AGRIANI ('Αγριᾶνες, Agriānes)
Popolo che abitava alle sorgenti dello Strimone sotto il monte Scornio, l'odierno monte Vitoch. Li troviamo menzionati la prima volta da Erodoto (V, 16) in un luogo di dubbia autenticità, perché, secondo questo luogo, gli Agriani avrebbero abitato presso il Pangeo, mentre, come abbiamo visto, avevano sede alla sorgente dello Strimone. Nel 430 figuravano come assoldati da Sitalce, re degli Odrisi, nella sua marcia contro Perdicca e i Caldesi; li troviamo più tardi nell'esercito di Alessandro sotto il re Langaro. Formarono inoltre gli Agriani un corpo di truppa sotto Antigono Dosone al tempo della guerra cleomenica, e sono ricordati come un popolo rozzo e guerriero.
Circa la nazionalità degli Agriani, si suole ritenerli Traci: effettivamente una testimonianza esplicita sulla loro nazionalità tracia manca nelle fonti antiche: anzi Tucidide (II, 96), dopo aver detto che Sitalce eccitò a seguirlo i Traci montani che abitavano intorno al monte Rodope, aggiunge che eccitò anche "gli Agriani, i Lilei e tutte le altre popolazioni peoniche". Il nome Agrianes ricorda gli Agrei, popolo etolico. Agrianio è il nome d'un mese del calendario di Coo e di Calimna. Inoltre Agriania (v.) è il nome di una solennità funebre che si celebrava in Argo (nome che ritorna anche sotto la forma di Agrani). Va ancora notato che il nome degli Agriani ha anche le forme parallele di 'Αγρίαι e 'Αγραῖοι. È vero che un fiume da Erodoto chiamato Agriane è un affluente di sinistra dell'Ebro, ma il nome indigeno è Ergine, e Agriane ha tutta l'apparenza d'un ellenizzamento del nome forse per una lontana somiglianza di suono. Certamente Langaro è nome barbaro, ma sembra illirio (Longaro re dei Dardani), non tracio; e con la probabilità che i re agriani siano stati imparentati con qualche re illirico, o che in segno di amicizia si sia imposto a un principe agriano il nome d'un re illirio (caso analogo a quello del Cipselide Psammetico), si spiega la presenza di qualche nome esotico. Tuttavia col contatto di popolazioni barbare non è improbabile che l'originario tipo ellenico siasi adulterato e oscurato; e forse al tempo dell'impero romano aveva ormai perduta ogni impronta di nazionalità greca (v. peoni).
Fonti: Tucidide, II, 96; Polibio, II, 45, X, 62; Livio, XXXIII, 18 seg.
Bibl.: Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 891; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ed., I, i, 70; 2, 59.