(russo Moskva) Città capitale della Russia (12.409.738 ab. nel 2017), e dell’oblast´ omonima, all’incrocio dei fiumi Moscova e Oka. Forma un’unità amministrativa autonoma, il cui limite è segnalato dall’autostrada anulare e oltre il quale è previsto il mantenimento di un’ampia cintura verde. La sua vasta agglomerazione (13.500.000 ab. nel 2009) supera ampiamente i limiti della città federale, invadendo il territorio dell’oblast´. La crescita demografica ha infatti registrato nel secolo scorso ritmi sorprendenti: 2.300.000 ab. nel 1929; oltre 5.000.000 nel 1959; 7.000.000 circa nel 1970, fino a superare i 10.000.000, all’inizio del 21° sec. Il territorio urbano copre una superficie di 880 km2, al di là della quale si estende un’area periferica di 12.500 km2 circa; quest’ultima accoglie numerosi centri satellite.
Lo sviluppo innovativo ha progressivamente assunto un ruolo considerevole nell’industria, così che, a partire dalla Seconda guerra mondiale, si sono realizzati interventi tendenti da un lato a una ricostruzione e a un riuso degli impianti esistenti, dall’altro a una maggiore produttività. Il nucleo della produzione comprende i settori metallurgico (in tutti i suoi rami), meccanico, tessile, dell’abbigliamento, alimentare e chimico. All’interno del settore meccanico vanno considerate in particolare le branche dell’industria automobilistica, aeronautica, ferroviaria ed elettronica. Nel settore terziario rilevanti le funzioni pubbliche, bancarie, finanziarie eccetera.
M. è un nodo di comunicazioni di importanza mondiale. Notevole peso ha avuto l’apertura del Canale di M. (1937), lungo 130 km, che unisce i due fiumi Moscova e Volga. I tre porti fluviali collegano M., attraverso una rete di fiumi e canali, a ben cinque mari (Baltico, Mar Bianco, Caspio, Mar d’Azov, Mar Nero). Vi convergono oltre una decina di linee ferroviarie connesse da due anelli concentrici. La linea ferroviaria metropolitana, inaugurata nel 1935, ha raggiunto una lunghezza totale di 292 km, con oltre 170 stazioni. La città è dotata di cinque aeroporti.
Le funzioni culturali di M. sono di interesse internazionale: è sede dell’Accademia delle scienze (qui trasferita da Leningrado nel 1934), oltre che dell’università Lomonosov (fondata nel 1755 e dal 1953 dotata di una nuova, grandiosa, sede) e dell’università Patrice Lumumba, del conservatorio Čajkovskij, di migliaia di biblioteche e istituti culturali, nonché di famosi teatri, come il Bol´šoj e il Malyj.
Fondata nel 12° sec., M. si sviluppò politicamente ed economicamente grazie alla sua posizione geografica, al centro di una fitta rete di vie fluviali, soprattutto dopo che l’invasione mongola (13° sec.) e la conseguente distruzione di Kiev e di Velikie Bolgarij fecero spostare verso NE il centro di gravità del complesso russo. Molteplici fattori contribuirono all’affermazione di M.: l’accrescimento demografico, l’accentramento nella città dei rapporti commerciali con l’O e il S, la sua proclamazione (1328) a capitale del principato di Moscovia e del ducato di Vladimir, la vittoria contro l’Orda d’Oro a Kulikovo (1380), che aprì la crisi del dominio tataro, il passaggio (1431) del metropolita capo della chiesa russa da Kiev nella capitale della Moscovia, tutti questi fatti furono decisivi per l’affermazione di M., non più soltanto capitale del principato originario, ma di tutti i territori da esso assorbiti. Particolarmente importante fu il passaggio a M. del primato religioso, anche se a Kiev rimase un metropolita con giurisdizione sui territori russi assoggettati alla Grande Lituania.
