Figlio (Carskoe Selo 1868 - Ekaterinburg 1918) di Alessandro III, zar dal 1894. Poche figure di sovrano sono state discusse e criticate come quella di N., di cui si è posta in rilievo l'incapacità a reggere uno stato come quello russo in un periodo critico della sua storia, incapacità derivante soprattutto da debolezza di carattere. Di tendenze nettamente, ma anche ciecamente reazionarie, N. contribuì a preparare, coi massacri del gennaio 1905, il trionfo della rivolu̇zione del 1917, e d'altra parte, la debolezza e l'irresolutezza, che ne costituivano la caratteristica morale, lo lasciarono in balia dei contrasti, programmatici e personali, dei gruppi, a corte e nel governo, e finirono con il permettere che tali contrasti s'accrescessero a dismisura, incrinando le basi stesse del blocco reazionario.
Ricevette la sua educazione, sotto la guida del generale G. G. Danilovič, da un collegio di eminenti scienziati e uomini politici. Dopo aver accompagnato varie volte il padre nei viaggi che questi compì attraverso le regioni dell'impero, nell'ottobre 1890 il principe intraprese un lungo viaggio in Oriente, attraverso l'Egitto, l'India e la Cina fino al Giappone, dove fu compiuto contro di lui un attentato, da cui uscì soltanto leggermente ferito. Nel 1894 sposò Alice d'Assia, che esercitò sempre una grande influenza sul suo debole e mutevole carattere. N. cercò di governare mantenendo il rigido sistema autocratico del padre, affidandosi al ministro delle Finanze S. J. Witte per la modernizzazione economica dell'impero. Favorevole al mantenimento dello status quo in Europa (nel 1899 promosse la conferenza per la pace dell'Aia), lo zar seguì invece una politica espansionistica in Estremo Oriente: le mire russe sulla Manciuria e la Corea portarono però al disastroso conflitto col Giappone (1904-05). Alla disfatta militare fece seguito una serie di scioperi operai, agitazioni contadine e insubordinazioni militari che costrinsero N. dapprima ad annunciare la costituzione di un'assemblea consultiva (duma), eletta con suffragio censitario, quindi a firmare il manifesto del 30 ott. 1905, in cui annunciava la riforma costituzionale dello stato e concedeva libertà di coscienza, riunione e associazione. Nel maggio 1906, alla vigilia della riunione della duma, N. emanò un proclama in cui riaffermava la sua autorità assoluta e limitava i poteri dell'assemblea, che venne sciolta poco dopo. Chiamato al governo P. A. Stolypin (v.) e sciolta d'autorità anche la seconda duma (marzo 1907), una nuova legge elettorale ridusse sensibilmente il numero degli elettori operai e contadini, permettendo la creazione di una terza assemblea dominata dalla nobiltà fondiaria. Dopo l'assassinio di Stolypin (1911), il governo accentuò le tendenze autoritarie, mentre la corte appariva sempre più soggetta alla negativa influenza del monaco G. E. Rasputin. Alle difficoltà interne e alla perdita di prestigio del regime N. cercò di far fronte trascinando il paese in guerra: l'iniziativa della mobilitazione generale, presa il 30 luglio 1914, contribuì allo scoppio del primo conflitto mondiale; ai primi rovesci militari lo zar reagì, istigato da Rasputin, destituendo il granduca Nicola e assumendo personalmente il comando supremo delle forze armate. L'ulteriore aggravarsi della situazione bellica e di quella interna portarono infine alla rivoluzione antizarista del febbr. 1917 e all'abdicazione. Imprigionato, N. fu trasferito dapprima in Siberia quindi a Ekaterinburg, dove fu fucilato il 17 luglio del 1918 con la sua famiglia per ordine del soviet degli Urali.