relazione, aggettivi di
Gli aggettivi di relazione (o relazionali) sono un particolare tipo di aggettivi denominali (cioè derivati da nomi). La loro peculiarità risiede nel fatto che non denotano proprietà, ma indicano entità definite dai nomi a cui sono morfologicamente connessi (cfr. Bosque & Picallo 1996: 351). Questo aspetto può essere illustrato confrontando (1) con (2):
(1) il sistema nervoso
(2) un bambino gioioso
Questi esempi presentano entrambi un aggettivo derivato da un nome (nervoso < nervo; gioioso < gioia). Si noti tuttavia che non tutti gli aggettivi denominali sono relazionali. Infatti, l’aggettivo gioioso in (2), sebbene sia derivato dal nome gioia, non può essere considerato come relazionale in quanto esprime una proprietà – ovvero una qualità – dell’elemento denotato dal nome a cui si riferisce (in questo caso, bambino): tale modificatore è dunque un aggettivo qualificativo (➔ qualificativi, aggettivi). Al contrario, l’aggettivo nervoso in (1) non indica una proprietà del referente del nome sistema; piuttosto, il sintagma nominale illustrato in (1) indica «un tipo di sistema che ha a che fare con i nervi».
Dunque gli aggettivi relazionali hanno la funzione di mettere in relazione (da cui il termine relazionali; cfr. Alexiadou, Haegeman & Stavrou 2007) il nome a cui si riferiscono (ad es., sistema in 1) con quello da cui sono derivati (nervo) (cfr. Dardano & Trifone 19892: 216). La particolare funzione che svolgono nel ➔ sintagma nominale (vale a dire, il fatto che essi denotino entità piuttosto che proprietà) costituisce peraltro il criterio principale per individuare gli aggettivi relazionali e distinguerli da quelli qualificativi, dal momento che, come mostra il confronto fra (1) e (2), un criterio formale basato sulle loro proprietà morfologiche (vale a dire, sulla loro derivazione da nomi) non permette una distinzione altrettanto efficace.
Proprio sulla base di tale criterio funzionale, è possibile notare l’esistenza di aggettivi che, nei diversi contesti in cui occorrono, possono essere considerati tanto relazionali quanto qualificativi. A questo proposito si considerino gli esempi seguenti:
(3) il calore solare
(4) una ragazza solare
In questi esempi solare viene utilizzato una volta come aggettivo relazionale e un’altra come aggettivo qualificativo. Da un lato, infatti, il significato del sintagma in (3) è parafrasabile come «il calore del sole», e questo mostra che tale struttura mette in relazione il referente del nome calore con quello di sole. Dall’altro lato, in (4) solare esprime una proprietà della ragazza di cui si parla.
Se negli esempi (3) e (4) la natura qualificativa o relazionale degli aggettivi non è correlata a una differenza nella loro forma (in entrambi i casi, infatti, gli aggettivi hanno la stessa struttura morfologica e la stessa posizione alla destra del nome), tuttavia la differenza funzionale che abbiamo osservato mostra anche specifici riscontri formali, in quanto determina la possibilità che i diversi tipi di aggettivi hanno di entrare o meno in particolari costruzioni.
Ad es., poiché una proprietà – ma non un’entità – è un concetto che può essere graduato, solo gli aggettivi qualificativi – ma non quelli relazionali – possono essere modificati da avverbi (➔ intensificatori) come molto, poco, abbastanza, piuttosto, ecc.:
(5) una ragazza molto solare / *il calore molto solare
(6) un uomo piuttosto nervoso / *il sistema piuttosto nervoso
Analogamente, gli aggettivi qualificativi si distinguono da quelli relazionali perché solo i primi possono entrare a far parte di costruzioni comparative (➔ comparativo, grado) o apparire al grado superlativo, come illustriamo in (7) e (8):
(7) una ragazza più solare di un’altra / *il calore più solare dell’altro
(8) un uomo nervosissimo / *il sistema nervosissimo
Da quanto illustrato finora si può osservare che gli aggettivi relazionali concorrono, insieme al nome a cui si riferiscono, a individuare il referente di cui si parla. In particolare, definiscono una sottoclasse all’interno della classe definita dal nome da essi modificato: ad es., l’aggettivo solare in (3) indica, tra i possibili tipi di calore, quello a cui il parlante si sta riferendo in modo specifico.