Spesso devastata da incendi (come tutte le città russe, in origine era costruita in legno) ed epidemie, conseguenza della lotta contro i Mongoli-tatari, M. fu minacciata anche dai Lituani (14° sec.), ma riuscì ad affermarsi sempre più come centro di buona parte del movimento commerciale da O a E. Nel 15° sec. la città accrebbe anche artisticamente, quando architetti italiani ricostruirono in pietra il Cremlino, arricchendolo di palazzi e di chiese; M. divenne allora centro di una affermazione ideologica, con la teoria di «M. terza Roma», dovuta originariamente ad alcune espressioni del metropolita Zosima che chiamò il gran principe Ivan III non solo «sovrano e autocrate di tutta la Russia», ma «nuovo zar Costantino», e Mosca la «nuova città di Costantino». La teoria fu formulata nell’espressione «Due Rome sono cadute, M. è la terza, una quarta non vi sarà mai». Al centro delle lotte politiche e delle congiure di palazzo all’epoca dei torbidi rivoluzionari (17° sec.), fu occupata dai Polacchi fino all’elevazione al trono della dinastia dei Romanov. Teatro di disordini politici all’epoca di Pietro il Grande, questi nel 1703, fondando Pietroburgo alla foce della Neva, spostò verso O il centro di gravità politica della Russia; M. subì allora l’allontanamento della corte e degli uffici e l’abolizione del patriarcato, ma rimase sempre un attivo centro commerciale e centro dell’opposizione al governo. Napoleone entrò (1812) a M. durante la guerra della 6ª coalizione, trovandola quasi deserta. Qualche giorno dopo la città fu incendiata e distrutta.
Dopo la fine della guerra napoleonica, M. divenne la capitale intellettuale della Russia. Lo sviluppo industriale della città portò allo sviluppo di un proletariato che prese viva parte ai moti rivoluzionari; nel 1905 vi scoppiò un’insurrezione armata che costrinse lo zar Nicola II a pubblicare il manifesto per la convocazione di un parlamento costituzionale. Nel novembre 1917 a M. si svolsero lotte molto violente quando i bolscevichi si impadronirono del potere costituitosi con la rivoluzione di febbraio. Nonostante la sua proclamazione a capitale (14 marzo 1918), M. risentì assai delle conseguenze delle lotte civili. Le insurrezioni dei socialisti rivoluzionari e degli anarchici causarono gravi danni alla città. Dopo la guerra civile la ripresa di M. nel campo edilizio fu rapidissima.
Durante la Seconda guerra mondiale, nel 1941, M. subì l’attacco dei Tedeschi. Dal 18 ottobre al 15 novembre fu predisposta una manovra d’accerchiamento, potenziata dal 17 novembre nella speranza di concludere la campagna d’autunno con un’avanzata finale. Ma per le condizioni climatiche (già a fine novembre la temperatura si era abbassata a −20 °C) e la strenua resistenza dei Russi, il 5 dicembre le armate tedesche dovettero sospendere i loro movimenti e ripiegare.
Con lo scioglimento dell’URSS (1991) M. è divenuta la capitale della Federazione Russa e dal 21° sec. la città è il fulcro dei cambiamenti che hanno investito la Russia post-sovietica.
