NOVELLA, Agostino
NOVELLA, Agostino. – Nacque a Genova il 28 settembre 1905 da Luigi e da Francesca Lagomarsino.
Dopo la 6ª elementare, iniziò a lavorare in un calzaturificio, per poi apprendere il mestiere di fabbro nella bottega del padre, rientrato dal fronte al termine della guerra. Entrato nel 1920 nella Federazione giovanile socialista (FIGS), dalla primavera del 1921 partecipò al movimento degli Arditi del popolo contro lo squadrismo fascista. Nel 1923 divenne segretario della FIGS cittadina e membro del comitato esecutivo nazionale.
Aderente alla frazione ‘terzina’ del Partito socialista italiano, nel gennaio 1924 entrò nel PCd’I (Partito comunista d’Italia), convincendo a questa scelta l’intera FIGS di Genova. Nello stesso anno fu eletto vicesegretario della Lega dei metallurgici provinciale, mentre nel 1925 divenne segretario della Federazione giovanile comunista genovese e membro del Comitato centrale della stessa organizzazione. Sempre nel 1925 fu chiamato alle armi e trascorse sei mesi nell’8° Reggimento di artiglieria pesante campale a Savona, continuando a svolgere attività politica, il che gli valse un periodo di arresti nel carcere militare di Priamar e il trasferimento a La Spezia. Congedato anticipatamente perché unico figlio maschio, nella notte di Capodanno del 1926 ospitò nella sua abitazione di via Kassala 4 il congresso dei giovani comunisti liguri, che lo elessero segretario regionale. Il 20-26 gennaio successivo partecipò a Lione al III Congresso del PCd’I e, in febbraio a Biella al Congresso della gioventù comunista, dove fu eletto nel Comitato centrale. A Lione, come a Biella, si segnalò tra i più convinti sostenitori delle posizioni di Gramsci, contribuendo alla sconfitta delle posizioni bordighiane.
Incaricato di dirigere il movimento giovanile in Emilia e in Lombardia, riuscì a sfuggire ai controlli di polizia entrando in clandestinità. Nel novembre 1926 fu condannato in contumacia a quattro anni di confino. Arrestato il 19 luglio 1927, fu deferito al Tribunale speciale che il 10 ottobre 1928 gli comminò quattro anni di carcere, scontati nel carcere di Procida. Liberato nel luglio 1931 ed espatriato clandestinamente in Francia, divenne segretario della FGCI.
Dopo l’espatrio, la sorella Maria fu sottoposta a vigilanza e schedata come comunista; il padre, schedato anch’esso, nel maggio 1934 fu assegnato al confino (dove rimase per un anno).
A Parigi, Novella conobbe Egle Gualdi – giuntavi nel 1929, dopo tre anni di confino per attività comunista – che fu la sua compagna sino alla fine degli anni Quaranta.
In seguito alla decisione del IV Congresso del PCd’I (Colonia-Düsseldorf, 14-21 aprile 1931) di rafforzare l’organizzazione del partito in Italia, fu frequentemente inviato in missioni clandestine. Nel 1935 entrò nel Comitato centrale del Centro estero di Parigi, partecipò al VII Congresso dell’Internazionale comunista (25 luglio-20 agosto 1935) e fu eletto all’esecutivo dell’Internazionale giovanile comunista, soggiornando per alcuni anni in Unione Sovietica. Qui frequentò la scuola Tolmačev di Leningrado e l’Università di Sverd’lov. Rientrò a Parigi nel 1936.
Nello stesso anno, fu tra i firmatari del manifesto Per la salvezza dell’Italia riconciliazione del popolo italiano, più noto come l’appello «ai fratelli in camicia nera» (Stato operaio, X, 8 [agosto 1936], pp. 513-536): linea che, opportunamente corretta, riprese nell’articolo La gioventù italiana del Littorio su Stato operaio (XII, 3 [15 febbraio 1938]).
Nel marzo 1940, con Umberto Massola e Antonio Roasio, diresse l’Ufficio estero del PCd’I. In questa veste fu tra i redattori de La lettera di Spartaco, rivista destinata alla diffusione clandestina in Italia, e operò per una maggiore unità fra le correnti antifasciste, sforzi che portarono al rafforzamento dell’unità d’azione con i socialisti e, poi, nel 1941, all’accordo del Comitato d’azione con la partecipazione di Giustizia e Libertà.
Nel settembre 1942 fu arrestato a Marsiglia, ma riuscì a nascondere la propria identità e poco dopo fu liberato. Il 15 aprile 1943 con Giorgio Amendola riuscì a varcare clandestinamente la frontiera attraverso la ‘via del Clapier’. Con Amendola, Roasio e Celeste Negarville, ricostruì il centro interno e fu uno dei membri della direzione nell’Italia occupata. Dopo il 25 luglio operò a Milano, dove, dopo l’8 settembre, costituì i primi Gruppi di azione patriottica. Quando la direzione del PCI (Partito comunista italiano) decise di dividersi in due centri operativi, uno a Milano e uno a Roma, si trasferì nella capitale, con Amendola, Negarville, Giovanni Roveda e Mauro Scoccimarro, ed ebbe anche l’incarico di seguire la federazione romana.
