ALAMANNO da Costa
Genovese, di famiglia mercantile, appare fin dal 1193 come datore di accomende per la Sicilia. Ebbe parte importante nella guerra di corsa. Nel 1204 A., insieme con il figlio Benvenuto, catturò con la sua nave "Carroccia" la galea pisana "Leopardo" e poco dopo indusse una squadra di navi genovesi, incontrata presso Candia, a far rotta verso Malta, e di qui, d'accordo con Enrico il Pescatore, conte di Malta e ammiraglio di Sicilia, conquistò il 6 ag. 1204 Siracusa, occupata poco prima dai Pisani; dopo aver distrutto due navi pisane e aver assediato la città per sei giorni, fu acclamato conte di Siracusa, che gli venne concessa in feudo a nome di Genova. Quel porto divenne base delle imprese piratesche di A., nonché della politica genovese nel Mediterraneo, assicurandole l'egemonia in Sicilia per un ventennio e divenendo punto di appoggio militare e centro del commercio granario genovese. Nel dicembre del 1205, dopo un assedio di quattro mesi, A. respinse un attacco condotto da una grossa flotta (10 navi e 12 galee) e da un forte esercito pisano comandato dal conte Ranieri di Manenta; nel giugno 1217 fu fatto prigioniero dai Veneziani, guidati da Marco Zorzano in una scorreria contro Creta, ma fu liberato l'anno successivo. Nel 1219 partecipò, con una galea, alla quinta crociata e fu tra i conquistatori di Damietta. A. mantenne Siracusa fino al 1221, quando Federico II lo espulse dalla città. Nel luglio 1223 il papa Onorio III lo raccomandava ai consoli di Terracina, dove A. si trovava con i suoi, e nel febbraio 1224 lo accoglieva sotto la sua protezione con la famiglia e i beni, mentre era in procinto di aiutare, nel recupero di Tessalonica, il marchese Guglielmo di Monferrato in cambio di "centum militias seu militaria feuda" oppure iooo marche d'argento, con la garanzia papale. È probabile che A. sia morto nel corso di questa disgraziata spedizione; è certo comunque che era già morto nel 1229, come risulta dall'ingiunzione del podestà di Genova, lacopo di Balduino, al giudice di Torres, di non prestare aiuti al figlio naturale di A., Caroccino, accusato di "exercere pyraticam more patris".
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, fondo Materie politiche, mazzo 3 (docc. dic. 1208 e giugno 1212); Ibid., Cartulario notarile intestato a Lanfranco, vol. II, parte II, fol. 26 (ms.); Regesta Honorii papae III, a cura di P. Pressutti, II, Romae 1895, p. 148 n. 4433, p. 207 n. 4757; Historia ducum Veneticorunz, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores XIV, Hannoverae 1883, p. 95; Ogerii Panis Annales, in Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, II, a cura di T. Belgrano e C. Imperiale, Roma-Genova 1901, pp. 91, 92, 97, 98, 110, 115, 119, Marchisii Scribae Annales, ibid, p. 171 n. 4; D. Orlando, Un codice dileggi e diplomi siciliani del medio evo, Palermo 1857, p. 102; M. Amari, Storia dei musulmani in Sicilia, III, 2, Firenze 1872, p. 606; S. Privitera, Storia di Siracusa antica e moderna, II, Napoli 1879, pp. 31-32; C. Manfroni, Storia della marina italiana dalle invasioni barbariche al trattato di Ninfeo, Livorno 1899, pp. 263, 303-304; O. Gerola, La dominazione genovese in Creta, in Atti della i. r. Accad. di scienze, lettere ed arti degli Agiati in Rovereto, s. 3, VIII (1902), pp. 139, 140, 149, 153, 165, 174; F. Donaver, La storia della repubblica di Genova, I, Genova 1913, pp. 92, 97; C. Imperiale, Genova e le sue relazioni con Federico II di Svevia, Venezia 1923, pp. 10, 11; V. Vitale, Il Comune del podestà a Genova, Milano-Napoli 1951, pp. 150-155, 166, 167, 172, 174, 180; Id., Breviario della storia di Genova, II, Genova 1955, pp. 38 ss.