(russo Sibir´) Regione (12,5 milioni di km2 ca.) dell’Asia facente politicamente parte della Russia. A O è limitata dagli Urali, a E giunge fino all’Oceano Pacifico, a N si affaccia largamente al Mar Glaciale Artico; a S invece manca un limite altrettanto ben definito rispetto ai territori del Kazakistan, della Mongolia, della Cina e marginalmente della Corea del Nord. Complessivamente, si estende in longitudine per circa 130°; sullo Stretto di Bering il Capo Dežnev supera l’antimeridiano di Greenwich, giungendo a fronteggiare la costa dell’Alaska. Sulla costa pacifica si trova anche il punto più meridionale, a 42°30′ N, presso Vladivostok, mentre a settentrione la parte continentale giunge a 77° N con il Capo Čeljuskin. Nella parte più occidentale si spingono nel Mar Glaciale le penisole di Jamal e Tajmyr e, tra le due, quella meno pronunciata di Gyda; le rimanenti coste artiche mancano quasi completamente di articolazioni e sono gli arcipelaghi antistanti (Terra del Nord, Isole della Nuova Siberia, Wrangel) a delimitare alcuni mari interni (di Kara, dei Laptev, della Siberia Orientale). All’estremo E si protende la Penisola dei Ciukci; a S di questa la penisola di Camciatca si allunga verso il Pacifico, tra i due mari interni di Bering, a E, e di Ohotsk, a O, il primo traversato dal confine con gli USA, il secondo bordato all’esterno dalle isole Curili e all’interno dall’isola di Sahalin, che lo divide dal Mar del Giappone.
Geomorfologia. Dal punto di vista morfologico, si distinguono due unità piuttosto ben precisate, il grande Bassopiano Siberiano Occidentale, che prosegue verso S nelle bassure del Kazakistan, e l’Altopiano Siberiano Centrale, chiuso a meridione da una serie di rilievi montuosi, frazionati in dorsali e massicci distinti. Il Bassopiano Siberiano Occidentale si estende dagli Urali al fiume Enisej per oltre 1600 km e dal confine con il Kazakistan al Mar Glaciale per oltre 1900 km; estremamente monotono, è movimentato solo da colline tondeggianti, che in rarissimi casi superano i 200 m. Fiume principale della regione è l’Ob´, che nasce col nome di Katun´ nei Monti Altaj; dove comincia il corso medio, sorge Novosibirsk, la maggiore città della S.; presso la cittadina di Hanty-Mansijsk riceve da sinistra le acque del grande affluente Irtyš. Dalla sponda destra del fiume Enisej, che limita a E il bassopiano, cominciano i rilievi dell’altopiano, che a N è costituito dalle formazioni arcaiche del Tajmyr e dei Monti Putorana, mentre nella parte centrale consta di blocchi fagliati e sollevati a più riprese, tra i 300 e i 750 m. Questo settore è solcato dagli affluenti di destra dello Enisej (Angara, Tunguska Pietrosa e Tunguska Inferiore), e a S è limitato dalle formazioni erciniche dei Saian Orientale e Occidentale e dagli Altaj. Nella sezione sud-orientale le direttrici tettoniche, di età cenozoica, sono orientate da SO a NE, a partire dalla fossa tettonica del Bajkal. Si elevano, qui, i Monti Jablonovyj e Stanovoj, delimitati a N dal corso medio della Lena. A E si elevano numerosi massicci (di Verhojansk, di Čerskij, dei Korjaki ecc.). Verso il Pacifico i rilievi sono orientati in direzione meridiana: in Camciatca il vulcano di Ključi costituisce, con 4750 m, la cima più alta della S.; sul Mar di Ohotsk si levano i Monti del Kolyma e i Monti Džugdžur, sul Mare del Giappone i Sihotè-Alin´. Tra gli Jablonovyj e Stanovoj, a N, e i Sichotè-Alin´, a S, scorre l’Amur, che sfocia nel Mar di Ohotsk.
Clima. La rigidità del clima è testimoniata dal fatto che il solo fiume gelato per meno di metà dell’anno è proprio l’Amur, che sul medio e basso corso avverte già l’influenza monsonica. La temperatura del mese più caldo supera i 10 °C solo ad almeno 200-300 km dal Mar Glaciale; le medie invernali sono inferiori a −50 °C nei bacini dell’Indigirka e della Jana, e solo nella parte meridionale del bassopiano non si scende sotto −30 °C. Dato che le medie di luglio, nella parte interna della S., sono comprese tra 15 e 20 °C, nella parte più fredda l’escursione annua supera spesso i 60 °C. Escludendo i rilievi sul Pacifico, i 300 mm annui di precipitazioni vengono superati solo in limitate zone del bassopiano e sui rilievi meridionali (Altaj, Saian). Le precipitazioni sono prevalentemente estive, e l’apporto di neve è pertanto limitato. Il suolo permanentemente gelato (permafrost) viene chiamato localmente merzlotà: esso si estende con continuità su circa 4 milioni di km2, e ne interessa in modo discontinuo altrettanti.
