AGGREGATI ECONOMICI.
Vengono chiamati a.e. i valori monetari delle variabili studiate dalla macroeconomia (cfr. App. III, ii, p. 3), per es. il reddito, gli investimenti, le importazioni, ecc. Tali valori sono misurati con metodi diversi applicati a dati statistici di origine spesso, ma non solamente, contabile. Ogni ''aggregato'' è riferito a un operatore macroeconomico e può essere espresso come somma di altri della stessa natura, ma di ordine inferiore, fino ai valori che caratterizzano i singoli operatori individuali.
Il numero degli a.e. non è definibile in generale; esso dipende, in prima istanza, dalle variabili macroeconomiche che si possono misurare e, in seconda, dalle variabili contemplate dai vari Sistemi di contabilità nazionale (v. in questa App.) applicati in ciascun paese.
Generalmente i sistemi in uso prevedono la possibilità di dare di ogni variabile un insieme di definizioni, riconducibili l'una all'altra con operazioni contabili determinate, a seconda di caratteristiche connesse coi metodi di calcolo impiegati o con le finalità prevedibili di impiego dei dati.
Le prime stime di a.e. risalgono all'antichità e avevano, fin da allora, finalità di documentazione di attività politiche, fiscali e militari. In epoca moderna si possono considerare come pietre miliari le stime di vari a. e. del regno inglese di W. Petty e G. King nel 17° sec., dalle quali prese l'avvio una serie di stime nei vari paesi nei secoli 17°, 18°, 19°, e nei primi anni del 20° secolo. Fra queste si possono ricordare quelle di P. de Boisguillebert (Francia 1661), A. de Lavoisier (Francia 1791), P. Calquhoun (Gran Bretagna 1814), L. Bowley (Gran Bretagna 1904), S. N. Prokopovitch (Russia 1906). Le prime stime per l'Italia sono dovute a M. Santoro (1911). Gli sforzi di questi pionieri e di molti altri valenti studiosi ebbero un seguito abbastanza sporadico fino agli anni 1940-50, quando la stima degli a.e. fu formalizzata entro gli schemi dei Sistemi di contabilità nazionale dei quali hanno seguita la storia.
L'a.e. fondamentale è il prodotto. Il concetto generale di attività produttiva è fondato sulla considerazione che siano produttive tutte le attività da chiunque svolte al fine di porre in essere nuovi beni e servizi per il consumo, la formazione di capitale, la concessione di prestiti a operatori esterni al sistema economico considerato o, come si dice, per usi finali (non per quelli soggetti a ulteriore trasformazione o intermedi). Il valore dei beni e servizi così definito è detto prodotto secondo il concetto di Prodotto totale.
Per definire il concetto di prodotto si può ricorrere anche al concetto smithiano, ripreso da Marx e affinato dagli economisti marxiani moderni, di lavoro produttivo e non produttivo. Se si accoglie una concezione di prodotto in armonia coi postulati marxiani si viene a dare una definizione di prodotto come valore dei beni e servizi materiali, cioè quei servizi, come il trasporto merci, il cui valore si incorpora in beni materiali, posti in essere per il soddisfacimento diretto e indiretto dei bisogni della popolazione. Le altre attività svolte nell'economia, essenzialmente i servizi alle persone, sono estranee al concetto di prodotto come fenomeni distributivi interni al settore di consumo.
Si possono dare varie definizioni di prodotto combinando le possibilità che siano inclusi o esclusi gli ammortamenti (prodotto lordo o netto) e i redditi dei fattori produttivi guadagnati all'estero al netto di quelli guadagnati nel paese da fattori produttivi di nazionalità diversa (prodotto nazionale o interno), o che i prezzi unitari coi quali sono valutate le quantità prodotte includano o meno fra le proprie componenti le quote di imposte indirette al netto dei contributi alla produzione (prodotto ai prezzi di mercato o al costo dei fattori).