Ciò vuol dire che la funzione degli aggettivi relazionali è quella di limitare (o restringere) l’insieme delle entità che può denotare il sintagma nominale di cui fanno parte (in termini tecnici, la sua referenza). Poiché dunque tali aggettivi codificano un’informazione indispensabile per identificare l’oggetto di cui si parla, essi sono intrinsecamente restrittivi; in altre parole, a differenza di ciò che avviene in molti casi con gli aggettivi qualificativi, quelli relazionali non possono apparire come modificatori appositivi, cioè come elementi che indicano delle informazioni aggiuntive a proposito di un referente già individuato e che sono separati dal nome per mezzo di una pausa (o di una virgola nello scritto).
La differenza di comportamento fra aggettivi relazionali e qualificativi quanto all’opposizione fra modificazione restrittiva e appositiva è illustrata in (9) e (10) (per maggiori dettagli su tale opposizione, ➔ aggettivi):
(9) la ragazza, solare come non mai, … / *il calore, solare, …
(10) l’uomo, nervoso e impaziente, … / *il sistema, nervoso, …
Inoltre, gli esempi seguenti mostrano che gli aggettivi relazionali non possono essere realizzati alla destra di una copula per essere usati come aggettivi predicativi:
(11) la ragazza è solare / *il calore è solare
(12) la ragazza che è solare / *il calore che è solare
(13) l’uomo è nervoso / *il sistema è nervoso
(14) l’uomo che è nervoso / *il sistema che è nervoso
La restrizione illustrata negli esempi (11)-(14) per gli aggettivi relazionali (in opposizione a quelli qualificativi) può essere anch’essa attribuita alla loro particolare funzione e al tipo di legame che essi stabiliscono (sia a livello sintattico che semantico) con il nome a cui si riferiscono. Infatti la funzione di un aggettivo predicativo è tipicamente quella di esprimere una proprietà a proposito del nome che funge da soggetto. Tuttavia, abbiamo già osservato che gli aggettivi relazionali, a differenza dei qualificativi (o, almeno, della maggior parte di essi), non denotano proprietà. Inoltre, la loro realizzazione in posizione predicativa – e, dunque, in un costituente diverso rispetto a quello del suo soggetto – è esclusa anche a causa della stretta relazione che essi instaurano con il nome a cui si riferiscono, che richiede che i due elementi siano all’interno dello stesso costituente.
Abbiamo finora definito gli aggettivi relazionali in base ad alcune caratteristiche funzionali e formali. Dal momento che tali aggettivi sono derivati da basi nominali, è ora importante considerare alcune restrizioni e proprietà relative ai nomi dai quali gli aggettivi di questo tipo possono essere derivati.
In particolare, nella letteratura specialistica gli aggettivi relazionali vengono anche chiamati aggettivi traspositivi, in quanto costituiscono trasposizioni a partire da nomi non-referenziali (si veda, ad es., Bally 1944). La necessità che i nomi da cui questi aggettivi sono derivati siano non-referenziali ha conseguenze sull’uso degli aggettivi stessi. Si considerino le seguenti coppie di esempi:
(15) risorse d’acqua / risorse idriche
(16) bilancio dell’anno / bilancio annuale
(17) carne di cavallo / carne equina
(18) palazzo del re / palazzo reale
(19) governo dell’Italia / governo italiano
(20) rappresentante del sindacato / rappresentante sindacale
(21) inno della nazione / inno nazionale
(22) riunione di condominio / riunione condominiale
Questi esempi mostrano la sinonimia fra un ➔ sintagma nominale in cui il modificatore è espresso da un sintagma preposizionale (di + nome) e uno in cui esso è costituito da un aggettivo relazionale (derivato da una base nominale che ha un significato corrispondente a quello del nome utilizzato nel primo esempio). Ad es., in (15) l’aggettivo idrico può essere utilizzato al posto del sintagma preposizionale d’acqua in quanto entrambi esprimono un significato che può essere parafrasato come «relativo all’acqua / che ha a che fare con l’acqua». Tuttavia, questo stesso rapporto di sinonimia fra i due elementi non è presente in (23):
(23) bicchiere d’acqua / *bicchiere idrico
Come si può osservare, mentre in (15) acqua indica un concetto in relazione al quale è possibile interpretare il nome risorse (e che quindi permette di stabilire di che tipo di risorse si sta parlando), in (23) lo stesso nome può invece essere considerato come il nucleo semantico dell’intero sintagma nominale. Infatti, sebbene da un punto di vista sintattico il sintagma preposizionale d’acqua sia un modificatore del nome bicchiere (che dunque costituisce la testa, ovvero l’elemento sintatticamente centrale del sintagma nominale in questione), tuttavia il significato di (23) corrisponde a «dell’acqua in una quantità tale che possa essere contenuta in un bicchiere» (e non «un bicchiere tale che possa contenere dell’acqua»). Data questa interpretazione, secondo la quale l’intero sintagma nominale si riferisce all’acqua (e non al bicchiere), in (23) il nome acqua è di tipo referenziale. Al contrario, dal momento che (15) non si riferisce all’acqua quanto piuttosto alle risorse, in questo caso il nome acqua è da considerarsi come non-referenziale.
