Africa
Un continente magnifico e martoriato
Quando si pensa alla povertà estrema e alla fame nel mondo, si pensa all'Africa. Molti paesi africani non hanno la possibilità di sfruttare nel modo migliore le grandi risorse naturali che posseggono. Sulle condizioni di vita della popolazione africana gravano sia l'eredità della colonizzazione da parte di paesi stranieri, sia i frequenti conflitti tra etnie e gruppi tribali o religiosi
L'Africa rappresenta da sola oltre un quinto (22%) delle terre emerse, vale a dire più di 30 milioni di km2, su cui vivono circa 800 milioni di persone, che costituiscono appena il 13% della popolazione mondiale. Questa sproporzione indica che l'Africa ha una densità di popolamento molto più bassa di altre parti del mondo.
Nell'insieme, l'Africa ha una forma che fa pensare a un triangolo; circondata dal mare, è quasi come un'enorme isola, collegata al resto delle terre emerse solo dal breve Istmo di Suez. Essa è però vicinissima sia all'Europa, da cui la separa il Mediterraneo (con lo Stretto di Gibilterra, appena 15 km di mare), sia all'Asia, da cui la divide il lungo Mar Rosso (con lo Stretto di Bab-el-Mandeb, 25 km). Le sue coste sono per migliaia di km prive sia di golfi sia di penisole e promontori. Il vertice meridionale del triangolo, il Capo di Buona Speranza, è il punto d'incontro dei due oceani che circondano l'Africa, l'Oceano Atlantico e l'Oceano Indiano.
L'Africa, inoltre, è come un altopiano ondulato sul quale si alzano poche catene montuose. In Africa settentrionale, il sistema dell'Atlante (alto fino a 4.167 m), tra Marocco e Tunisia, è simile alle montagne europee. Molto diversi sono invece i monti del Tibesti, tra Ciad e Libia (3.415 m), il Monte Camerun (4.070), le montagne dell'Etiopia (4.620 m) e soprattutto i monti dell'Africa orientale come il Ruwenzori, il Kenya e il Kilimangiaro, il più alto (5.895 m). Tutti questi rilievi hanno un'origine vulcanica e non formano catene, ma al massimo allineamenti di montagne isolate. Gli ultimi nominati, per esempio, sono vulcani sorti lungo i bordi di una serie di 'spaccature' della crosta terrestre, le faglie: sui margini delle faglie si allineano i vulcani; nel fondo delle faglie, invece, si sono formati i grandi laghi Turkana, Vittoria, Tanganica, Malawi e molti altri. Una parte di questo gigantesco sistema di faglie è nota con il nome di Rift Valley; un'altra è quella riempita dal Mar Rosso.
In Africa vengono distinte più regioni. Una è l'Africa settentrionale, detta anche Africa bianca, a nord del Sahara: la sua popolazione non è molto diversa da quelle del Vicino Oriente e dell'Europa mediterranea, ed è 'arabizzata' per lingua e religione; il clima è in parte mediterraneo e in parte quasi desertico. I paesi di questa area sono i meno poveri del continente. A sud dell'Africa bianca si estende il deserto del Sahara che, a parte l'Antartide, è il più grande della Terra ‒ circa 9.000.000 km2, vale a dire 30 volte l'Italia ‒ e dove si registrano temperature elevatissime, molto vicine ai 60 °C.
Ancora più a sud comincia l'area tropicale ed equatoriale dell'Africa nera, dove il clima caldo e umido ha prodotto grandi foreste e grandi fiumi, come il Congo; a est del Congo, in Africa orientale, le altitudini più elevate rendono più temperato il clima. Qui, e più a sud, gli Africani hanno tutti la pelle più o meno scura, ma a parte questo sono molto diversi fra loro per etnia e per cultura: per esempio, nell'Africa a sud del Sahara si parlano 2.300 lingue differenti.
A sud del Congo, infine, l'Africa australe ‒ cioè meridionale ‒ presenta di nuovo una fascia desertica (Namib, Kalahari) e più oltre una regione dal clima simile a quello mediterraneo. In generale, nelle regioni a clima temperato (Africa bianca, orientale e meridionale), gli abitanti sono più numerosi. Ma l'Africa è un ambiente 'fragile', e lo è anche per gli uomini, tra l'altro per quanto riguarda la disponibilità di acqua. Nella maggior parte del territorio africano le precipitazioni tendono a concentrarsi in una sola stagione (clima tropicale umido e clima equatoriale) oppure sono molto scarse per tutto l'anno (clima tropicale arido: 100 mm all'anno; in Italia sono circa 600÷700 mm). Per questo la popolazione tende a concentrarsi lungo i grandi fiumi: il più famoso è senza dubbio il Nilo (6.671 km), ma altri lunghissimi fiumi sono il Congo (4.200 km), il Niger e lo Zambesi. Sul corso di questo si trovano le Cascate Vittoria, tra le più famose al mondo.
