BERTANI, Agostino
Uomo politico e chirurgo, nato a Milano il 19 ottobre 1812, morto a Roma il 10 aprile 1886. Laureatosi in medicina e chirurgia nell'università di Pavia (1836), e vinta una borsa di studio, viaggiò all'estero, e nel 1840 fu nominato chirurgo aiutante nell'Ospedale Maggiore di Milano. Due anni dopo fondò la Gazzetta medica, che fu palestra utilissima per gli scienziati italiani, e contrasse ad un tempo amicizia col Cattaneo, col Cernuschi, col Maestri, con i quali cooperò validamente all'insurrezione delle Cinque Giornate e alla cacciata degli Austriaci dalla Lombardia. Durante quei combattimenti prestò anche opera efficace nella cura dei feriti, allestendo in sua casa un'ambulanza. Devoto fin d'allora al Mazzini, fu con lui contrario all'annessione immediata della Lombardia al Piemonte e alla costituzione d'un regno dell'Alta Italia. Dopo i disastri dell'agosto 1848 si rifugiò a Genova, poi a Firenze, infine a Roma; e colà fu mirabile per le cure di chirurgo durante la difesa del 1849, specialmente tentando di salvare G. Mameli, ferito il 3 giugno. Caduta la repubblica romana, andò a Genova, dove ottenne diritti di cittadinanza piemontese, occupandosi ad un tempo di politica e della sua professione, nella quale era peritissimo. Rimase fedele ai principî repubblicani; ma quando scoppiò la guerra contro l'Austria (1859), promosse un'adunanza di esuli, i quali dichiararono di prestare franco e leale appoggio al governo piemontese. Fu medico divisionale di prima classe nell'esercito dei volontarî garibaldini, quindi, seguito Garibaldi nell'Italia centrale dopo l'armistizio di Villafranca, preparò il servizio sanitario per un'eventuale invasione di Garibaldi nelle Marche. Tornato a Genova, organizzò non solo quella dei Mille, ma tutte le successive spedizioni in Sicilia.
Spirito autoritario, ebbe accuse violente dai suoi nemici, per il modo come aveva amministrato i fondi che gli giungevano; tuttavia seppe difendersi e provare infondate le accuse. Raggiunse nell'agosto Garibaldi a Palermo e lo seguì a Napoli, dove ebbe la carica di segretario generale, che poi cedette al Crispi. Eletto deputato alla VII legislatura, parlò eloquentemente alla Camera (9 ottobre 1860), invocando la concordia dei partiti, ed esortando il Cavour ad andare a Napoli, dove si augurava che "la forbita ed abile mano dell'illustre diplomatico avrebbe stretta" quella vittoriosa del generale Garibaldi. Prese viva parte ai lavori parlamentari e a quelli dei Comitati di provvedimento per la liberazione di Roma e Venezia; e scoppiata la guerra del 1866 contro l'Austria fu ancora una volta organizzatore del servizio sanitario per i volontarî garibaldini. Fu di coloro che spinsero all'occupazione di Roma (1870) e che prepararono la caduta della Destra. Dapprima favorevole ai governi di Sinistra, combatté tenacemente il trasformismo del Depretis.
Bibl.: J. W. Mario, A. B. e i suoi tempi, Firenze 1888, in 2 voll.