AGNOSTICISMO (dal gr. ἀ privativo e γιγνώσκω "conosco")
Nel suo senso più ampio, questa parola designa l'atteggiamento di pensiero, che, pure assumendo forme diverse, implica sempre la convinzione che la conoscenza umana non è adeguata alla realtà.
Le parole agnosticismo e agnostico sono state introdotte (in contrapposizione a gnostico e gnosticismo) da Thomas H. Huxley, il quale narra di avere voluto con esse distinguere il proprio indirizzo filosofico dalle dottrine metafisiche e teologiche cui aderivano gli altri membri della Metaphysical Society di cui faceva parte (secondo R.H. Hutton, però, Th. Huxley aveva suggerito quelle espressioni nel 1869, prima che si formasse tale associazione). Th. Huxley, mentre pensava che la scienza tende, nel suo svolgimento progressivo, a esprimersi nel linguaggio del materialismo e del meccanicismo, era convinto però che il pensiero umano non potrà mai superare la cerchia dei fenomeni e non sara mai capace di conoscere l'essenza intima della realtà e di risolvere i più elevati problemi della metafisica e della teologia. Il suo agnosticismo quindi ammette non soltanto che il pensiero non può avere conoscenza di tutta la realtà, ma anche che nella sfera che gli è accessibile può cogliere esclusivamente le forme fenomeniche di essa. Simile al precedente è l'indirizzo agnostico rappresentato principalmente da Émil du Bois-Reymond, il quale, pure ritenendo che la vera scienza sia quella della natura (poggiata sulla meccanica e foggiata sul suo modello), mirante a scoprire le leggi dei movimenti della materia, giudicava che esistono problemi ch'essa non saprà mai risolvere. Infatti se le questioni riguardanti l'origine della vita, il finalismo della natura, l'origine delle funzioni superiori dello spirito umano (il pensiero in generale) non appaiono necessariamente insolubili, quelle che hanno per oggetto l'essenza della materia e della forza, l'origine del movimento, la derivazione della coscienza (sensazione e sentimento) dalle condizioni dell'organismo, e la libertà del volere rimarranno sempre senza soluzione, talché di fronte ad esse il pensatore deve affermare: ignorabimus. Questo agnosticismo ammette così che, entro limiti che non può varcare, il pensiero può cogliere la realtà. Ambedue questi indirizzi, che rappresentano l'agnosticismo nel senso più ristretto della parola e che hanno trovato larga diífusione nella seconda metà del sec. XIX, specialmente tra molti scienziati (i quali spesso ne hanno mescolato le dottrine senza rilevarne le differenze), hanno in comune la convinzione che le ricerche riguardanti realtà metempiriche (cioè la metafisica e la teologia) siano sterili di risultati e non abbiano importanza.
Abitualmente si collegano all'agnosticismo alcuni sistemi filosofici (il positivismo di Auguste Comte, il relativismo di William Hamilton e di Henry L. Mansel, l'evoluzionismo di Herbert Spencer) che per la loro complessità e per la loro importanza debbono essere studiati separatamente. Basterà ricordare qui che in essi l'elemento agnostico (la convinzione che esiste una realtà che il pensiero non può cogliere) è parte di dottrine più ampie e che quei pensatori (ad eccezione del Comte) sono ben lontani dal disconoscere il valore e il significato dei problemi metafisici e teologici. Si sono inclusi nell'agnosticismo anche il criticismo kantiano e lo scetticismo; ma il primo, pure presentando spunti agnostici, offre una concezione filosofica che sotto molti rispetti si allontana dall'agnosticismo vero e proprio e in ogni modo non può essere ridotto nei confini di questo; e il secondo (sia che si limiti a porre in dubbio la possibilità della conoscenza, sia che la neghi) non può assolutamente identificarsi coll'indirizzo agnostico. L'agnosticismo religioso (chiamato agnosteismo da C. Ranzoli) insiste sulla impossibilità di conoscere Dio con le attività razionali dell'anima e afferma che lo si può apprendere soltanto con mezzi non razionali: la fede, il sentimento, la tradizione che trasmette una rivelazione superiore, la visione mistica, l'estasi (v. fideismo, msticlsmo).
Bibl.: A. W. Momerie, Agnosticism, Londra 1891; J. Ward, Naturalism and Agnosticism (Gifford Lectures 1896-98), Londra 1899, voll. 2; 4ª ed., 1915; R. Flint, Agnosticism, Edimburgo e Londra 1903; R. A. Armstrong, Agnosticism and Theism in the 19.th Century, Londra 1905; C. Ranzoli, L'Agnosticismo nella filosofia religiosa, Padova 1912.