AFRICA EQUATORIALE FRANCESE (Afrique Équatoriale Française, A. T., 109-110-111)
L'Africa Equatoriale Francese ha una superficie di 2.256.000 kmq.; essa si estende dal 5° lat. S. al 23° lat. N. e dall'80 al 25° long. E. Questo vasto complesso di territorî, che va dal litorale atlantico fino al Ciad e ai confini del bacino del Nilo, e si prolunga a N. attraverso l'immensa distesa del Sahara, è limitato ad O. dal Camerun, dalla Guinea spagnola e dall'Oceano Atlantico; a S. dal territorio portoghese di Cabinda, che in esso si addentra, e dal Congo belga; ad E. dal Sūdān Anglo-Egiziano; a settentrione, attraverso il Sahara, giunge sino alla frontiera della Libia. Nella regione del Ciad esso poi si riannoda all'Africa Occidentale Francese, da cui non lo separa che una delimitazione convenzionale.
La storia dell'esplorazione dell'Africa Equatoriale Francese si ricollega in massima parte a quella del Congo e del suo grande affluente Ubanghi, nonché a quella dell'Ogoué, che è gloria principale di Pietro Savorgnan di Brazzà. A quanto in proposito sarà detto a tali voci, si rimanda dunque per le notizie complementari non incluse nella voce africa. Così rimandiamo alle voci territoriali baghirmi, borku, ciad, (lago e territorio), kanem, uadai e alla voce generale sūdān per quelle parti che a più riprese vennero aggregate alla nuova e grande divisione coloniale, che dal 1909 costituì, coll'antico Congo francese, l'Africa Equatoriale Francese.
Limitandoci a dire qui di quanto fu intrapreso dopo tale data per integrare la conoscenza di questi territorî, ricorderemo principalmente l'opera compiuta negli anni 1912-14 dalla commissione mista franco-tedesca, per tracciarne sul terreno il confine con l'antica colonia germanica del Camerun dal Gabon a Fort Lamy (Baghirmi), che fruttò la ricognizione di una vasta regione ancora assai imperfettamente nota; le operazioni oltremodo fruttifere dovute al comandante Tilho nella regione del Ciad e nel Borku, conquistato e annesso alla colonia nel 1913, e finalmente la delimitazione del confine col Sūdān Anglo-Egiziano compiuta negli anni 1922-23 secondo gli accordi del 1919, operazione che assai avvantaggiò la ricognizione topografica di una vasta regione ancora assai poco conosciuta.
Citiamo infine per l'importanza del percorso seguito più che per le sue risultanze scientifiche, il viaggio compiuto fra il 1922 e il 1923 dal Bruneau de Laborie, che, incaricato di una missione di studio, seguì l'itinerario Dakala-Fort Lamy-Abescer-Faya (Borku)-Cufra-Sīwa-Cairo, per la massima parte compreso nella zona meno percorsa dell'Africa Equatoriale Francese.
L'Africa Equatoriale Francese, ha una configurazione alquanto irregolare e difetta di omogeneità. Essa comprende infatti regioni che sono assai diverse tra loro: il Gabon, paese a terrazze, che si estende fra l'Atlantico e il bacino del Congo; la regione del medio Congo e dell'Ubanghi; la regione dello Sciari e del Ciad; i territorî del Sahara.