A N del circolo polare può attecchire, oltre a muschi e licheni, solo la stentata vegetazione della tundra, priva di elementi arborei; appena più a S compaiono gruppi di alberi, che diventano rapidamente dominanti, fino a costituire la taiga, la più estesa fascia forestale della Terra (considerandone la continuazione a O degli Urali e a E dello Stretto di Bering). Nel bassopiano, verso S, la taiga è interrotta da sempre più vasti acquitrini, e lascia quindi il posto alla steppa, prima arborata poi erbacea; nell’altopiano, invece, le quote salgono verso S, e la foresta cede nuovamente il passo alla tundra di montagna.
La fauna è abbondante, e fiumi e laghi sono popolati, tra l’altro, da salmoni e storioni; numerosi sono volatili, ermellini, faine, martore, volpi. Numerosi anche scoiattoli e castori, e, tra i grandi erbivori, le renne: quest’ultima presenza fornisce una nicchia ecologica per grandi carnivori, occupata dai lupi e dalle ormai rarissime tigri.
Fino alla conquista imperiale zarista, il popolamento umano è stato costituito da gruppi dediti alla caccia e alla raccolta, in condizioni di nomadismo. Per tutto il 19° sec. il popolamento europeo si è limitato a guarnigioni militari, funzionari e incaricati della sorveglianza dei deportati condannati ai lavori forzati, cui venivano all’occorrenza costrette anche le popolazioni indigene. A questa manodopera si deve in buona parte la realizzazione della fondamentale ferrovia Transiberiana (ca. 10.000 km, da Mosca a Vladivostok), che ha facilitato l’immigrazione. Questa è molto aumentata dopo la rivoluzione russa e, ancor più, dopo la Seconda guerra mondiale, quando il governo, per valorizzare le risorse minerarie, ha invogliato i lavoratori delle regioni occidentali, offrendo in S. facilità di alloggi e stipendi molto più elevati. A partire dagli anni 1990, si è verificato dapprima un rilevante riflusso di popolazione verso le regioni europee della Federazione Russa; in un secondo momento, quando la valorizzazione delle risorse dell’area è ripresa a pieno ritmo e le opportunità di impiego hanno ricominciato a crescere, la S. è tornata ad attrarre nuova manodopera proveniente dalle regioni occidentali. Le strutture dell’altopiano tra i fiumi Ienissei e Lena si prestano agli sbarramenti idroelettrici, e forniscono ulteriore energia alla regione già dotata di carbone e idrocarburi. Lungo la Transiberiana si trovano, quindi, alcune tra le maggiori concentrazioni industriali della Russia.
In base alla riorganizzazione amministrativa del 2000, la S. è ripartita in 3 distretti federali: l’area immediatamente a E dagli Urali costituisce il Distretto degli Urali; la regione economica dell’Estremo Oriente forma parte del Distretto Orientale; il resto della S. corrisponde al Distretto Siberiano.
Le 34 etnie che costituiscono l’insieme delle popolazioni autoctone della S. possono essere classificate in 3 grandi raggruppamenti linguistici: uralico (ugro-finnico e samoiedo), altaico (turco, mongolo e manciù-tunguso) e paleo-artico. La vita sociale e culturale delle popolazioni indigene era, e in parte è ancora, largamente segnata dalle diversificate caratteristiche dell’ecosistema.
L’intero territorio è diviso in 3 aree ecologiche: un ecosistema forestale, nella zona centrale, e due aree di savana, una a N, (tundra), l’altra a S (steppa). La zona centrale era occupata da popolazioni cacciatrici, mentre le due aree esterne erano occupate da gruppi di allevatori nomadi o seminomadi. Per quanto non fosse possibile stabilire rigide linee di confine tra popolazioni di cacciatori e popolazioni di allevatori, intorno a queste due attività economiche ruotava l’esistenza sociale di due diverse forme di organizzazione. I cacciatori di foresta conservano ancora oggi un’organizzazione sociale a bassa densità, centrata su un sistema di due metà esogamiche patrilineari. Gli allevatori nomadi delle steppe presentano un’organizzazione patrilineare e i gruppi di discendenza (lignaggi) controllano specifiche porzioni del territorio. A un simile variare delle organizzazioni sociali sembra corrispondere un analogo variare di credenze e pratiche religiose. L’universo dei cacciatori è formato dalla continua, costante e ritualmente regolata interazione tra mondo umano, mondo naturale e mondo sovrannaturale. Gli uomini mettono in atto uno scambio simbolico incessante con questi ambiti paralleli al proprio: compensano gli spiriti degli animali per le perdite inflitte, lottano, attraverso lo sciamano, per la conquista della ‘forza vitale’ che lega l’essere umano al resto delle forze naturali. Nel contesto pastorale, invece, il culto dei morti e degli antenati acquista una precisa centralità, mentre lo sciamano sembra incaricarsi più di operare terapeuticamente sull’anima individuale o di controllare i rapporti con i morti.