Possiamo dunque concludere che i due esempi considerati si distinguono per la referenzialità del nome acqua, ed è proprio tale differenza che determina la possibilità che il sintagma preposizionale d’acqua sia sostituito o meno da un aggettivo relazionale come idrico (cfr. rispettivamente 15 – insieme con 16-22 – e 23): come mostra la definizione indicata all’inizio del § 2, gli aggettivi relazionali sono trasposizioni di nomi non-referenziali, e ciò esclude il loro uso in casi come quello rappresentato in (23).
In italiano gli aggettivi relazionali vengono formati a partire da basi nominali tramite diversi suffissi derivativi (cfr. Dardano & Trifone 19892: 466-467). I principali fra questi suffissi sono:
(a) -ale (come in inizio → iniziale; fine → finale; settimana → settimanale; ecc.);
(b) -ano (come in paese → paesano; isola → isolano; ecc.);
(c) -are (come in parlamento → parlamentare; angolo → angolare; ecc.);
(d) -ico (come in angelo → angelico; filosofia → filosofico; economia → economico; storia → storico; ecc.);
(e) -ista e -istico (come in illuminismo → illuminista; folklore → folkloristico; generativismo → generativista; strutturalismo → strutturalista; ecc.).
Inoltre, gli aggettivi relazionali possono essere anche derivati a partire da nomi propri (sia di persona che di luogo). In questo caso, il suffisso più produttivo è -(i)ano (cfr. Cristo → cristiano; (San) Francesco → francescano; Hegel → hegeliano; Leopardi → leopardiano; Manzoni → manzoniano; Pirandello → pirandelliano; Shakespeare → shakespeariano; ecc.); inoltre, possono essere uniti a nomi propri anche altri suffissi, come: -esco (come in Dante → dantesco) e -ino (come in (San) Benedetto → benedettino).
Si noti infine l’esistenza di aggettivi relazionali derivati da basi suppletive (➔ suppletivismo), vale a dire a partire da radici di origine dotta (tipicamente greca o latina); in questi casi, il rapporto di derivazione fra nome e aggettivo non è altrettanto evidente come negli esempi appena illustrati. Ciò si può riscontrare nella derivazione di aggettivi come equino «che riguarda i cavalli», fonico «che riguarda il suono», idrico «che riguarda l’acqua», ittico «che riguarda il pesce», verbale «che riguarda le parole», eolico «che riguarda il vento», ecc.
Nel § 1 abbiamo osservato che gli aggettivi relazionali hanno la funzione di «mettere in relazione» i significati espressi da due nomi, vale a dire quello modificato dall’aggettivo e quello da cui l’aggettivo stesso è derivato.
Come si può notare, tale definizione non consente di delimitare in maniera chiara e sicura il significato che tali modificatori possono esprimere, e ciò è evidente anche nelle numerose parafrasi che abbiamo indicato finora per illustrare l’interpretazione degli esempi forniti. Infatti, le relazioni espresse dagli aggettivi in questione possono essere di vario tipo, e ciò determina l’esistenza di significati molto diversi, talvolta ambigui, associati a questo tipo di modificatori.
Ad es., si considerino di nuovo i due sintagmi nominali sui quali ci siamo soffermati nel § 1, che ripetiamo qui in (24)-(25):
(24) il sistema nervoso
(25) il calore solare
Entrambi questi esempi esprimono una certa relazione fra un nome (rispettivamente, sistema e calore) e un aggettivo (nervoso e solare). Tuttavia, è facile osservare che, mentre il sintagma nominale in (24) indica «il sistema costituito da / che comprende i nervi», quello in (25) fa piuttosto riferimento al «calore proveniente dal sole». È dunque importante soffermarsi sui possibili significati che la relazione espressa dagli aggettivi relazionali può assumere, in modo da identificare le varie interpretazioni che essi possono ricevere.