Il Gabon, una stretta striscia di sedimenti secondarî e terziarî, della larghezza di 50 km. circa, precede l'inizio dell'altipiano africano, composto soprattutto di scisti, di gneiss e di graniti; poi, una serie di alture parallele al litorale si scaglionano le une dietro le altre, a guisa di terrazze coi loro parapetti; una prima cresta, chiamata Monti di Cristallo, comprende il massiccio del Muni (1600 m.) e la catena del Mazombé; una seconda cresta, detta catena del l'Ogoué (1000 m.), in direzione SO.-NE., come la precedente, mette capo allo Stanley-Pool. L'Ogouè è il fiume principale, che mette foce nell'Atlantico, tra il Niger e il Congo, sebbene non giunga fino al cuore dell'Africa, come avevano creduto i primi esploratori; il volume delle sue acque si calcola di 10.000 mc. al secondo e la lunghezza del suo corso di 970 km.; è navigabile in tutte le stagioni fino a Ngiole; in un tratto di 350 km. del suo corso superiore vi sono cascate e rapide; i suoi affluenti principali sono: a destra, l'Ivindo; a sinistra, il Ngounié. Il Niari-Kouilou, lungo 640 km., è separato dal Djouè, che si getta nel Congo a Brazzaville, da un semplice rialzo di terreno (635 m. d'altezza), ed è navigabile appena per 70 chilometri. La costa del Gabon, che ha uno sviluppo di 1200 km., è bassa, sabbiosa o melmosa; fino al capo Lopez, è profondamente intaccata da estuarî, e specialmente dal golfo del Gabon, che penetra per 80 km. nell'interno della regione e nel quale è il porto di Libreville; a S. del capo Lopez la costa prende una direzione NO.-SE.; essa è uniforme e cosparsa di laghi e di stagni: Fernan Vaz, Iguéla, Setté, Cama. La corrente costiera e i venti dominanti volgono a N.
L'Africa Equatoriale Francese non comprende che una piccola parte del grande bassopiano congolese, occupato da un'immensa formazione di arenarie rosse e bianche orizzontali, ed originato da una serie di laghi più o meno profondi, situati a diverse altezze, che versavano le proprie acque gli uni negli altri, fino all'oceano. L'altitudine, che è di 560 m. a Fort-Sibut, allo spartiacque tra l'Ubanghi e lo Sciari, aumenta nei massicci archeani che cingono la depressione dell'Africa centrale: ad O., nel massiccio di Yadé (1400 m.), che si ricongiunge ai rialti del Camerun; ad E., nei monti Chala (1400 m.) e Marra (1800 m.), che separano i bacini del Congo e del Ciad dal bacino del Nilo.
Il più importante affluente del Congo nell'Africa Equatoriale Francese è l'Ubanghi, originato dall'unione dell'Uelle e del Bomu; quest'ultimo costituisce la frontiera tra i possedimenti francesi e quelli belgi sino al confluente; poscia tale frontiera è costituita dall'Ubanghi stesso, e infine dal Congo tra il confluente con l'Ubanghi e lo Stanley-Pool. Al 5° lat. N., l'Ubanghi lascia la direzione E.-O., fin qui conservata, e si dirige da N. a S., scorrendo per lungo tratto parallelamente al Congo, nel quale versa 4500 mc. d'acqua al secondo. Dal territorio francese il Congo riceve numerosi affluenti: Likouala (Herbes), Sanga, Likouala-Mossaka, Alima, dei quali il più notevole è la Sanga. Tutta la regione che si estende fino al gomito di Bolobo non è, del resto, che un'immensa palude, larga in certi punti parecchie centinaia di chilometri. La regione dello Sciari e del Ciad è un paese molto uniforme, a lieve pendio, costituito al S. da altipiani ferruginosi ricoperti di laterite, donde si elevano isolate alcune alture granitiche chiamate Kagas; costituito al N. dall'immensa pianura alluvionale del Ciad, dal pendìo ineguale, dove da depositi lacustri argillosi è sottratta allo sguardo la piattaforma cristallina dell'Africa equatoriale. Lo Sciari, formato dall'unione del Bamingui, del Gribingui e del Sara, che mescolano le loro acque nella regione di Fort-Archambault, è la principale arteria che alimenta il Ciad. Esso ha un delta in comune con un'altra grande rete fluviale, quella del Logone, il cui ramo occidentale proviene dalla regione di Ngaounderé e il ramo orientale proviene dalla regione di Yadé. Questi grandi fiumi, come il Senegal inferiore e il medio Niger, portano alle regioni sahariane o subsahariane le acque delle piogge tropicali cadute nelle regioni più a S. ond'essi sono usciti. Le piene dello Sciari e del Logone giungono a 5-6 metri; al tempo del loro massimo, in settembre-ottobre, tutto il territorio compreso tra il 9° e il 13° di lat. N. è ricoperto di uno specchio d'acqua da 30 a 40 centimetri di spessore; onde la prodigiosa complessità della rete idrografica, un aggrovigliarsi di depressioni, di bracci morti, di acquitrini, di delta interni, da cui emergono soltanto i villaggi, costruiti su lievi prominenze. Nella stagione asciutta, tutta quell'acqua evapora, l'argilla si fende e si screpola. Negli anni di piene eccezionali, le acque stagnanti si versano nel Benue, attraverso la depressione di Toubouri e del Mayo-Kebbi. Il Ciad è una vasta palude dai limiti non ben definiti, che avanza e indietreggia a seconda dei fiumi che vi si versano e dei quali costituisce la zona di sfogo. Esso rappresenta l'ultimo avanzo d'una immensa depressione, a poco a poco colmata dalle sabbie, che si prolunga fino al Borku, su oltre 200 km., per il Baḥrel-Ghazāl o Soro, che è ad un livello inferiore a quello del Ciad. Il limite orientale del bacino è costituito da antichi massicci di gneiss, di graniti, di quarziti e da altipiani d'arenaria: tali sono l'Uadai, l'Ennedi e infine il Tibesti, dove un antico vulcano, l'Emi-Koussi, tocca i 3400 m. Ma siamo ormai in pieno Sahara.
