(gr. ῎Αϑως) Rilievo (2033 m) con il quale culmina la catena che traversa la penisola di Hàgion Oros (il più orientale dei tre prolungamenti della Calcidica, nella Grecia settentrionale). La parte terminale della penisola, sebbene di sovranità greca, forma una repubblica monastica autonoma (336 km2; capoluogo Karyè), in cui abitano 1500 monaci greco-ortodossi in parte suddivisi in 20 monasteri (17 greci, uno serbo, uno bulgaro e uno russo) e in parte liberi in 12 villaggi. I 20 monasteri sono retti secondo due diversi sistemi, cenobitico e idiorritmico: nei cenobi denaro, vitto e vestito sono di proprietà collettiva e il governo è nelle mani dell’abate; nei monasteri idiorritmici i monaci si fanno pagare i servizi e il potere è esercitato da una procura (ἐπιτροπή), organo collegiale oligarchico. Patrimonio UNESCO dal 1988.
L'insediamento dei primi monaci risale probabilmente al 5° sec., ma la presenza di monaci nella regione dell’A. è attestata nell’842; la libera organizzazione di eremiti in laure risale all’862 circa, per l’iniziativa di s. Eutimio di Tessalonica; il primo monastero (Grande laura) fu fatto costruire (963) da Atanasio l’Atonita, appoggiato dall’imperatore Niceforo Foca. Nel 970 Atanasio ottenne dall’imperatore Giovanni Zimisce l’approvazione della prima regola (o tipico), secondo la quale la comunità monastica, divisa in cenobiti e asceti privati, era governata dall’assemblea degli abati delle laure, sotto la direzione del primate e l’alta sovranità dell’imperatore. Una seconda regola nel 1045 consacrò l’assoluto predominio, anche economico, dei monasteri sugli eremiti e sui monaci delle celle.
Favorita dai Comneni, perseguitata durante l’Impero latino d’Oriente (1204-61), la comunità atonitica costituì nel 14°-15° sec. il centro più importante del rinnovamento culturale bizantino, specie artistico; sottomessasi nel 1430 all’autorità del sultano, ebbe confermati privilegi e diritti tradizionali, dietro il pagamento di un tributo annuo. Al forte regresso etico-religioso e al disordine economico e amministrativo che caratterizzarono la vita dei monaci durante il 16°-17° sec. subentrò nel secolo successivo un forte rinnovamento culturale, di cui nel 1749 fu espressione la fondazione a Vatopèdi dell’Accademia letteraria e filosofica, nello spirito dell’illuminismo europeo; nel 1783 il patriarca di Costantinopoli (da cui, sin dal 1312, dipendevano i monasteri) riformò l’organizzazione della comunità.
La partecipazione dei monaci ai moti greci per l’indipendenza (1821) provocò l’occupazione militare turca dell’A., che si protrasse per 9 anni; successivamente la politica di penetrazione panslava degli zar russi condusse alla neutralizzazione della comunità monastica (Trattato di Berlino, 1878). La pace di Losanna del 1923 sancì la sovranità della Grecia, la quale con lo statuto del 26 settembre 1926 riconobbe l’autonomia della repubblica atonitica nell’ambito dello Stato ellenico, i cui poteri sono esercitati da un governatore.
I monasteri superstiti, datati dalla fine del 10° sec. alla fine del 14° (soltanto il monastero di Stauronikìta fu fondato nel 16° sec.) e in vario modo restaurati, hanno una cinta quadrangolare o poligonale, rinforzata da torri, con un ampio cortile attorno al quale sono disposte le celle, precedute da portici e divise in due o più piani, con balconi. Nel mezzo si trovano la chiesa, preceduta da una fontana posta sotto un’edicola rotonda dove si compie la purificazione, e il refettorio, vasta sala absidata. Le chiese sono di tipo orientale, cruciformi con spaziosa navata unica, con molte cupole e braccia absidate. I narteci sono doppi e spesso quello interno è molto vasto e fiancheggiato da cappelle. La sola chiesa del Protàto (10° sec.) è basilicale, con tre navate e soffitto di legno. Le chiese, come le cappelle e i refettori, sono ornate di pitture disposte secondo il consueto ordinamento dell’Oriente ortodosso: il Pantocratore con angeli e profeti nella cupola centrale, gli evangelisti nei pennacchi, la Madonna nell’abside, rappresentazioni delle feste maggiori nelle volte, figure di santi e di martiri sulle pareti; sull’ingresso è la dèesis e dai due lati delle porte sono il Giudizio universale, figurato anche nei refettori, l’albero di Jesse ecc. Di questi cicli i più antichi, del 14° sec. (quelli del Protàto, di Chiliandàri e di Vatopèdi) sono tra le più espressive opere dell’età dei Paleologi (scuola macedonica). Gli altri appartengono alla scuola cretese del 16° secolo. Nei conventi sono conservati manoscritti greci e paleoslavi.