ADYS
. La città di Adys, probabilmente la stessa che i Romani chiamavano Uthina, ora Oudna, a cui Attilio Regolo pose l'assedio nel 256 a. C., non molto dopo il suo sbarco in Africa, si trovava a 25 km. a sud di Tunisi sopra un affluente del Wadi-Miliana. Era per Regolo una prima base per muovere poi verso Tunisi e bloccare Cartagine dalla parte di terra. A proteggere la città mossero i Cartaginesi sotto tre generali, Asdrubale figlio di Annone, Bostare ed Amilcare, accampandosi su alcune alture dominanti la città. Essi non ignoravano certo, come Polibio mostra di credere quale vantaggio avrebbero loro dato in pianura i cavalli e gli elefanti, ma evidentemente non avevano pel momento intenzione di impegnare battaglia in aperta campagna. I Romani allora li attaccarono audacemente sulle stesse alture ove erano accampati. Una delle legioni dell'esercito di Regolo, forte di 15.000 fanti e 500 cavalli, assalì con poca fortuna i mercenarî cartaginesi. Ma, essendo l'altra riuscita ad abbattere le difese dell'accampamento cartaginese, tutto l'esercito nemico, abbandonate le posizioni, si diede alla fuga. Le perdite dei Cartaginesi, peraltro, esagerate dall'annalistica romana, dovettero essere proporzionatamente esigue, perché appena essi furono in pianura, la loro ritirata fu coperta dagli elefanti e dalla cavalleria intatta. Tuttavia i Cartaginesi pel momento non osarono più venire a battaglia; Regolo rimase interamente padrone della campagna e poté non molto dopo occupare la stessa Tunisi.
Fonte principale è Polibio, I, 30, che dà il nome della città in accusativo, ‛Αδύν. Cfr. Diodoro, XXIII, 11; Zonara, VIII, 13; Eutropio, II, 21; Orosio, IV, 8.
Bibl.: Ch. Tissot, Géographie comparée de la province romaine d'Afrique, I, Parigi 1884, p. 541 segg.; O. Meltzer, Geschichte der Karthager, II, Berlino 1896, pp. 297 segg., 569 seg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, i, Torino 1916 p. 147; S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du nord, III, Parigi 1918, p. 82. Per la cronologia v. G. De Sanctis, ibid., p. 258 segg. (diversamente Beloch, Griech. Gecshichte, 2ª ediz. IV, ii, p. 288).