Rispetto al clima, l'Africa Equatoriale Francese comprende una zona equatoriale, una zona tropicale e una zona sahariana. La zona equatoriale è caratterizzata dalla lieve variazione diurna ed annua della temperatura, variazione che va aumentando sempre più, a mano a mano che ci si avvicina alla regione sahariana; l'escursione annua è di 14° a Libreville, di 25° a Bangui, di 28° a Fort-Archambault, di 40° a Fort-Lamy. Il differenziarsi delle regioni e delle stagioni dipende dalla frequenza e dall'intensità delle piogge. Libreville riceve 2586 mm. di pioggia annua, Loango 1504, Bangui 1186, Fort-Crampel 1342, Fort-Archambault 1070, Fort-Lamy 730. Si passa dalle regioni che hanno piogge in ogni stagione alle regioni che hanno due stagioni di piogge distinte ed una breve stagione asciutta, poscia a quelle che hanno una stagione di piogge ed una stagione asciutta, facendosi quest'ultima sempre più lunga, a misura che si procede verso il N.; il periodo piovoso dura 8 mesi a Fort-Crampel (massima caduta delle piogge luglio-agosto), 6 mesi a Fort-Archambault, 3 mesi a Fort-Lamy, 2 mesi nel Kanem. La vegetazione appare in tutte le sue gradazioni, dalla foresta vergine al deserto, e il variare di essa è in stretto rapporto con la quantità delle precipitazioni e con la durata della stagione delle piogge. Il limite della foresta equatoriale è circa al 4° parallelo, e quello delle foreste-gallerie è circa all'8°. Le colture sudanesi si sviluppano soprattutto tra l'8° ed il 10° parallelo (regione di Fort-Archambault), tra la zona forestale troppo umida e la zona sahariana troppo arida, l'una e l'altra meno convenienti alla vita umana. I territorî situati al N. e al NE. del Ciad, dal Kanem in poi, sono assolutamente sahariani.
La popolazione presenta, dai Negrilli agli Arabi, una serie di strati sovrappostisi. L'assetto etnico è stato a più riprese turbato dalle conquiste e dalle razzie degli stati schiavisti del N. contro gl'indigeni del S., meno bene armati e più selvaggi. Le grandi tribù sono rimaste nelle regioni delle pianure, le più deboli si sono rifugiate nelle paludi, tra i massicci montuosi e nelle foreste.
