AFGHĀNISTĀN (I, p. 711; App. I, p. 56)
N Superata la crisi del 1933, con la pacifica successione di Moḥammad Zāḥir Shāh all'ucciso suo padre Nādir Shāh, l'Afghānisān ha saputo, anche nel tempestoso ultimo decennio, mantenere la sua tradizionale indipendenza. Le sue montagne, il non trovarsi su vie di grande comunicazione, la natura guerriera del suo popolo lo hanno preservato dalla sorte della vicina Persia. Il 6 settembre 1939 esso, per bocca del re, proclamava la sua neutralità nel secondo conflitto mondiale, e questa manteneva con ripetute conferme negli anni successivi mentre, con frequente scambio di note diplomatiche con la Gran Bretagna e l'URSS, chiariva e insieme ribadiva tale posizione neutrale. Col maturare degli eventi, anche tale atteggiamento subì qualche evoluzione e si ebbe nel 1941 l'espulsione dei sudditi tedeschi e italiani, poi la dichiarazione di guerra alla Germania e la conseguente ammissione alle N. U., senza che mai il territorio afghāno fosse stato violato da occupazione straniera. Nel giugno del 1946 è stato firmato un accordo di delimitazione afghāno-russo, fissando il confine dell'Amū Daryā sulla linea mediana della corrente. L'istituzione del nuovo stato del Pakistan, sul confine orientale dell'Afghānistān, ha fatto risorgere la questione di quella frontiera.
In politica interna, è da registrare l'ulteriore, lentissima modernizzazione del paese, per la cauta opera del sovrano e della classe dirigente. Come ovunque in situazione consimile, le istituzioni rappresentative (Assemblea consultiva nazionale, e Senato) hanno ancora una limitata parte nella effettiva vita politica, in cui la preponderanza del potere esecutivo è assoluta. Notevoli sforzi sono stati compiuti per valorizzare i giacimenti minerarî e l'agricoltura. Nel campo culturale, è da segnalare la parificazione, dal 1937, della lingua parlata nazionale (paslitū) accanto al persiano come lingua ufficiale, e lo sforzo per reintrodurre l'Afghānistān nella vita culturale del Vicino e Medio Oriente musulmano: in tal senso è da registrare la solenne commemorazione di Avicenna tenuta a Kābul nel millenario della morte (1937) e quella del grande agitatore Giamāl ad-dīn al-Afghānī pel centenario della nascita (1939). Ambedue sotto il patronato dell'Accademia letteraria (Anginanān-i adalī), a cui fa capo il movimento culturale afghāno.
Bibl.: Peter of Greece, Post War developments in Afghānistān, in Royal Central Asian Journal, luglio-ottobre 1947.