L'organizzazione politica, sociale ed economica dell'Africa è eredità della colonizzazione europea e, in parte molto minore, araba. La colonizzazione fu preceduta e quasi 'guidata' dall'esplorazione geografica (v. scoperte ed esplorazioni geografiche), condotta da decine di studiosi (fra i più famosi, David Livingstone, Henry M. Stanley, Pietro Savorgnan di Brazzà), molto spesso autori di libri di viaggio interessanti e che altrettanto spesso persero la vita in Africa. L'esplorazione venne condotta dapprima nelle regioni più vicine al mare, poi si cominciò a risalire il corso dei fiumi ‒ quali il Nilo, il Niger e lo Zambesi ‒ cercando di ottenere una conoscenza sistematica del continente, senza trascurarne nessuna parte. Quasi tutte le esplorazioni furono finanziate dagli Stati europei e molte organizzate proprio dai governi europei. I motivi di questo interesse erano due: la ricerca di risorse naturali e l'occupazione di più territorio possibile.
Come vedremo meglio più avanti, gli Stati colonialisti non tennero conto dell'organizzazione territoriale degli Africani e riunirono nelle stesse colonie popoli molto diversi, senza curarsi delle loro lingue, religioni, storie, tradizioni. Quando gli Stati africani riacquistarono l'indipendenza si trovarono con risorse impoverite e gravi problemi di convivenza tra i propri abitanti, e ancora in piena dipendenza dall'economia dei paesi occidentali. L'economia coloniale, infatti, fu limitata allo sfruttamento delle materie prime, soprattutto minerali, e dei prodotti 'di piantagione', come il cacao e la frutta tropicale, sia le une sia gli altri destinati a paesi industrializzati. Quasi non esistevano industrie, nelle colonie africane, e i consumi erano bassissimi. Dopo l'indipendenza ben poco è cambiato: le materie prime prendono ancora la via dell'Occidente sviluppato, che le paga molto poco rispetto ai suoi prodotti industriali. In questa maniera, i paesi africani non arrivano a ricavare abbastanza da far vivere in maniera accettabile la loro popolazione e non riescono a svilupparsi.
Conseguenza del sottosviluppo è la povertà. Nei paesi che conoscono le forme più gravi di essa ‒ Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea, Burkina, Burundi, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Sierra Leone ‒ la speranza di vita non raggiunge i 50 anni, i bambini che muoiono entro i primi anni di vita sono tantissimi, e gli analfabeti, specie tra le bambine, superano anche l'80%. Ad aggravare la povertà intervengono le frequenti guerre che, oltre a causare la morte di tanti civili e a coinvolgere anche i bambini arruolandoli come soldati, provocano grandi spostamenti di popolazione. Così, spesso, Stati già poveri si trovano a dover ospitare persone che non hanno alcun mezzo di sussistenza, destinate a morire di fame o di malattia a decine di migliaia, malgrado gli interventi umanitari dell'ONU e delle organizzazioni non governative. I giovani africani emigrano anche per queste ragioni, sperando di sfuggire sia alla povertà sia alle malattie, tra le quali l'AIDS, che ha fatto milioni di morti in Africa, soprattutto fra i giovani.
In Africa varie città hanno alcuni milioni di abitanti: Il Cairo (Egitto), Johannesburg (Sudafrica), Kinshasa (Congo), Maputo (Mozambico), Lagos (Nigeria). Nei paesi ricchi le metropoli sono lo specchio di questa ricchezza: città come New York o Parigi non solo hanno molti abitanti, ma sono in grado di offrire loro tanti servizi e comodità. Nel Terzo Mondo le grandi città sono invece lo specchio della povertà. La crescita della loro popolazione non dipende dai servizi offerti, ma da una disperata fuga dalle campagne, dove l'agricoltura non permette di sopravvivere. In queste città i servizi fondamentali non raggiungono tutti gli abitanti: molti non vivono neanche in una casa e non hanno strade o acqua corrente. La povertà si nota di più anche perché spesso contrasta con i pochi quartieri ricchi, dove vivono i benestanti locali e si trovano gli alberghi e gli uffici per gli stranieri.