Adventus
La parola latina a. indica, nella vita cerimoniale del mondo romano, l'arrivo in forma solenne e ufficiale dell'imperatore alle porte di una città; la consuetudine di celebrare tale avvenimento era già in uso per i regnanti di età ellenistica, come testimoniano le fonti nelle quali è utilizzato il corrispondente termine greco ὑπάντησιϚ o ἀπάντησιϚ (Peterson, 1930). La raffigurazione dell'a. è formulata appunto nell'età classica e giunge alle soglie del Medioevo con uno schema iconografico piuttosto variabile, ma riconducibile sostanzialmente a due versioni, una più estesa e narrativa e l'altra più sintetica ed essenziale, ambedue ben testimoniate nella Tarda Antichità. La prima offre il riscontro figurato delle fonti scritte (MacCormack, 1972; 1981): l'imperatore accompagnato dal suo seguito giunge su di una cavalcatura o su di un cocchio, oppure anche a piedi, davanti alle mura della città ove lo attendono le autorità locali; completa la scena la folla acclamante che reca talvolta in segno di festa rami di palma o di ulivo, candele o fiaccole accese. Una raffigurazione abbastanza dettagliata è quella scolpita sull'arco di Galerio a Salonicco (297-305 d.C.). L'altra versione è diffusa principalmente in campo numismatico ove spesso la scena è esplicitamente identificata dalla scritta adventus: l'imperatore è ritratto a cavallo e può essere preceduto da una Vittoria, come nel medaglione di Costantino dell'anno 313 (Parigi, BN, Cab. Méd.) o nel missorium di Costanzo del 343 (Leningrado, Ermitage), oppure essere accolto dalla personificazione della città, come nel medaglione di Costanzo Cloro (Londra, British Mus.) che ne celebra l'a. a Londinium nel 296 (Stutzinger, 1983).
Con l'affermarsi del cristianesimo la celebrazione dell'a. viene estesa dall'imperatore ad altri protagonisti sia del mondo politico, sia di quello spirituale, ma viene anche e soprattutto messa in relazione con episodi della vita di Cristo, per cui si rende necessaria una distinzione di base tra a. di carattere storico-politico e a. di carattere cristologico, ferma restando, dal punto di vista iconografico, l'intima connessione tra i due.
Adventus storico-politico. - La continuità delle due versioni iconografiche, narrativa e sintetica, è testimoniata soprattutto in ambito bizantino. Non si discostano dal tradizionale schema narrativo né il discusso affresco nella chiesa di S. Demetrio a Salonicco raffigurante l'a. di un anonimo imperatore - secondo alcuni (Vasiliev, 1947) Giustiniano II a Salonicco stessa nel 688 dopo la vittoria sugli Avari, secondo altri (Theocharides, 1976) Basilio II a Sirmium dopo la vittoria sui Bulgari del 1019 - né la miniatura della Cronaca di Giovanni Skilitzes, copia del sec. 13° dall'originale dell'11° (Madrid, Bibl. Nac., Vit. 26-2, c. 145r), che illustra l'a. a Costantinopoli di Niceforo Foca (963-969). Parallelamente si può constatare la persistenza delle sintetiche rappresentazioni monetali sia nel noto medaglione aureo di Giustiniano, coniato nel 534 ca. (ne sopravvivono solo delle copie: Parigi, BN, Cab. Méd.; Londra, British Mus.) sia, assai più tardi, nella cassettina eburnea del Trésor de la Cathédrale di Troyes, ove, pur nello sdoppiamento della figura a cavallo, ereditato dall'arte sasanide, è riconoscibile l'a. di un imperatore accolto dalla personificazione della città davanti alla porta delle mura; forse, secondo una recente interpretazione (de' Maffei, 1974), Teofilo a Costantinopoli dopo la vittoria sugli Arabi in Cilicia nell'838. A queste si può aggiungere la figurazione, strettamente simbolica, del tessuto del vescovo Günther (Bamberga, Diözesanmus.) in cui un imperatore a cavallo, forse Basilio II (976-1025), è affiancato da due personificazioni che offrono corone (Grabar, 1956).
La sproporzione tra le poche immagini giunte fino a noi e le descrizioni numerose e particolareggiate che le fonti scritte hanno lasciato su a. di imperatori, di immagini imperiali e anche di vescovi (MacCormack, 1972; 1981) diventa ancor più netta e sensibile nell'ambito del Medioevo occidentale e soprattutto nei primi secoli di esso, quando i poemi In adventu regis costituivano quasi un genere letterario e il cerimoniale era rigorosamente codificato, sia che l'a. avvenisse alle porte di una città o a quelle di un'abbazia, sia che protagonisti ne fossero re e imperatori o pontefici (Kantorowicz, 1944; Nussbaum, 1976, coll. 1028-1033; Willmes, 1976; Kölzer, 1980).
