AGELADA (Αγελάδας; ιν Πλινιο Hagelādes)
Scultore di Argo, ritenuto, per il suo tempo, capo di quella scuola peloponnesiaca. Passava per maestro di Mirone (Plin., Nat. Hist., XXXIV, 57), di Fidia (Plin., N.H., XXXIV, 54; Tzetzes, Chil., VII, 929) e di Policleto (Plin., N.H., XXXIV, 55). La cronologia è, in parte, esattamente fissata dalle notizie di alcune sue statue di atleti vincitori a Olimpia; e cioè: 1ª quella di Anaco Tarantino (Paus., VI, 14, 11); 2ª quella di Cleostene di Epidamno, collocata su una quadriga (VI, 10, 6); 3ª quella del pancratiaste Timositeo (VI, 8, 6). Le dette statue si riferiscono al periodo che va dal 520 al 511 o al 508 a. C. Se poi è vero che alla scuola di Agelada si formarono i tre grandi artisti su menzionati (il che si mette in gran dubbio per Fidia), sembra lecito ritenere che l'attività del maestro si sia prolungata fin circa il 460 (supposto inizio dell'attività di Policleto). Questa datazione parrebbe confermata, entro certi limiti, da un'iscrizione di Olimpia, nella quale si fa menzione di un Argeiadas, figlio dell'argivo Agelada, associato a un Atotos, pure argivo, e che risulta dedicata da un certo Prassitele, che si qualifica siracusano e camarinese a un tempo; e da una seconda iscrizione, rinvenuta a Delfo, riferibile a un donario e databile al primo quarto del quinto secolo.
Se non che alla suddetta datazione contraddicono altre notizie, che si hanno sul conto di Agelada: 1. Plinio pone intorno al 432 il momento culminante della sua attività (N. H., XXXIV, 49); 2. non anteriore al 456 potrebbe essere una statua di Zeus che Agelada avrebbe eseguita per i Messenî, se veramente appartiene al tempo in cui si stabilirono a Naupatto, e che poi essi trasportarono a Itome, quando Epaminonda vi ristabilì il loro dominio (Paus., IV, 33, 2); 3. non anteriore al 430 a. C. sarebbe una statua di Eracle 'Αλεξίκακος, che gli Ateniesi avrebbero dedicata nel demo di Melite, in occasione della grande pestilenza (Schol. ad Aristoph., Ran., 504). Nulla di preciso, rispetto alla cronologia, ci è riferito dalle fonti intorno ad altre due opere (o gruppo di due figure), attribuite ad Agelada: una statua di bronzo di Zeus fanciullo e una di Eracle imberbe, che si trovarono insieme, a Egio (Paus., VII, 24, 4). Quanto alle notizie che contrastano con i dati cronologici più sicuri, si è cercato di spiegarle con possibili inesattezze, sia da parte di Plinio nel riferire al 432 il momento culminante dell'attivita di Agelada, sia da parte di coloro che pensavano soltanto alla peste del 430, per l'Eracle 'Αλεξίκακος, e con la supposizione che i Messenî avessero portato a Naupatto una statua che già esisteva a Itome, e che poi a Itome avrebbero riportata. Invece altri ha messo innanzi l'ipotesi che di artisti a nome Agelada ne siano esistiti due: uno in attività tra la fine del sesto secolo e il principio del quinto; l'altro all'incirca dopo la metà del quinto.
Di sicura identificazione di opere attribuite ad Agelada non si può parlare; va tuttavia ricordato che nelle quadrighe di alcune monete di Siracusa e di Gela si è creduto di poter riconoscere un riflesso di quella dell'atleta Cleostene; che nella figura di Zeus, in una serie di monete di Itome nonché in statuette di bronzo trovate in Olimpia, si son volute vedere altrettante riproduzioni della statua di Zeus 'Ιϑωμάτας, la quale avrebbe rappresentato il dio nell'atto d'incedere energicamente e di scagliare il fulmine con la destra alzata; in fine, che il Frickenhaus, sostenitore della esistenza di un secondo Agelada, crede che l'Eracle 'Αλξίκακος di Melite sia rappresentato da una serie di sculture, tra cui l'erma del cosiddetto Teseo della coll. Boncompagni-Ludovisi al Museo delle Terme, dipendenti da un medesimo originale. Ma le statuette di Zeus trovate a Olimpia sono arcaiche. Se rispondesse a verità la loro derivazione da Zeus 'Ιϑωμάτας di Agelada, non ci sarebbe luogo a dubbio - almeno per esso - circa la notevole anteriorità rispetto all'epoca in cui i Messenî si stabilirono a Naupatto.
Bibl.: H. Brunn, Geschichte d. griechischen Künstler, 2ª ed., Stoccarda 1889, I, p. 46 segg.; C. Robert, Archäologische Märchen, Berlino 1886; W. Klein, Geschichte d. griechischen Kunst, I, Lipsia 1904, p. 333 segg.; A. Frickenhaus, Hageladas in Jahrb. d. deutschen archäol. Inst., XXVI (1911), p. 24 segg.; E. Pfuhl, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, Stoccarda 1912, col. 2189 segg.; W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XV, Lipsia 1922. Per l'iscrizione di Olimpia: E. Loewy, Inschr. griech. Bildhauer, Lipsia 1885, n. 30. Per l'iscrizione di Delfo: Pontow, Klio, VIII, 1908, p. 29; E. BOurguet, in Fouilles de Delphes, III, i, Parigi 1910, p. 77.