Le culture siberiane, sempre più sottoposte alla forza dei processi di russificazione e di industrializzazione, conservano una loro precisa identità culturale, rifiutando spesso una trascrizione scritta (in russo) delle proprie tradizioni orali, o mantenendo, proprio come forma di resistenza, pratiche come lo sciamanesimo e il sistema a metà.
Per quanto vi siano industrie attribuite al Paleolitico inferiore in S., la presenza dell’uomo vi risulta accertata solo a partire da circa 40.000 anni fa, con industrie levalloisiano-musteriane e musteriano-soaniane del Paleolitico medio, di derivazione centro-asiatica. Sono ben documentati i complessi del Paleolitico superiore terminale, con strutture d’abitato, industrie litiche e arte mobiliare (statuette femminili). Tra questi complessi si distinguono gruppi a tecnica levalloisiana e laminare (diffusi dal bacino superiore dell’Ob´ al litorale pacifico 35.000-30.000 anni fa), complessi a lame e chopper (nei bacini dello Ienissei, Angara e Lena 35.000-12.000 anni fa), complessi a lame (nella regione dell’Angara presso Irkutsk, da 23.000 a 13.000 anni fa) e complessi a grandi punte foliate bifacciali (in S. nord-orientale e nella Camciatca, da 17.000 a 13.000 anni fa). A partire dall’8000 a.C. ca. si sviluppa in S. il complesso di Sumnagin (cultura diffusa in Siberia durante l’Olocene, nell’intervallo 8000-6000 a.C., e caratterizzata da industrie litiche a tecnica laminare, con nuclei conici e lamelle lunghe e sottili), fino all’arrivo di popolazioni portatrici di culture neolitiche nel 4° millennio a.C. Con il Neolitico si intensificano i contatti con il Vicino e Medio Oriente e la Cina, testimoniati dalla diffusione di tecniche ceramiche, agricole e di levigazione della pietra; la cerealicoltura a frumento raggiunse la S. meridionale fin dal 5° millennio a.C. I siti meglio documentati sono presso il Lago Bajkal sullo Ienissei, con ceramiche, oggetti in rame e coltelli e accette in nefrite levigata. A partire dal 2° millennio a.C., nell’età del Bronzo si diffondono in vaste regioni della steppa siberiana aspetti della cultura andronoviana (caratteristici i sepolcri, generalmente ambienti lignei contenenti lo scheletro colorato di rosso e una ceramica geometrica, con decorazione di meandri, svastiche, linee spezzate).
Pirati fluviali di Novgorod e cacciatori di pellicce dall’11° sec. si spinsero lungo l’Ob´ e fino al Mar Glaciale Artico. Dopo l’annessione di Novgorod (15° sec.), lo Stato moscovita si affermò nella regione a NE della Russia europea. Con la campagna contro gli Iugri e i Voguli (1499-1502), iniziò il dominio di Mosca sulla Siberia. L’annessione dei khānati di Kazan´ e di Astrachan´ (1552-56) e la colonizzazione dei territori di Perm´ servirono di base alla vittoriosa spedizione di Ermak (1580-81), promossa dagli Stroganov oltre gli Urali settentrionali. Nel 1581 fu conquistata Isker (Sibir´), residenza del khān Kucium e l’espansione verso E fu scandita dalla fondazione di diverse basi amministrative e militari: Tjumen´ (1586), Tobol´sk (1587), Tomsk (1604), Krasnojarsk (1628), Jakutsk (1632), Irkutsk (1652). Nel 17° sec. fu raggiunta la foce del fiume Amur, allora sotto la sovranità dell’impero cinese che contrastò l’espansione russa; nel 1689 il trattato di Nerčinsk stabilì i confini russo-cinesi lungo i Monti Stanovoi, a N dell’Amur. Alla fine del secolo i Russi raggiunsero la costa N del Pacifico; l’esplorazione dei territori conquistati iniziò sotto Pietro il Grande. Le truppe russe occuparono nuovamente i territori a S dei Monti Stanovoi nel 19° sec.: nel 1858 il trattato di Aigun ne attribuì la sovranità a Mosca che, con il trattato di Pechino (1860), ottenne anche i territori a E dell’Ussuri fino all’oceano.
Utilizzata dalla fine del 18° sec. come luogo di esilio per prigionieri comuni e politici, la costruzione della ferrovia transiberiana (1891-1904) ne favorì lo sviluppo economico, in particolare lo sfruttamento minerario. Nel 1918-19 la S. fu uno dei principali centri della controrivoluzione; tornata poi sotto il controllo del governo centrale russo, lo sviluppo economico ricevette impulso nella seconda metà degli anni 1960, ma subì un relativo rallentamento nella prima metà degli anni 1990, in connessione alla complessiva crisi politico-economica della Federazione Russa.
Mar della S. Orientale (russo Vostočno-Sibirskoe More) Tratto del Mar Glaciale Artico compreso fra 150° e 175° long. E, 70° e 75° lat. N. La costa è bassa e articolata. Sboccano nel Mare della Siberia Orientale l’Indigirka, l’Alazeja, il Kolyma e altri fiumi minori.