L'a. di Giuseppe viceré d'Egitto, miniato nel Pentateuco di Ashburnham del sec. 7° (Parigi, BN, nouv. acq. lat. 2334, c. 40r), e quello di re Salomone alla città di Gihon, miniato nel sec. 9° nella Bibbia di S. Paolo f.l.m. (Roma, S. Paolo f.l.m., c. 188/CLXXXVv), documentano per l'Alto Medioevo la continuità iconografica della versione narrativa - quella sintetica, di fatto, tende all'obsolescenza - pur se entrambe le raffigurazioni si riferiscono a episodi biblici e non a eventi contemporanei.
A partire dal sec. 8° nel cerimoniale dell'a. papale, quale è trasmesso dalle fonti (Kantorowicz, 1964), si inserisce talvolta una nuova consuetudine di contenuto fortemente simbolico: l'imperatore a piedi deve tenere le briglie della cavalcatura del pontefice a sottolineare l'officium stratoris cui lo lega, in riferimento al Constitutum Constantini, il suo rapporto di subordinazione feudale all'autorità papale. Per una testimonianza iconografica bisogna tuttavia giungere - se si prescinde da una perduta scena, peraltro controversa, affrescata nel sec. 12° nel palazzo del Laterano (Ladner, 1935; Walter, 1970) - alla metà del Duecento e alla decorazione della cappella di S. Silvestro ai Ss. Quattro Coronati a Roma, dove sono emblematicamente effigiati l'imperatore Costantino e papa Silvestro.
Al di là di questi nuovi inserti, gli schemi iconografici originari persistono ancora nel repertorio tardomedievale. Lo attestano, per es., sia un affresco nella rocca Borromea di Angera, dell'inizio del sec. 14°, che raffigura l'entrata in Milano dell'arcivescovo Ottone Visconti, sia un disegno acquarellato della Bilderchronik di Enrico VII e Baldovino di Lussemburgo (Coblenza, Staatsarch., Abt. 1 C nr. 1, tav. 2a) che illustra l'arrivo dell'arcivescovo Baldovino a Treviri nel 1308: in quest'ultimo la coscienza del legame con l'antico è indiscutibilmente comprovata dalla presenza della scritta adventus (Dotzauer, 1973).
Un posto a parte nel più generale capitolo dell'a. storico-politico è occupato dall'arrivo delle reliquie di un santo in una città, che veniva anch'esso celebrato come un a. imperiale; alle testimonianze testuali (Gussone, 1976; Holum, Vikan, 1979) non si affiancano tuttavia, soprattutto per i primi secoli del Medioevo, molte immagini. Una raffigurazione assai schematica (con due soli personaggi davanti al modello della città) è quella offerta da un foglio di papiro, appartenente a una perduta Cronaca del Mondo attribuita al sec. 4°-5°, che illustra l'a. a Costantinopoli delle reliquie dei ss. Andrea e Luca (Lietzmann, 1937), mentre più ricca di particolari, e anche molto più tarda, è, per es., quella affrescata nella prima metà del Duecento nella cripta del duomo di Anagni che mostra l'arrivo delle reliquie di s. Magno alle porte di quella città. Il celebre avorio di Treviri (Treviri, Domschatz) del sec. 5° raffigura invece la processione delle reliquie all'interno della città e quindi una diversa e successiva fase del complesso cerimoniale (Holum, Vikan, 1979).
Adventus cristologico. - Tra gli episodi della vita di Cristo quello che con più evidenza si ricollega ai contenuti simbolici - e quindi al cerimoniale - dell'a. è l'entrata in Gerusalemme, per descrivere la quale, non a caso, l'evangelista Giovanni (Gv. 12, 12-19) usa il termine ὑπάντησιϚ relativo all'a. di età ellenistica. L'iconografia di questa scena, abbastanza costante nelle innumerevoli raffigurazioni dal sec. 4° fino al Tardo Medioevo, costituì un tramite fondamentale per la sopravvivenza dell'antico schema rappresentativo dell'a. imperiale e divenne il modello ideale per l'a. dei regnanti medievali (Kantorowicz, 1944; Nussbaum, 1976).