Nel pieno della crisi del Comitato di liberazione per le dimissioni di Ivanoe Bonomi e la mancata approvazione da parte del Comitato di liberazione nazionale romano dell’attentato di via Rasella, il 26 marzo 1944 stilò con lo pseudonimo «Ermete» un rapporto nel quale si prospettava la possibilità di sacrificare momentaneamente la questione istituzionale per salvaguardare gli obiettivi essenziali, ovvero dare «una svolta decisiva alla condotta della guerra», formando «un governo basato sui partiti antifascisti» (Critica Marxista, 1965, n. 2, p. 135). La proposta anticipava la scelta di Togliatti di partecipare al governo Badoglio (la cosidetta svolta di Salerno enunciata al I Consiglio nazionale del PCI il 31 marzo).
Dopo la liberazione di Roma, la Conferenza provinciale della federazione lo elesse segretario (22-24 settembre 1944), carica che lasciò nel maggio 1945 per assumere la segreteria della federazione di Genova. Allo stesso tempo, al V Congresso del PCI (Roma, 29 dicembre 1945 - 6 gennaio 1946) fu eletto nel Comitato centrale e confermato membro della direzione.
Fu eletto alla Costituente nel collegio di Genova e restò alla Camera dei deputati nelle successive cinque legislature. Nell’estate del 1946 le federazioni liguri chiesero, e ottennero, la sua nomina a segretario regionale. Nel settembre 1947 entrò nella segreteria nazionale, per poi assumere, dal giugno al novembre 1948, l’incarico di segretario regionale della Lombardia. A Milano svolse un ruolo decisivo nel mantenere le manifestazioni seguite all’attentato a Togliatti del 14 luglio 1948 sul terreno della democrazia, senza che si verificassero gli episodi di tipo preinsurrezionale che assunsero in altre città. Alla fine del 1948 fu richiamato nella segreteria nazionale per seguire l’attività sindacale nella difficile situazione determinatasi dopo la scissione delle componenti democristiane e laiche e preparare il suo passaggio alla segreteria della CGIL (Confederazione generale italiana del lavoro), che avvenne al congresso di Genova (4-9 ottobre 1949).
Responsabile dell’organizzazione della CGIL, si impegnò per un radicamento capillare del sindacato nelle aziende, nonostante la politica centralizzata perseguita allora dalla CGIL, anticipando per molti aspetti la linea che il sindacato avrebbe assunto dopo il 1955. In questo periodo diede anche un grande impulso alla formazione sindacale. Dopo la sconfitta della CGIL nelle elezioni della Commissione interna alla Fiat del marzo 1955, la linea del ritorno in fabbrica fu fatta propria da Giuseppe Di Vittorio e Novella fu scelto per dirigere la Federazione impiegati operai metallurgici (FIOM). Alla morte di Di Vittorio, nel novembre 1957, fu eletto segretario generale della CGIL.
Il suo contributo fu decisivo per rendere la CGIL uno dei protagonisti del cambiamento che caratterizzò quegli anni. Sin dal primo congresso da segretario (V Congresso, Milano, 2-7 aprile 1960), avviò un profondo rinnovamento politico e organizzativo che consentì alla CGIL di rinsaldare i legami con i lavoratori e insieme di portare il confronto sul piano dei contenuti della politica economica e sociale sia al proprio interno, sia con gli altri sindacati e col governo. A fronte dei tentativi operati dal centro-sinistra di marginalizzare il PCI e la componente comunista del sindacato, seppe operare per una crescente unità sindacale, concretizzatasi prima attraverso l’unità d’azione poi nella definizione di un’organizzazione unitaria CGIL, CISL e UIL, che consentì i risultati dell’autunno caldo.
Come segretario della CGIL, tra il 1958 e il 1962, fu anche presidente della Federazione sindacale mondiale (FSM).
A lui si deve la prima rottura operata da dirigenti comunisti italiani in organismi internazionali. Al Congresso della FSM (Mosca, 5-15 dicembre 1961), infatti, la delegazione della CGIL approvò il documento finale, ma esplicitò i punti di dissenso con una dichiarazione di voto pronunciata da Luciano Lama.
