Depretis, Agostino
Uomo politico (Mezzana Corti, Pavia, 1813 - Stradella, Pavia, 1887). Laureatosi in legge, vicino in gioventù alle idee mazziniane, fu tra i maggiori esponenti del movimento liberale nella provincia di Voghera. Nel 1848 venne eletto deputato al Parlamento subalpino e divenne ben presto un rappresentante di primo piano dell’opposizione democratica. Giornalista, collaborò alla «Concordia» e fu tra i fondatori del «Progresso». Era ancora in corrispondenza con Mazzini durante i preparativi che portarono ai moti di Milano del 6 febbraio 1853, a cui però non partecipò direttamente. Dopo la formazione del governo Cavour e il nuovo orientamento della politica piemontese, non mutò il suo indirizzo d’opposizione: criticò la politica doganale e finanziaria cavouriana e votò contro la partecipazione alla guerra di Crimea. Tuttavia, avvicinatosi alla monarchia e nel quadro della collaborazione della Sinistra moderata con il governo, nel 1859, dopo la guerra, fu nominato governatore di Brescia. L’anno seguente venne inviato in Sicilia con la carica di prodittatore. Nell’isola, ormai sotto il controllo di Garibaldi, si impegnò per far cessare il disordine amministrativo e per sostenere l’adesione immediata al Piemonte. Entrato in contrasto con Crispi, segretario generale della dittatura, si dimise nel settembre 1860. Nel 1862 entrò al governo per la prima volta, come ministro dei Lavori pubblici nel gabinetto Rattazzi. Dopo pochi mesi, in seguito ai fatti dell’Aspromonte, ritornò all’opposizione per abbandonarla alla vigilia della guerra del 1866 e assumere il ministero della Marina nel governo Ricasoli e poi, per soli due mesi, quello delle Finanze. Caduto il governo, nell’aprile 1867 tornò all’opposizione. Condusse in Parlamento una battaglia quasi decennale contro la Destra. Quando il ministero Minghetti cadde, nel marzo 1876, si aprì la strada per il primo governo di Sinistra, guidato proprio da Depretis. Egli stesso, alcuni mesi prima, in un discorso tenuto a Stradella, aveva enunciato i punti fondamentali del programma del suo schieramento: riforma dell’istruzione elementare che ne assicurasse l’obbligatorietà e la gratuità; allargamento del suffragio elettorale; riforma tributaria basata sulla riduzione delle imposte indirette; decentramento amministrativo. Fino al luglio 1887 presiedette otto ministeri, interrotti dai tre brevi governi Cairoli, di uno dei quali però fece parte come ministro dell’Interno (1879-81). Tra le numerose misure prese dai suoi governi figurano la riforma scolastica del 1877, l’abolizione del corso forzoso e della tassa sul macinato, investimenti per la costruzione di ferrovie e strade e la promulgazione nel 1882 della nuova legge elettorale, che allargò il numero degli elettori da mezzo milione a circa tre milioni. Nell’insieme, si trattava di una politica che puntava da un lato all’allargamento delle basi dello Stato e, dall’altro, allo sviluppo della ricchezza privata, soprattutto di quella agricolo-commerciale. In politica estera perseguì l’avvicinamento alla Germania e all’Austria. Tale orientamento, delineato già dopo il Congresso di Berlino del 1878, giunse a compimento con la stipulazione del trattato della Triplice alleanza, nel maggio 1882. Nonostante le realizzazioni, tuttavia, i governi di Sinistra non riuscirono ad applicare completamente il programma riformatore a causa della crisi economica e delle difficoltà di carattere politico e finanziario: questo indusse l’estrema sinistra a passare all’opposizione, senza però che ne risultasse attenuato il conflitto con la Destra. L’alleanza con Germania e Austria, a sua volta, suscitò manifestazioni irredentiste, represse dal governo. Per superare le critiche dell’estrema destra e dell’estrema sinistra, Depretis decise nel maggio del 1883 di formare una nuova maggioranza con gli elementi più moderati dei due schieramenti. Inaugurò in questo modo la politica del cosiddetto trasformismo, con cui tentò di rafforzare la maggioranza parlamentare riducendo il peso delle ali estreme. Il nuovo indirizzo politico e i metodi adoperati per ottenere la maggioranza suscitarono l’opposizione di alcuni dei principali rappresentanti della Sinistra storica, la cosiddetta Pentarchia, formata da Zanardelli, Baccarini, Cairoli, Crispi e Nicotera. Nel corso degli anni Ottanta, anche in conseguenza delle complesse mediazioni parlamentari tra i diversi gruppi che componevano la nuova maggioranza e in risposta ai profondi mutamenti nella società (crisi dell’agricoltura e del mondo rurale, acuirsi dello scontro sociale, crescita delle organizzazioni popolari, iniziale affermazione della produzione industriale), Depretis modificò l’orientamento dell’azione del governo: adottò un indirizzo protezionista, incrementò la spesa pubblica per la costruzione di infrastrutture e la spesa militare, attuò una politica estera più intraprendente (testimoniata dalle migliori condizioni ottenute nel rinnovo della Triplice alleanza) e diede avvio alla politica coloniale. Negli ultimi anni la sua azione di governo risultò però seriamente indebolita, a causa dei crescenti problemi finanziari e, dopo il gennaio 1887, delle conseguenze politiche e militari dell’eccidio di Dogali.