Nel nucleo storico, su cui si è impiantato il moderno assetto urbanistico della città, restano i segni dell’evoluzione vissuta dal grande borgo agricolo di M. nel 14° sec., quando, avendo esso assunto le prerogative di guida politica, religiosa e culturale dei popoli vicini, iniziò di qui a coordinarsi la conquista del territorio russo. A quella fase di espansione risalgono i primi grandi monumenti in pietra e in mattoni, come le mura del Cremlino, le cattedrali e alcuni palazzi; in seguito, lo sviluppo urbano è testimoniato da progressive strutture concentriche e da tracciati murari, il primo dei quali (risalente al 1537) dista circa 1 km dal nucleo originario. A E di questo, al di là della Piazza Rossa, è la zona della città detta Kitaj gorod («Città Cinese»); tutt’attorno al Cremlino è la Belyj gorod («Città Bianca»), circondata da una cinta di bastio;ni a forma di ferro di cavallo; concentrica rispetto a quest’ultima, si è sviluppata la Zemljanoj gorod («Città di terra») e, infine, la zona dei sobborghi. Disegno circolare presenta la cintura della Sadovaja, fortificazione a poco a poco smantellata e, nel 17° sec., trasformata in viale ornato di giardini. Al 17° e 18° sec. risalgono influssi architettonici europei, specie francesi, evidenti nelle costruzioni significative del ruolo sociale ed economico che la città andava assumendo, quali l’Università Lomonosov, grandi ospedali e le prime fabbriche. Accanto alla città rappresentativa, la massa delle case d’abitazione in legno (per lo più scomparse nell’incendio del 1812) si sviluppò contemporaneamente alla grande espansione dell’area industriale. Questa, innestatasi sull’incrocio di linee ferroviarie, stradali e fluviali di notevole importanza, già nel 1913 comprendeva oltre mille fabbriche. A quel periodo si collega anche la nascita del primo centro urbano con prerogative direzionali, nel quartiere della Kitaj gorod, con la Borsa, le banche e le sedi di grandi società, oltre alla creazione dei primi grandi magazzini. Ai piani urbanistici del 20° sec., successivamente al 1917, si devono trasformazioni radicali in ogni settore della città. È del 1931 un piano generale di ricostruzione, indetto come concorso internazionale (con progetti di F.L. Wrigth e di Le Corbusier), poi eseguito da architetti russi che dovettero sottostare a precise condizioni ideologiche e politiche; il piano (1935) seguì la tesi tradizionale della città impostata sul modulo del «superblocco» (complesso dotato di tutti i servizi cittadini essenziali). Seguirono costruzioni in stile monumentale e il primo tratto della linea metropolitana; dal piano di ricostruzione postbellica (1951) derivò un mutamento di direttive, con un grande sviluppo delle case di abitazione, regolarmente alternate a spazi verdi. La crescita urbana si è successivamente articolata prevedendo l’alleggerimento del nucleo direzionale e la creazione di un sistema policentrico articolato in zone (dotate di infrastrutture produttive, amministrative, sociali, culturali, ricreative) a disposizione radiale rispetto al centro storico.
Prima testimonianza dell’arte e dell’architettura è la chiesa in pietra costruita nella cinta del Cremlino dal principe Ivan Kalita (14° sec., chiesa di Spas na boru, «Salvatore nella foresta»). Alla fine del 15° sec. nello stesso Cremlino lo zar Ivan III fece iniziare la costruzione della prima cattedrale in pietra, per la cui cupola vennero chiamate maestranze italiane per sopperire ai limiti tecnici dei moscoviti, avvezzi alle costruzioni in legno. Tra i primi a giungere a M. furono A. Fioravanti (ricostruzione della cattedrale della Dormizione); P.A. Solario, M. Ruffo, Aloisio da Milano (ricostruzione delle mura del Cremlino con le grandi torri; cattedrale dell’Arcangelo Michele e Palazzo a punta di diamanti). Allo stile bizantino si affiancò così lo stile occidentale rinascimentale. A questo periodo vanno aggiunte opere come l’antico palazzo degli zar, il campanile di Ivan Velikij (terminato nel 17° sec.). Durante il 18° sec. M. conservava caratteri russo-bizantini.