Si può così definire l'a.e. più noto il PIL c.f., cioè il Prodotto Interno Lordo al costo dei fattori (in inglese GDP f.c., Gross Domestic Product at factor cost), e scrivere questa utile relazione:
Prodotto Interno Lordo al costo dei fattori (PIL c.f.) +
Imposte indirette nette =
Prodotto Interno Lordo ai prezzi di mercato (PIL p.m.) −
Ammortamenti =
Prodotto Interno Netto ai prezzi di mercato (PIN p.m.) +
Redditi netti dall'estero =
Prodotto Nazionale Netto ai prezzi di mercato (PNN p.m) o Reddito Nazionale (RN).
Il PIL c.f. può essere misurato col metodo del Valore aggiunto per industria di origine (somma delle differenze fra produzione vendibile e spese per beni e servizi intermedi), come somma dei redditi pagati nell'assunzione dei servizi dei fattori più gli ammortamenti (consumo dei beni capitali fissi), come somma delle spese per l'acquisto dei beni e servizi finali al netto delle importazioni.
Se esaminiamo il PIL p.m. dal lato della spesa incontriamo alcuni importanti a.e.: i consumi interni, cioè i beni e servizi acquistati dagli operatori di consumo (famiglie, pubblica amministrazione e istituzioni private senza fini di lucro), gli investimenti nelle due componenti di formazione lorda di capitale fisso e variazione delle scorte e la differenza fra i due a. delle esportazioni e delle importazioni.
Nel Reddito Nazionale per tipo di reddito si distinguono il Reddito nazionale da lavoro dipendente, che include gli oneri sociali, il risultato lordo di gestione, generalmente in forma interna (redditi da lavoro dei lavoratori autonomi, interessi, varie forme di redditi da capitale-impresa), i redditi netti da capitale dal resto del mondo, gli ammortamenti. Dal Reddito nazionale, aggiungendo i trasferimenti netti dal resto del mondo e il pagamento netto d'interessi da parte dello Stato si ottiene l'a. del Reddito Nazionale Disponibile che rappresenta quanto gli operatori finali hanno a disposizione per il consumo nazionale e il risparmio nazionale lordo. Quest'ultimo potrebbe essere visto nei suoi rapporti col saldo della bilancia dei pagamenti (cfr. VII, p. 4; App. II, i, p. 402; App. III, i, p. 236) e nelle sue componenti finanziarie.
Abbiamo ricordato soltanto i principali a.e. a livello di economia nazionale. A livello di aggregazione inferiore, definendo dei criteri di settorializzazione dell'economia, avremo per i singoli operatori individuali gli a. corrispondenti ai precedenti più quelli relativi ai flussi fra operatore e operatore: così in una disaggregazione dell'economia nazionale che distinguesse le famiglie dalla pubblica amministrazione si individuerebbero i trasferimenti fra loro, per es. le imposte dirette e molte prestazioni sociali.
Gli a.e. vengono spesso impiegati come indicatori di particolari aspetti dell'economia in confronti temporali e internazionali. Ciò provoca la necessità di trovare criteri di valutazione che non risentano delle variazioni dei prezzi (a. a prezzi costanti) o delle diverse parità monetarie (a. con parità di potere d'acquisto costante). Per ottenere queste valutazioni si utilizzano tecniche di deflazione temporale o spaziale basate sull'uso di numeri indici (cfr. XXV, p. 36).
La creazione e il mantenimento di un sistema informativo sugli a.e. richiede uno sforzo rilevantissimo per la raccolta e l'elaborazione delle statistiche di base; esso è generalmente svolto dagli Istituti Centrali di Statistica o dagli enti che assolvono le loro funzioni.
Bibl.: P. Studensky, The income of nations, New York 1958; L. Lenti, I conti della nazione, Torino 1978; A. Giannone, Appunti di Istituzioni di Statistica Economica, Roma 1979; Istituto Centrale di Statistica, Contabilità Nazionale: Fonti e Metodi, ivi 1983; Central Statistical Office, United Kingdom National Accounts: Sources and methods, Londra 1985.