Anche l'episodio della fuga in Egitto è stato messo in relazione con l'iconografia dell'a. grazie all'interpretazione trionfalistica che di esso forniscono i vangeli apocrifi (Grabar, 1936): un encolpio databile forse al sec. 6° noto in un disegno seicentesco di Cassiano dal Pozzo (Mosaici Antichi, XI, c. 28, nrr. 9069-9070, album di disegni conservato nella coll. reale del Castello di Windsor) rifletterebbe la versione sintetica (la Sacra Famiglia accolta dalla personificazione dell'Egitto), mentre il mosaico di S. Maria Maggiore a Roma, raffigurante l'Arrivo di Cristo a Sotine dal re Afrodisio, sarebbe modellato sul tipo dell'a. 'pedestre' (Miziolek, 1985).
Possibilità di collegamenti con l'a. a livello semantico (in base a riferimenti testuali) piuttosto che iconografico sono state indicate, infine, per la Presentazione al Tempio (Kitzinger, 1949) e per la Seconda Venuta di Cristo o Seconda Parusia (Kantorowicz, 1944).
Bibliografia
E. Peterson, Die Einholung des Kyrios, Zeitschrift für systematische Theologie 7, 1930, pp. 682-702.
G. Ladner, I mosaici e gli affreschi ecclesiastico-politici nell'antico Palazzo Lateranense, RivAC 12, 1935, pp. 265-292.
A. Grabar, L'empereur dans l'art byzantin, Paris 1936.
H. Lietzmann, Ein Blatt aus einer antiken Weltchronic, in Quantulacumque: Studies presented to Kirsopp Lake by Pupils, Colleagues and Friends, London 1937, pp. 339-348.
E.H. Kantorowicz, The ''King's Advent'' and the enigmatic panels in the doors of Santa Sabina, ArtB 26, 1944, pp. 207-231.
A. Vasiliev, L'entrée triomphale de l'empereur Justinien II à Théssalonique en 688, OCP 13, 1947, pp. 355-368.
E. Kitzinger, The mosaics of the Cappella Palatina in Palermo. An essay on the choice and arrangement of subjects, ArtB 31, 1949, pp. 269-292.
A. Grabar, La soie byzantine de l'évêque Günther à la cathédrale de Bamberg, MünchJBK, s. III, 7, 1956, pp. 7-26.
E.H. Kantorowicz, Constantinus Strator. Marginalien zum Constitutum Constantini, in Mullus, Festschrift Th. Klauser (JAC. Ergänzungsband, 1), Münster Westfalen 1964, pp. 181-189.
C. Walter, Papal Political Imagery in the Medieval Lateran Palace, CahA 20, 1970, pp. 155-176; 21, 1971, pp. 109-136.
S. MacCormack, Change and Continuity in Late Antiquity: The Ceremony of Adventus, Historia 21, 1972, pp. 721-752.
W. Dotzauer, Die Ankunft des Herrschers. Der fürstliche ''Einzug'' in die Stadt (bis zum Ende des Alten Reichs), AKultG 55, 1973, pp. 245-288.
F. de' Maffei, Icona, pittore e arte al Concilio Niceno II, Roma 1974, pp. 109-114.
N. Gussone, Adventus Zeremoniell und Translation von Reliquien-Vitricius von Rouen, De Laude Sanctorum, FS 10, 1976, pp. 125-133.
O. Nussbaum, s.v. Geleit, in RAC, IX, 1976, coll. 908-1049.
P. Willmes, Der Herrscher-''Adventus'' im Kloster des Frühmittelalters, München 1976.
G.J. Theocharides, Justinian II. oder Basileios II.? Eine neue Lösung zu älterem Problem, Byzantion 46, 1976, pp. 75-118.
K.G. Holum, G. Vikan, The Trier Ivory, Adventus Ceremonial, and the Relics of St. Stephen, DOP 33, 1979, pp. 113-133.
Th. Kölzer, s.v. Adventus regis, in Lex. Mittelalt., I, 1980, coll. 170-171.
S. MacCormack, Art and Ceremony in Late Antiquity, Berkeley-Los Angeles-London 1981.
D. Stutzinger, Der Adventus des Kaisers und der Einzug Christi in Jerusalem, in Spätantike und frühes Christentum, cat., Frankfurt am Main 1983, pp. 284-307.
J. Miziolek, Przedstawienia procesji w sztuce wczesnochrześcijańskiej [Le rappresentazioni della processione nell'arte paleocristiana], Folia Historiae Artium 21, 1985, pp. 5-53.