Fuori del Cremlino, nei due grandi anelli della Kitaj gorod e della Belyj gorod, gli edifici erano in legno con alcune chiese in pietra: a metà del 16° sec. Ivan IV il Terribile aveva fatto costruire sulla Piazza Rossa la cattedrale di S. Basilio il Beato da due architetti russi, Barma e Postnik; a metà del 17° sec. erano sorte la chiesa della Trinità di Zubovo, la chiesa della Vergine della Georgia (1628-53) in stile barocco moscovita; nello stesso stile, originato nella tradizionale architettura lignea ucraina, S. Gregorio di Neocesarea (1679), S. Nicola alla Grande Croce e la Natività (1649-52), l’ultima delle chiese a piramide, proscritte dal clero nel 1650, la chiesa della Vergine di Vladimir della fine del secolo, ultimo esempio di cattedrale primitiva con galleria e piccola tribuna. Verso la fine del 18° sec. lo stile barocco ebbe un suo grande monumento nella Torre di Sucharev, per Pietro I, abbattuta dopo la rivoluzione.
Nella seconda metà del 18° sec. la fisionomia della città cominciò a modificarsi con le contaminazioni dovute al rococò e al classicismo provenienti da Pietroburgo; se pochi furono i nuovi monumenti rococò, più numerosi furono quelli classicheggianti: tra i primi, il palazzo di B.F. Rastrelli per Elisabetta Petrovna nel Cremlino (1753), poi distrutto per far posto al Grande Palazzo del Cremlino, costruito tra il 1838 e il 1849 in stile russo dall’architetto tedesco K.A. Thon per Nicola I; tra i secondi, l’edificio per il senato del Cremlino, per Caterina II, dell’architetto russo M.F. Kasakov (restaurato nel 1923 per diventare palazzo del Governo), che edificò anche i palazzi Paškov e Razumovskij (rifatto da D. Gilardi), poi Museo della rivoluzione.
Il persistente duplice carattere di città di legno e di città monumentale fu dovuto, fino al regno di Caterina II, al divieto imposto da Pietro il Grande di costruire in pietra fuori da Pietroburgo. Tolto tale divieto si incoraggiò la diffusione del classicismo: G. Quarenghi progettò i palazzi Šeremetev (con annesso ospedale) e Bezborodto; L. Rusca una caserma; A. Rinaldi, con Quarenghi e F. Camporesi, il palazzo Golovin; Camporesi innumerevoli case, accanto ai principali architetti russi del tempo, Kazakov e A.E. Egorov. Dopo l’incendio del 1812 la città fu ricostruita anche grazie al sensibile contributo di D. Gilardi: Università (1817-19), Casa delle Vedove (1820), Consiglio di Tutela (1820-26), Istituto Tecnico Imperiale, Palazzo del Granduca Michele, Palazzo della Banca di Stato, Maneggio ecc. Dello stesso periodo sono: il Grande Teatro (di G. Bove o Bovet) e il Museo Storico (V.O. Ščervud). Bove fu attivissimo: nel 1816 gli erano attribuiti 33 edifici, tra cui la Galleria dei Mercanti sulla Piazza Rossa e l’Arco di Trionfo alla fine della via Tverskaja (od. via Gor´kij).
Tra il 18° e il 19° sec. M. si arricchì di ville suburbane, tra cui Ostankino; nei dintorni della città sono conservati ville e castelli anteriori al regno di Pietro e varie chiese a piramide di stile russo nazionale: a Kolomenskoe la chiesa della Resurrezione (1532), a Ostrov quella della Trasfigurazione (1550). La città nuova anteriore alla rivoluzione, compresa nella terza cerchia di bastioni, nel 19° sec. divenne il centro della città con case di tipo borghese accanto ai tipici osobnjaki (piccole case a uno o due piani, con ampi cortili e dipendenze). Quartieri moderni nella stessa epoca sorsero nella zona d’oltre Moscova (Zamoskvoreče) sulla riva destra del fiume. Nel dopoguerra presso il cosiddetto Monte dei Passeri si è sviluppata una nuova città intorno al grattacielo dell’università (1948-53). Dopo il 1950 si sono costruiti numerosi nuovi quartieri (quartiere sperimentale nr. 9 a Novye Čeremuški, con mille appartamenti, 1956-58), scuole e ospedali.