Le emigrazioni sono avvenute generalmente dall'E. all'O., e dal N. al S. Sono nettamente distinti: il gruppo ciadiano (Buduma, Kuri, Kanembu), il gruppo wadaiano, il gruppo Sara, che risiede sulle rive del Baḥr-Sara e dello Sciari, e il gruppo Banda-Mandjia (alto Sciari e alto Ubanghi). Dove ha inizio la foresta, più non si fanno sentire gl'influssi del N., e compaiono i Bantu che comprendono tribù numerose, tra le quali: su l'Ubanghi, i Babangui, i Bateke, i Nsakara, i Baza; nel Gabon, i Mayumbe, i Bakalai, i Pongo, i Loenzo. I Fang o Pahouin, che abitano il Gabon settentrionale, parlano un dialetto bantu, ma hanno un colorito rossastro e talora fattezze fisionomiche, che pare li riavvicinino alle popolazioni camitiche. Accanto a tribù di alta statura, ce ne sono altre di statura assai piccola, che rappresentano i popoli incrociatisi coi Negriti e i Negriti stessi (Babongo, Babinga). Nel N., gli Haussa e gli Arabi musulmani avevano fondato dei grandi stati militari, a tipo feudale, che vivevano specialmente di razzie contro gl'idolatri. Nelle regioni propriamente congolesi, invece, la coesione è assai imperfetta; quasi in ogni parte l'unità politica è rappresentata dal villaggio, ossia da un certo numero di case aggruppate. Le popolazioni del N. portano il bubu o il costume arabo; gl'idolatri vanno quasi nudi; hanno perizomi di stoffa o di scorza d'albero; presso alcune popolazioni le donne portano nel labbro superiore un disco di legno o d'avorio, del diametro d'un piattello, chiamato sundu. Molti tra quei popoli sono antropofagi. L'agricoltura è sviluppata soprattutto nel N. e nell'E., dove si coltivano specialmente il miglio e il mais; più al S. le principali colture alimentari sono: la manioca, le patate, gl'ignami e le banane. L'allevamento è possibile soltanto nelle regioni non troppo umide, di guisa che, dal N. al S., si possono distinguere: una zona del bestiame, una zona del miglio e una zona del banano. Gl'indigeni esercitano le industrie del cuoio, del ferro e del cotone nel N., del legno e dell'avorio nel S.; le raccolte etnografiche dei musei di Tervueren e di Berlino dànno un'idea di questa arte indigena congolese, la quale è più varia e più sviluppata di quello che si potrebbe immaginare (v. africa arte).
Sarebbe assai difficile calcolare la densità della popolazione, anche in modo approssimativo. Di mano in mano che si compiono i censimenti, essi dànno cifre anche più modeste di quelle presunte in seguito ad informazioni. Le regioni forestali sono poco popolate, e la zona prossima al Sahara non lo è di più. Invece nella zona intermedia, vale a dire nella zona delle grandi colture sudanesi, si riscontra una popolazione un po' più densa; le regioni più popolate pare siano il Medio-Logone e il Medio-Sciari (regioni di Léré, di Laï, di Fort-Archambault e del Uadai). Si era valutata a 5 milioni la popolazione dello Sciari e del Ciad, e pure a 5 milioni quella dell'Ubanghi-Congo e del Gabon; la cifra ufficiale è di molto inferiore: secondo il censimento del 1926 ascende a 3.127.700 ab., dei quali 2500 Europei. Quelle popolazioni sono state decimate dalla tratta, dall'alcoolismo, dall'antropofagia e dalla malattia del sonno. Pare assodato che la popolazione diminuisce e che scompare del tutto in certe regioni; indebolita per un'insufficiente nutrizione, essa costituisce una facile preda per le epidemie. Questo scomparire della popolazione indigena rappresenta il più grave fra tutti i problemi che si riferiscono alle regioni dell'Africa equatoriale, dove la scarsezza della mano d'opera fa sorgere le maggiori difficoltà, sì nel campo dei lavori pubblici, come in quello dell'agricoltura.
Savorgnan di Brazzà fu il fondatore del Congo francese, così come Stanley fu il fondatore del Congo belga. Le esplorazioni (1875-1884) hanno prospettato come retroterra degli antichi stabilimenti del Gabon, che datavano dal 1839, una delle più vaste colonie africane. Una convenzione del 1887 ha fissato all'Ubanghi il limite tra il Congo francese e il Congo belga. Dal 1890 al 1899, è avvenuto l'ampliamento della colonia in direzione del Ciad (missioni Crampel, Dybowski, Maistre, Gentil). Dalla parte del bacino del Nilo, la convenzione del 21 marzo 1899, conchiusa in seguito alla missione Marchand, ha fissato il confine dei possedimenti francesi ed inglesi. Dal 1904 al 1914, si sono occupati i territorî posti tra il Ciad e il Tibesti, limiti sahariani della colonia. La convenzione franco-tedesca del 4 novembre 1911 aveva smembrato il Congo francese, che si è ricomposto nella sua integrità dopo la guerra europea, mentre il Camerun sotto forma di mandato veniva assegnato alla Francia.
