Monaco ortodosso e umanista (Arta, Grecia, 1475 circa - Troice-Sergieva Lavra, Kiev, 1556). Dopo aver studiato in Italia, dove ebbe contatti con A. Manuzio e subì l'influenza di G. Savonarola, nel 1507 si fece monaco in un convento del M. Àthos. Qui nel 1517 lo raggiunse l'invito del granduca Vasilij III a recarsi in Russia come traduttore ed egli nel 1518 si stabilì a Mosca, dove prese a tradurre dal greco in latino il Salterio e altri libri liturgici, poi da altri volti in slavo ecclesiastico. Per discordanze rispetto ai testi sino allora circolanti in Russia il metropolita Daniele nel 1525 lo fece condannare da un sinodo per eresia e rinchiudere in un monastero. Contrario al secondo matrimonio di Vasilij III, sempre perseguitato dal metropolita Daniele, nel 1531 ebbe una seconda condanna, che lo costrinse a passare per il resto della vita da un monastero all'altro. A lui si devono i primi contatti fra l'antica civiltà russa e il mondo dell'umanesimo. Notevole lo scritto Slovo prostrannee izlagajušče, s žalostiju, nestroenija i besčinija carej i vlastej poslednego žitija ("Sermone che narra diffusamente, con rammarico, i disordini e le mancanze dei sovrani e dei governi dell'ultimo tempo").