al-MUTANABBĪ
. Poeta arabo del sec. X, nato ad al-Kūfah nel 303/915, ucciso presso Baghdād nel 354/965. Il nome di al-M., che vuol dire "colui che si spaccia per profeta" (il suo vero nome era Aḥmad ibn al-Hụain) è collegato con un episodio di gioventù, allorché in Siria si proclamò profeta, ma ebbe scarso seguito e fu presto arrestato e indotto a sconfessarsi. Fece la vita del poeta di corte, e il suo periodo migliore passò ad Aleppo, presso il ḥamdānide Saif ad-dawlah, di cui celebrò in alcune delle sue migliori poesie le imprese guerresche contro i Bizantini. Fu poi anche al Cairo, alla corte ikhshīdita di Kāfūr, e infine ad Arragiān e a Shīrāz in Persia, presso ministri e principi buwayhidi.
La sua poesia, celebratissima, benché anche spesso discussa e accusata di plagio dalla critica indigena, è magniloquente, e talvolta, nelle descrizioni degli ambienti beduini e nell'espressione di stati d'animo degni dell'antico sayyid preislamico, di singolare efficacia, ma viziata da concettosità, iperboli e secentismi. Il divano di al-M., col commentario di al-Wāḥidī, è stato edito da F. Dieterici, Berlino 1861. Numerosissime le edizioni orientali.
Bibl.: F. Gabrieli, La vita di al.-M., in Rivista degli studi orientali, XI, pp. 27-68; id., Studi sulla poesia di al-M., in Rendiconti Accad. Lincei, cl. sc. mor., s. 6ª, III (1927), pp. 3-45; id., in Giornale Soc. asiat. italiano, n. s., II (1929), pp. 1-25.