(giapp. Karafuto) Isola del Mar di Ohotsk (76.400 km2), appartenente alla Russia, di cui, insieme con le Curili e alcune isole minori, costituisce la prov. omonima (87.100 km2 con 518.539 ab. nel 2008), con capitale Južno-Sahalinsk. È separata dalla terraferma dal Canale di Tartaria, e dall’isola di Hokkaido (a S) dallo Stretto di La Pérouse. L’isola, che si allunga per circa 950 km nella direzione dei meridiani ed è larga al massimo 160 km, è percorsa da due catene montuose parallele, che superano in alcuni punti anche i 1500 m, separate tra di loro da un solco vallivo percorso dai fiumi Tym´ e Poronaj. Nel settore settentrionale si allarga una vasta pianura alluvionale. Il clima è molto rigido a N, più mite a S per l’influenza della corrente calda di Tsushima che penetra nel Mar del Giappone.
Fra la popolazione esistono tuttora minoranze di popoli di interesse etnologico come gli Ainu, i Giliachi e gli Evenchi. L’economia si basa principalmente sulle ricchezze minerarie del sottosuolo, soprattutto petrolio, nel settore settentrionale (Oha), che viene avviato mediante oleodotto a Habarovsk, e carbone al centro e al sud. Il loro sfruttamento ha determinato il sorgere di vari centri, situati in genere sulla costa, come Aleksandrovsk-Sahalinskij e Poronajsk, oltre al capoluogo. Altre industrie sono quelle della lavorazione del legno e della conservazione del pesce, alimentata questa da una fiorente attività peschereccia.
L’isola fu visitata dai Russi nel 1644, colonizzata dai Giapponesi nel 18° sec., divisa poi tra Giapponesi e Russi, i quali ultimi ne conservarono tutto il possesso dal 1875 al 1905, quando la metà meridionale (36.089 km2 con 398.838 ab. nel 1940) passò al Giappone, che l’ha di nuovo ceduta con le isole Curili dopo la Seconda guerra mondiale; mentre la popolazione giapponese veniva espulsa, le autorità sovietiche incoraggiavano un movimento di colonizzazione russa.