Anche negli anni dell’impegno sindacale continuò a far parte degli organismi dirigenti del PCI: sino al XIII Congresso (10-17 marzo 1972) fu membro del Comitato centrale e della direzione, e dal gennaio 1966 anche del neoistituito ufficio politico. Dopo che il VII Congresso della CGIL (Livorno, 16-21 giugno 1969) stabilì l’incompatibilità tra organi esecutivi di partito, assemblee elettive e responsabilità sindacali, lasciò il parlamento e l’ufficio politico del PCI. Tuttavia, quando il Consiglio generale della CGIL del 9-11 febbraio 1970 si pronunciò per accelerare il percorso unitario, optando anche per l’immediato abbandono di tutti gli incarichi di partito da parte dei dirigenti sindacali, decise di lasciare la CGIL. Messo in minoranza su questioni strategiche, ma intimamente convinto che una salda unità sindacale non potesse eludere i nodi politici e strategici alla base della divisione fra le confederazioni e che l’incompatibilità tra partiti e sindacati non risolvesse la problematicità dei rapporti tra rappresentanza politica e sindacale, il 18 marzo 1970 inviò una lettera di dimissioni, accolte dal Consiglio generale del 23-24 marzo 1970. Lasciata la CGIL, proseguì il suo impegno nel PCI, occupandosi dei problemi posti dalle neoistituite regioni. Al XIII Congresso fu nominato presidente della commissione centrale per la politica internazionale, ma non accettò, anche per sopravvenuti motivi di salute, la candidatura per le elezioni politiche del 1972.
Morì a Roma il 14 settembre 1974.
Il carattere schivo e riservato, e la cura posta nel minimizzare il proprio contributo per esaltare l’elaborazione collettiva andarono a scapito della sua popolarità. La prudenza nei giudizi e nelle decisioni, l’argomentare analitico, privo di suggestioni retoriche, furono tratti costanti del suo stile di direzione, che si impose per la capacità di fare scelte importanti e innovative nel partito come nel sindacato, grazie all’osservazione attenta dei mutamenti sul piano nazionale e internazionale e alla capacità di coglierne le tendenze e i problemi.
Opere:Genova, Parigi 1939; Documenti inediti sulle posizioni del PCI e del PSIUP dall’ottobre 1943 all’aprile 1944, a cura di G. Amendola - F. Frassati, in Critica marxista, 1965, n. 2, pp. 131-139; Scritti e discorsi 1957-1970, a cura di G. Bianchi - R. Rosso, Roma 1981; per l’attività parlamentare si rinvia agli Atti dell’Assemblea costituente e della Camera dei deputati.
Fonti e bibl.:Roma, Fondazione Istituto Gramsci, Fondo A. N.; Roma, Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 3565, ad nomen; Tribunale speciale per la difesa dello Stato, bb. 243-245; Ibid., Archivio CGIL; Genova, Archivio privato di Nicola Simonelli. N., a cura della Commissione propaganda del PCI, [Roma] s.d. [ma 1946]; La scomparsa di A. N. L’annuncio del Cc e della Ccc, in l’Unità, 16 settembre 1974; P. Spriano, Lo stile di un dirigente, in Rinascita, 20 settembre 1974; A. Accornero, Il suo lavoro nel sindacato per l’unità, ibid.; R. Martinelli, N. A., in F. Andreucci - T. Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico. 1853-1943, III, Roma 1977, pp. 702-705; L’opera e la figura di A. N. ... Atti del Seminario, Milano 1980; A. Natta et al., A. N. nel partito e nel sindacato, Roma 1981; N. a Genova, a cura della Federazione genovese del PCI, s.d. [ma 1981]; G. Chiaromonte, Il «risarcimento» che dobbiamo ad A. N., in l’Unità, 14 settembre 1984; R. Scheda, Protagonista di svolte decisive nel sindacato, ibid.; N. Simonelli, A. N. e il PCI a Genova (1945-1947), Genova 2008; A. N.: Il dirigente dei momenti difficili, a cura di F. Loreto, Roma 2006 (con una rassegna di scritti e discorsi dopo il 1947 a cura di F. Giasi). Ampi riferimenti all’attività di dirigente sindacale di Novella in: A. Accornero, Per una nuova fase di studi sul movimento sindacale, in Problemi del movimento sindacale in Italia, 1943-73, Milano 1976, pp. 1-105; M.L. Righi, Educazione alla democrazia e formazione dei «quadri» nell’esperienza della CGIL (1948-1954), in Cultura politica e democrazia. La formazione politica in Italia e nei partiti della sinistra europea, a cura di G. Memo, Roma 1990, pp. 99-138; Id., I rapporti tra Giuseppe Di Vittorio e il PCI alla luce della nuova documentazione d’archivio (1946-1949), in Annali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, 1993, nn. 2-3, pp. 13-109; Id., Gli anni dell’azione diretta (1963-1972), in L. Bertucelli - M.L. Righi - A. Pepe, Il sindacato nella società industriale, Roma 2008, pp. 49-215.