L'Africa Equatoriale Francese, che ha ricevuto questo nome nel 1910 (prima si chiamava Congo francese), è posta sotto l'autorità d'un governatore generale, che risiede a Brazzaville ed è assistito da un consiglio superiore di governo. I fondi del bilancio generale delle spese ordinarie sono costituiti dalle imposte indirette, e i più importanti sono i diritti doganali; i fondi dei bilanci particolari delle singole colonie appartenenti al gruppo sono costituiti dalle imposte dirette, la più importante delle quali è l'imposta di capitalizzazione.
L'Africa Equatoriale Francese comprende 4 colonie: il Gabon, il Medio Congo, l'Ubanghi-Sciari e il Ciad. Secondo gli ultimi censimenti, il Gabon ha 389.000 abitanti (capoluogo Libreville, 4000 ab.); il Medio Congo 699.000 ab. (capoluogo Brazzaville, 5000 ab.); l'Ubanghi-Sciari 1.066.000 ab. (capoluogo Bangui, 1000 ab.); il Ciad 924.000 ab. (capoluogo Fort-Lamy, 1000 ab.).
La messa in valore dell'Africa Equatoriale Francese è resa difficile dalla mancanza di vie di comunicazione e dalla scarsità della mano d'opera; d'altra parte, la Francia ha esitato a lungo, prima di emettere i capitali per fornirla del necessario, e l'Africa Equatoriale Francese, che è stata chiamata la "Cenerentola coloniale", ha sofferto per l'insufficienza di crediti e di personale. Seguendo l'esempio del Belgio, si è tentato di affrettarne la messa in valore con la creazione di grandi concessioni, ma senza assicurare alle società concessionarie alcun diritto garantito per legge; nel 1899 furono così assegnati 800.000 kmq. di terreni, con risultati generalmente meno che mediocri, perché i concessionarî, come lo stato per parte sua, indietreggiarono di fronte alle spese occorrenti e si contentarono di trar profitto dai prodotti naturali: l'avorio e il caucciù.
Fin dal 1907 la concorrenza dei caucciù ricavati da piantagioni asiatiche ha diminuito assai l'importanza di tale prodotto per l'Africa Equatoriale Francese, di cui esso fu per lungo tempo il principale articolo d'esportazione (1700 tonnellate nel 1925). Presentemente il commercio del legname, sebbene appena all'inizio, è quello di maggiore importanza. La foresta ricopre ben 40 milioni di ettari, e il suo prodotto ha notevoli possibilità di sviluppo, ma finora soltanto la zona costiera si presta allo sfruttamento. L'Africa Equatoriale Francese offre magnifico legname per l'ebanisteria (okumé, acajou, ebano, sandalo), come pure legname da costruzione; il ricavo, che da principio, nel 1902, fu di 500 tonnellate, ora è di 350 mila tonnellate, delle quali 100.000 sono d'okumé (parte della Francia: 140.000 tonnellate).
L'agricoltura generalmente non è molto sviluppata presso gli indigeni del bacino del Congo, i quali non posseggono né bestiame né aratri, e sono costretti a spostare periodicamente i terreni messi a coltura, con dissodamenti assai faticosi; intorno ai villaggi vi sono piantagioni di banani, di manioca, di patate, d'ignami, di mais; la coltivazione del riso potrebbe essere notevolmente sviluppata. Nelle regioni sudanesi ci sono vaste colture di sorgo, di miglio e d'arachidi. L'allevamento dei buoi e dei cavalli è molto fiorente al N. del 10° parallelo, specialmente nelle regioni vicine al Ciad; seguendo l'esempio del Belgio, si fanno tentativi per acclimare il bestiame, sebbene le mosche tsè-tsè rendano difficile l'impresa; si è anche tentato di addomesticare l'elefante. L'olio e le mandorle di palma abbondano a mezzodì del 5° di lat. N., ma finora sono stati poco utilizzati (9000 tonn. nel 1925). I principali prodotti d'esportazione sono: nel Gabon il cacao (1000 tonn.) e il caffè; nei territorî Sara e nel Medio Logone il cotone, che quivi è in condizioni molto favorevoli e non richiede che migliori vie di comunicazione per svilupparsi.
