AGNUS DEI (lat.: "agnello di Dio")
DEI Appartiene alla classe dei "sacramentali" approvati dalla Chiesa, e può definirsi un oggetto di devozione benedetto con rito speciale dal Sommo Pontefice. Da tre secoli almeno l'Agnus Dei ha la forma di un ovale di candida cera, recante sopra una delle facce l'impronta dell'agnello pasquale. L'agnello, simbolo del Cristo, è accovacciato sul libro dell'Apocalisse dai sette sigilli, e regge con le zampe un vessillo crociato; all'orlo dell'ovale vi è la scritta più o meno abbreviata: Ecce agnus Dei, qui tollit peccata mundi (Giovanni, I, 29). L'altra faccia suole portare impressa l'immagine di uno o più santi, iscrizioni, simboli sacri oppure lo stemma del papa. In fondo alla faccia dov'è l'agnello si appone il nome del pontefice regnante, con la data del pontificato, la quale viene talvolta ripetuta anche nell'altra faccia. La grandezza varia da cm. 3 a 25 in altezza, e fino a circa 10 cm. di larghezza.
Sulla origine dell'Agnus Dei si è scritto molto in vario senso: alcuni la fanno risalire al sec. IV, altri, più giustamente, al IX, quando si hanno documenti che l'arcidiacono della chiesa romana, al Laterano, il sabato santo rompeva in pezzi il cero pasquale dell'anno precedente, e, sciolta col calore la cera, vi univa dell'olio e benediceva la miscela: questa poi colata in certi stampi era distribuita nell'ottava di Pasqua ai fedeli. Il rito della benedizione, nel quale ora si usa il balsamo e il sacro crisma, da Paolo II, nel 1470, fu riservato al papa, il quale lo compie nel primo anno del suo pontificato, poi ogni sette anni e durante il gran giubileo. Per privilegio di Clemente VIII, confermato da Leone XII, li confezionano i cisterciensi di S. Croce in Gerusalemme a Roma, che poi ne sono i distributori con monsignor guardarobiere del papa. I più antichi Agnus Dei che si conservano sono di Giovanni XII e di Gregorio XI.
L'agnello simbolico appare altresì su alcune monete. Così lo vediamo nei primi denari anonimi dei vescovi di Bressanone (sec. XII-XIV), su una moneta d'oro di Luigi IX di Francia (sec. XIII) e su un'altra d'argento di Giovanni I re di Castiglia (sec. XIV); a questa venne dato il nome di Agnusdei, mentre quella francese fu chiamata Agnel e poi Mouton d'or. Lo troviamo in seguito fra le braccia di S. Giovanni in una frazione del gigliato di Pietro d'Aubusson, Gran Maestro dell'ordine di S. Giovanni di Gerusalemme a Rodi (1476-1503). Il suo successore Emerico d'Amboise (1503-1512) pose l'agnello con la bandiera su un doppio ducato d'oro e in una serie di monete d'argento del valore di 4, 2 e 1 tarì che ebbero il nome di Agnusdei, mezzo e quarto, del peso rispettivo di circa grammi 10, 5 e 2,5. Il tipo si mantenne per qualche tempo nella monetazione dei Gran Maestri anche a Malta.
Bibl.: P. Fatica, Origine ed antichità degli Agnus Dei, Reggio 1684; Baldassarri, I pontifici Agnus Dei dilucidati, Venezia 1714; Barbier de Montault, Traité liturgique, canonique et symbolique des Agnus Dei in Analecta iuris pontificii, 1865, coll. 1475-1523; N. Mangenot, in Dict. de théologie catholique, I, 1, s. v.; Cabrol e Henry, in Dict. d'archéol. chrét. et de liturgie, I, i, s. v.; G. Moroni, in Dizionario di erudiz. storico-eccles., Roma 1840, I, s. v., descrive la cerimonia della benedizione degli Agus Dei fatta da Greogrio XVI, nel 1832. Per le monete v. G. Castellani, Catalogo della Raccolta numismatica Papadopoli Aldobrandini, II, Venezia 1925; Corpus nummorum italicorum, VI; E. Martinori, La moneta, ecc., Roma 1915, s. v.