Una prima sottoclasse di aggettivi relazionali è quella che include i modificatori che esprimono il soggetto (cfr. 26-27) oppure l’oggetto logico (cfr. 28-29) del nome a cui si riferiscono (cfr. anche 19, 20 e 22). Questo tipo di interpretazione (che gli aggettivi relazionali condividono con i sintagmi preposizionali di + nome ad essi corrispondente) è per lo più associato ai modificatori di nomi deverbali, o comunque di quei nomi che denotano un evento (cioè un’azione, uno stato o un processo):
(26) le invasioni barbariche / le invasioni dei barbari
(27) l’esistenza divina / l’esistenza di Dio
(28) la produzione automobilistica / la produzione di automobili
(29) il degrado ambientale / il degrado dell’ambiente
Si noti che in alcuni casi un aggettivo relazionale è ambiguo fra un’interpretazione di soggetto o oggetto del nome e una di diverso tipo. Illustriamo questo aspetto in (30), in cui l’aggettivo americana può essere interpretato come il soggetto logico di politica («la politica da parte dell’America»), ma può anche esprimere una relazione di tipo diverso («la politica relativa all’America»; inoltre, questo esempio ammette anche una parafrasi del tipo «politica alla (maniera) americana», in cui il modificatore viene interpretato come aggettivo qualificativo):
(30) la politica americana
Al di là dell’interpretazione degli aggettivi relazionali come soggetti o oggetti del nome che modificano, si noti che la varietà di significati che essi possono assumere consente loro di essere utilizzati in numerosi contesti. Ad es., come mostriamo in (31)-(34), uno stesso aggettivo può modificare diversi nomi e ricevere interpretazioni differenti nei vari casi:
(31) un personaggio pirandelliano [= «un personaggio di un’opera di Pirandello»]
(32) l’opera pirandelliana [= «l’opera scritta da Pirandello»]
(33) una situazione pirandelliana [= «una situazione tipica del teatro di Pirandello»]
(34) un autore pirandelliano [= «un autore seguace, imitatore di Pirandello»]
Tuttavia, a differenza di quanto illustrato in (31)-(34), con alcuni nomi vengono usati diversi suffissi per indicare i vari significati con cui la relazione fra nome e aggettivo può essere interpretata:
(35) marxiano [= «di Marx»] / marxista [= «relativo a Marx»]
(36) machiavelliano [= «di Machiavelli»] / machiavellico [= «alla maniera di Machiavelli»]
(37) boccacciano [= «di Boccaccio»] / boccaccesco [= «alla maniera di Boccaccio»].
Come mostrano gli esempi illustrati, in italiano (e, più in generale, nelle lingue romanze) gli aggettivi relazionali sono obbligatoriamente posposti al nome. Ciò è confermato dal fatto che (38)-(39) sono agrammaticali, nonché dall’interpretazione dei modificatori anteposti illustrati in (40)-(41) come aggettivi qualificativi (e non come relazionali):
(38) *il solare calore
(39) *il nervoso sistema
(40) una barbarica invasione [= un’invasione incivile, ma non *un’invasione da parte dei barbari]
(41) paterna dolcezza [= dolcezza paragonabile a quella di un padre, ma non *dolcezza da parte del padre]
Tuttavia, in italiano antico gli aggettivi relazionali appaiono anche alla sinistra del nome, come negli esempi seguenti:
(42) Sedea nell’apostolicale sedia di Roma (Cappelli 1861: 47)
(43) Parendo loro male di portare le bestiali ossa a Roma (Filocolo; Boccaccio 1964-1967: 663)
(44) Andatisi a riposare nel congiugale letto (Filocolo; Boccaccio 1964-1967: 72)
(45) Rompono la dominicale [= «propria del padrone, del Signore»] fidanza (L’ottimo commento 1995: 545)
(46) Della donnesca alterezza (Filostrato; Boccaccio 1964-1967: 20).
Boccaccio, Giovanni (1964-1967), Tutte le opere, a cura di V. Branca, Milano, Mondadori, 10 voll., vol. 1° (Caccia di Diana. Filocolo), vol. 2° (Filostrato. Teseida delle nozze di Emilia. Comedia delle ninfe fiorentine).
Cappelli, Andrea (1861), Giovanni di Procida e il Vespro siciliano, in Miscellanea di opuscoli inediti e rari dei secoli XIV e XV, Torino, UTET, 2 voll., vol. 1º, pp. 43-68.
L’ottimo commento (1995) = Torri, Alessandro (a cura di), L’ottimo commento della Divina Commedia. Testo inedito d’un contemporaneo di Dante, Sala Bolognese, Forni, 3 voll., vol. 1º (Inferno) (1a ed. Pisa, Capurro, 1827-1829, 2 voll.).
Alexiadou, Artemis, Haegeman, Liliane & Stavrou, Melita (2007), Noun phrase in the generative perspective, Berlin - New York, Mouton de Gruyter.
Bally, Charles (1944), Linguistique générale et linguistique française, Berne, Francke.
Bosque, Ignacio & Picallo, Carme (1996), Postnominal adjectives in Spanish DPs, «Journal of linguistics» 32, 2, pp. 349-385.
Dardano, Maurizio & Trifone, Pietro (19892), Grammatica italiana con nozioni di linguistica, Bologna, Zanichelli (1a ed. 1983).