AHRIMAN
. E nello zoroastrismo (v.) la divinità malefica, lo spirito del male, in contrapposizione ad Ohrmazd, divinità suprema e spirito del bene. Nelle Gāthā, che sono le parti più antiche dell'Avestā (v.) e risalgono con ogni probabilità a Zarathustra stesso, si parla di un "malvagio sentimento" (akah manah) e di un "malvagio spirito" (angra mainyu), che fanno contrasto allo "spirito pio" (spenta mainyu) di Ahura mazdā. Già con Zarathustra stesso l'opposizione dialettica del bene e del male ha portato la dottrina mazdaica, in origine strettamente monoteistica, a quel dualismo che nello svolgimento successivo ne diventerà il carattere, se non fondamentale, precipuo.
Nelle parti più recenti dell'Avestā la personificazione di Ahriman (Angra mainyu) è già interamente compiuta, e il dio uscito dalle tenebre, perverso insidioso e ribelle, ha tanta realtà, quanta ne ha Ahura mazdā, il dio della luce e del bene. E poiché nelle iscrizioni degli Achemenidi non v'è cenno di questo "spirito del male", mentre vi domina Ahura mazdā "il dio potente, il più grande degli dei", donatore di regni e protettore dei buoni, è legittimo pensare che la creazione della figura di Ahriman sia un aspetto dell'attività speculativa dei Magi (v.) - alla quale si conservò estraneo il politeismo degli Achemenidi - su elementi derivati dalla dottrina di Zarathustra.
Nell'Avestā recente e nella letteratura religiosa in pahlavī la figura di Ahriman conserva sì il carattere della sua origine dialettica, poiché la sua essenza è l'opposizione, la contraoffesa, la limitazione all'opera di Ohrmazd: quando questi creò il mondo del bene, Ahriman si levò dalle tenebre e gli oppose il mondo del male per "tagliare la strada alle creature della buona legge"; quando Ohrmazd creò la vita, Ahriman gli oppose la morte. Ma essa è tuttavia già una figura a sé, centro di un mondo proprio e con autonomia sufficiente per giustificare la definizione di "dualismo" che si suole applicare alla religione mazdaica. Ahriman è il creatore del mondo malvagio, il signore delle creature che combattono le creature dello "Spirito pio"; egli ha creato il mostro Azhi Dahāka (vecchia figura della mitologia indoiranica tornata a nuova vita nella speculazione dei Magi) per distruggere le creature di Asha, la buona legge; egli ha inviato sugli uomini le malattie e i misfatti; ha creato le meteore per turbare l'ordine del firmamento; egli, il demonio dei demonî, il signore malvagio, ha con sé una coorte di spiriti malèfici che debbono sconvolgere gli uomini e distruggere il bene; ma quando vi sarà la grande battaglia definitiva fra i due spiriti, le sue forze non resisteranno alla potenza di Ohrmazd, ed egli soccomberà, trascinando nel nulla tutte le sue creature. Degli aspetti che Ahriman assume, non si parla; ma, secondo una leggenda tramandata in uno degl'inni epici (Yasht, 17) dell'Avestā egli sotto l'aspetto di un cavallo venne domato e cavalcato per trent'anni dal re Takhm Urupa; e nei mostri contro i quali combattono i re nei monumenti degli Achemenidi, sono da vedere le personificazioni delle creature di lui.
I moderni seguaci dello zoroastrismo (v. parsi), i quali insistono sulla natura monoteistica della religione mazdaica, riportandosi alla fase gāthica della dottrina, non vedono in Ahriman niente più che una forza, un'energia spirituale, la quale coesiste e si oppone al "buon volere" dell'unico dio, Ohrmazd. Dal regno della ribellione e della morte a cui lo condannava lo zoroastrismo, è tanto l'orrore da lui destato che il pio amanuense dei testi religiosi, quando ne scrive il nome, fa sì che esso nella linea appaia rovesciato.
Ahriman è assurto con il mitraismo alla gloria degli altari. Già negli scrittori greci Ahriman ('Αρειμάνιος) è reso con "Αιδης per uno spiegabile raccostamento del dio delle tenebre e del male al dio dei morti (Teopompo in Plut., De Is. et Os., 47, Aristotele, fr. 6 Rose); e per via di questo sincretismo con la figura di "Αιδης si spiega la venerazione che Ahriman conseguì nel mitraismo, come provano alcune iscrizioni mitriache dedicate Deo Areimanio.
La figura di Ahriman nello zoroastrismo ha punti di contatto con figure demoniache di altre religioni e soprattutto con quella di Satana nel giudaismo, per la quale si è anche pensato a probabili influenze iraniche. Qualche tratto della leggenda si ritrova anche nel buddhismo, se è vero, come da qualcuno è sostenuto, che la tentazione del Buddha per opera di Māra è da mettere in rapporto cnn la tentazione di Zarathustra per opera di Ahriman.
Bibl.: J. Darmesteter, Ohrmazd et Ahriman, Parigi 1887; W. Jackson, in Grundriss der iranischen Philologie, II, p. 647 segg. e in J. Hastings, Encyclopaedia of Religion and Ethics, I, p. 237 segg.; R. Pettazzoni, La religione di Zarathustra nella storia religiosa dell'Iran, Bologna 1921, passim.