pp. 158, 161, 164; In the light of Apollo: Italian Renaissance and Greece (catal., Atene), a cura di M. Gregori, Cinisello Balsamo 2003-2004, I, pp. 161, 284-286; II, pp. 57, 202 s.; Vittoria Colonna e Michelangelo (catal.), a cura di P. Ragionieri, Firenze 2005, pp. 35-37, schede 2 (F. Vannel Toderi, Medaglia di Giovanni Gioviano Pontano) e 3 (P. Boccardo - C. di Fabio, Busto di Giovanni Gioviano Pontano); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, I, pp. 91 s. (s.v. A. Fiorentino).