AGAZIA Scolastico (Αγαϑίας Σχολαστικός)
Scrittore bizantino del sec. VI. Nato a Mirina nell'Eolide circa il 536, iniziò ad Alessandria gli studi letterarî e giuridici, che compì nel 556 a Costantinopoli. Ivi esercitò la professione di avvocato ("scolastico"), pur coltivando la poesia. Da giovane, scrisse un poema mitologico-erotico in nove libri di esametri, Daphniaca (Δαϕνιακά), perduto come altre sue poesie e prose. Compilò un Ciclo o Sil̈loge di nuovi epigrammi (συλλογὴ νέων ἐπιγραμμάτων), con epigrammi suoi e dell'amico Paolo Silenziario; silloge che passò poi, come le raccolte anteriori di Meleagro di Gadara e di Filippo di Tessalonica, nell'Antologia di Costantino Cefala. Nel centinaio di epigrammi in essa pervenutici, è maestria di verso e ricercata eleganza di lingua, ma anche prolissità verbosa e mancanza di brio e di originalità. Più brevi e più veri sono quelli erotici, di tono però assai lubrico. Morto Giustiniano (565), A. si dedicò a più grave lavoro e scrisse le 'Ιστορίαι, continuando Procopio di Cesarea che si era arrestato al 552. Ma, proseguita la narrazione fino al 558, con 5 libri sulle guerre di Narsete contro Goti e Vandali, Franchi e Parti, lo colse la morte nel 582. Per gli anni da lui trattati, A. rimane per noi la fonte principale, onde viene comunemente messo accanto a Procopio. Ma di fronte a quest'ultimo, uomo d'armi e di stato, Agatia è poeta e retore che per lo più si fonda non sull'osservazione diretta e su documenti ufficiali, ma su racconti orali e si abbandona a narrazioni e digressioni fantastiche e inverosimili. Poco addentro negli avvenimenti guerreschi e nella geografia dell'Italia, egli è meglio informato delle cose della Persia, per le quali poté valersi delle Cronache persiane tradottegli dall'amico Sergio l'interprete. Ma nell'insieme, né il colorito poetico, né gli artifizi retorici, né l'imitazione dei grandi storici (Erodoto, Tucidide, Polibio e Procopio) valgono a supplire la sua deficienza di reali doti storiche e la mancanza di fatti concreti.
Bibl.: Edizione principe di Bonaventura Vulcanio, Leida 1594; di B. G. Niebuhr, nel Corpus Scriptorum historiae byzantinae, Bonn 1828; Migne, Patrologia graeca, LXXXVIII, coll. 1248-1608; L. Dindorf, in Historici Graeci Minores, II, Lipsia 1871, pp. 123-392. Gli epigrammi, oltre che in appendice alle Storie, nell'Anthologia Palatina, ed. Dübner (Parigi 1865-1872), nell'Anthologia Graeca, ed. Stadtmüller (Lipsia 1895). Cfr. poi Krumbacher, Geschichte der byzantinischen Literatur, 2ª ed., Monaco 1897, pp. 240-243; France, Quaestiones Agathianae, in Breslauer philologische Abhandlungen, XLVII, Breslavia 1914; id., Zur Bewertung des Agathias, in Byzantinische Zeitschrift, XXVI (1926), pp. 273-285.