Vari monasteri sono conservati sotto forma di musei: Danilov (1272), Novodevičij (1524), Donskoj (1592), Andronevskij (1366), Simonov. Tra i musei principali, il Museo delle arti decorative, intitolato ad A. S. Puškin; racchiude la raccolta degli oggetti preziosi dei sovrani moscoviti, iniziata da Ivan il Terribile, e i tesori delle chiese e dei conventi soppressi. La Galleria Tret´jakov documenta la storia della pittura russa ospitando la più ricca collezione al mondo di icone russe.
La prima ebbe luogo il 19-30 ott. 1943, fra i ministri degli Esteri di USA, Gran Bretagna e URSS; formulò alcune direttive circa il trattamento da fare a paesi già nemici e sulle sistemazioni del dopoguerra. La seconda si svolse il 9-18 ottobre 1944, con l’intervento di Stalin, V.M. Molotov, W. Churchill, A. Eden, dell’ambasciatore statunitense A. Harrimann, e del presidente del consiglio polacco S. Mikolajczyk. Discusse il problema di formare un unico governo polacco, fondendo il comitato di Lublino e il governo polacco di Londra; lo stesso si suggerì per la Iugoslavia; furono anche definiti i termini dell’armistizio con la Bulgaria.
Si estende su 45.900 km2, con una popolazione di 6.672.773 ab. nel 2008; capitale Mosca. Comprende una regione pianeggiante, con rilievi collinari solo nella parte settentrionale, che costituisce la zona di spartiacque tra Volga e Oka (verso il quale si dirigono per la massima parte le sue acque), con un cuneo verso Novomoskovsk. L’oblast´ ha ricompreso in sé gli antichi governatorati di Mosca, Rjazan´, Tver´ e Tula. Il settore secondario ha qui trovato condizioni favorevoli di sviluppo, data la centralità della regione, che oggi rappresenta la sezione occidentale della più vasta zona industriale russa. I rami produttivi di maggiore interesse sono quelli dell’elettricità, della siderurgia, della meccanica, dell’industria tessile, chimica, alimentare e dei materiali da costruzione.
Fu conclusa nel 1686 fra Russi e Polacchi. Con essa la Polonia dovette rinunciare definitivamente a Kiev e ai territori ucraini al di là del Dnepr.
Dopo l’assunzione del titolo di zar da parte di Ivan IV il Terribile, Teodoro I (o meglio il reggente Boris Godunov) ottenne nel 1589 dal patriarca di Costantinopoli che la sede di M. fosse retta a patriarcato, assumendo il quinto posto nella gerarchia patriarcale, dopo quelli di Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme e Alessandria. Undici patriarchi si succedettero a M. sino al 1700. Dopo oltre un ventennio di sede vacante, Pietro il Grande, geloso del prestigio del patriarca e insofferente dell’atteggiamento conservatore di questo rispetto alle sue riforme, soppresse il patriarcato mettendo (1721) la chiesa alle dipendenze dello Stato attraverso il Santo Sinodo diretto da un procuratore supremo, sempre laico. Il patriarcato fu ristabilito nel 1917 da un concilio nazionale panrusso. Il patriarca M. Tichon Belavin fu tenuto in carcere dal 1922 al 1923 e morì nel 1925. Dopo aspre persecuzioni (1927, 1932), con la Seconda guerra mondiale i sovietici consentirono l’elezione del patriarca (1943) nella persona del metropolita Sergio. Morto questo (1944), gli successero Alessio (1945-70), Pimen (1971-90), Alessio II (1990-2008), Cirillo I (dal 2009).
Il primo trattato di pace fu firmato il 12 luglio 1920 tra Russia Sovietica e Lituania. Il secondo venne concluso il 16 marzo 1921 tra la Turchia di M. Kemal e l’URSS: i distretti di Kars e Ardahan furono ceduti alla Turchia, quello di Batumi alla Russia; fu proclamata la libertà degli Stretti in materia commerciale, riconoscendone però alla Turchia la piena sovranità militare.