Vi sono ricche miniere di rame nella regione situata fra M'BokoSongo e Mindouli, a circa 300 km. dalla costa e a 150 km. da Brazzaville, sulla linea spartiacque tra il Congo e il Niari-Kouilou: esse sono in attività dal 1909. Pare anche che ci sia dello stagno nella regione del Mayo-Kebbi e della grafite nel Kouango. Le cascate dei grandi fiumi rappresentano una notevole forza idraulica, che si può e si deve utilizzare. Il commercio interno si fa con le noci di cola, il bestiame, i cavalli, il sale; i prodotti importati sono: i tessuti di Manchester, imbiancati, grezzi e stampati, le seterie, le conterie, lo zucchero, i profumi e i saponi.
L'Africa Equatoriale Francese, per mancanza d'una ferrovia che si è indugiato a lungo a costruire, è rimasta fino ad oggi tributaria della ferrovia del Congo belga Kinshasa-Matadi, solo sbocco e sola via d'accesso per i 18.000 km. di vie navigabili del Congo e dei suoi affluenti, la quale evidentemente non può bastare al traffico che vi fa capo; il porto di Matadi, permanentemente ingombro, non può né dar sfogo ai prodotti locali, né ricevere le merci europee; la ferrovia, di cui si è riattata la strada e rimesso in ordine il materiale, non è neppur essa sufficiente. La Francia dal canto suo, nel 1921, ha iniziata la costruzione d'una ferrovia da Pointe-Noire a Brazzaville, e già a Pointe-Noire si è costruito un molo; Loango, Port-Gentil e Libreville non sono che semplici rade. L'Africa Equatoriale Francese ha 9000 chilometri di vie navigabili, di cui 3500 sono costituiti dall'Ubanghi e dai suoi affluenti. Il Gribingui comincia ad essere navigabile a Fort-Crampel, il Baḥr-Sara a Batangafo e il Logone a Lai. Dal 1919 è stata costruita una strada per automobili, che va da Bangui a Fort-Archambault per Batangafo; ed ora è in progetto, tra i due punti stessi, una linea a scartamento ridotto di m. 0,60. Da Bordeaux a Fort-Lamy ci sono non meno di 7 trasbordi, e le merci talvolta stanno in viaggio diciotto mesi e salgono a prezzi assai alti.
L'Africa Equatoriale Francese si è sviluppata con grande lentezza: il commercio da 10 milioni di franchi nel 1898 giungeva a 21 nel 1900, a 37 nel 1910, a 57 nel 1913. Nel 1926 esso toccò i 275 milioni, dei quali 170 milioni per le importazioni e 106 milioni per le esportazioni (300.000 tonnellate, di cui 250.000 provenienti dal Gabon); la parte della Francia è stata di 76 milioni per le importazioni e di 42 milioni per le esportazioni. Vengono importati in colonia articoli di traffico per gl'indigeni, derrate alimentari per il personale, lavori in metallo e i materiali della ferrovia. I quattro principali articoli di esportazione sono: il legname (35 milioni), l'avorio (9 milioni), le mandorle di palma (10 milioni), il caucciù (24 milioni). A ciò si deve aggiungere: qualche po' di rame, cacao e caffè in grani.
Bibl.: Ministère des Colonies, Documents scientifiques de la mission Tilho, 3 voll., in-8° e i vol. in-folio, Parigi 1910-14; Ad. Cureau, Les sociétés primitives de l'Afrique Équatoriale, Parigi 1912; G. Bruel, Bibliographie de l'Afrique Équatoriale Française, Parigi 1914; id., L'Afrique Équatoriale Française: le pays, les habitants, la colonisation, les pouvoirs publics, Parigi 1918.
Esplorazione: Bruneau de Laborie, Du Cameroun au Caire par le désert de Lybie, Parigi 1924; J. Tilho, Du lac Tchad aux montagnes du Tibesti, Parigi 1926.
Carte: Service géographique de l'Afrique Équatoriale Française, Carte générale de l'Afrique Équatoriale Française à 1 : 1.000.000, Parigi 1911-13; E. Loir, Carte géologique de l'Afrique Équatoriale Française à 1 : 5.000.000, Parigi 1918.