ALBA LONGA
. Antichissima città del Lazio, che, secondo la tradizione, dette i natali alla stirpe di Roma. Sorgeva sui colli da essa chiamati Albani, circa venti chilometri a SE. di Roma: fu fondata, secondo la leggenda, da Ascanio figlio di Enea, con la deduzione di alcune popolazioni latine e di un gruppo di abitanti di Lavinia, la città costruita da suo padre Enea sul litorale presso Ardea. L'esistenza di Alba Longa, come città, è fuori di dubbio; essa è provata infatti, sia dalla vasta necropoli scoperta sul Monte Cucco e sul Monte Crescenzo, a NO. di Castel Gandolfo, sia dai sacerdozî albani che rimasero presso i Romani anche dopo la distruzione della città, sia infine dalla tradizione annalistica; quella che, invece, è una ricostruzione dotta della stessa tradizione, è la storia dei dodici re di Alba, creata per un doppio motivo, storico e politico: storico, per riempire lo spazio di circa 430 anni tra la mitica venuta di Enea nel Lazio, subito dopo la distruzione di Troia (fissata da Eratostene al 1184 a. C.) e la fondazione di Roma (753 a. C.); politico, per nobilitare l'origine stessa di Roma, riconnettendola alla gloriosa gente troiana. Roma, infatti, sarebbe stata in principio una colonia di Alba, poi sarebbe divenuta indipendente, quindi rivale, e infine si sarebbe sovrapposta alla vecchia città, vincendola e distruggendola.
La distruzione di Alba Longa è posta da Livio e da Dionigi sotto il regno del terzo re di Roma, Tullo Ostilio, cioè verso la prima metà del sec. VII a. C., data che può essere ritenuta esatta, perché è confermata dal materiale scavato nella suddetta necropoli, che appartiene appunto alla prima età del ferro e termina con i primi vasi di argilla figulina.
Sull'ubicazione precisa della città vi è fra i dotti discussione: i più antichi scrittori di cose romane, nel'400 e nel'500 stimarono che la moderna Albano occupasse il sito della città latina; in seguito il Cluverio (1624) nell'Italia Antiqua, il Riccy (1787) e il Giorni (1844) la collocarono sul ciglio del cratere del lago Albano, dove è oggi il convento di Palazzolo, per l'esistenza colà di alcune antiche cave che si volle avessero fornito il materiale alla vetusta città. Il Gell, invece, seguito dal Nibby, spostò la città sul versante nord del lago, in località detta Coste Caselle, dove peraltro non esiste alcuna traccia di antichità. La terza teoria, che certamente appare come la migliore, è quella espressa fino dal Seicento dall'Olstenio (Holstenius), ripresa poi e dimostrata con validi argomenti dall'Ashby, e accettata dal Tomassetti, la quale colloca l'antica Alba nel sito stesso dell'odierna Castel Gandolfo. Infatti anche il castello papale ha la forma di una citta allungata, sulla dorsale di un colle, mentre il luogo dove sorge il palazzo pontificio si presta magnificamente per un'arce. Inoltre questa località è la più vicina alla necropoli sopra ricordata e a Boville, che dopo la distruzione di Alba ne ereditò i sacerdozî, proseguendo il culto delle antiche divinità che erano ancora venerate al tempo di Giovenale.
Domiziano costruì nel sito, dove ancora al suo tempo ardeva il fuoco sacro della Vesta Albana, affidato ad uno speciale collegio di Vestali, una villa magnifica, di cui si ammirano grandiosi avanzi nella moderna villa Barberini e nella villa di Propaganda Fide. Di altre ville numerose, erette durante la repubblica, abbiamo avanzi, tra cui quella di Clodio, presso la via dell'Ercolano, e quella di Pompeo, nella moderna villa Doria. Altre infine conosciamo soltanto per le notizie storiche, tra cui quella che Stazio ebbe in dono dall'imperatore, insieme con una certa quantità di acqua dell'acquedotto domizianeo.
Sul principio del sec. III d. C., fu acquartierata in Albano per ordine di Settimio Severo la II legione partica, chiamata in Roma dall'Oriente per sostituire i pretoriani infedeli, e allora una parte della villa divenne un vasto campo fortificato; a ridosso di un colle fu eretto un anfiteatro per gli spettacoli destinati a ricreare le truppe; a fianco della via Appia fu innalzato un sontuoso edificio termale e in un luogo più appartato, fu stabilito il sepolcreto.
Questa legione crebbe in breve tempo con nuovi elementi venuti da Roma e coi veterani rimasti sul posto, tanto che al tempo di Costantino intorno ai Castra Albana era sorta un'intera città la Civitas Albanensis, così importante da meritarsi subito l'onore di essere elevata a sede vescovile suburbicaria e da avere una basilica, i cui resti si osservano ancora sotto la moderna cattedrale. È questa l'origine della città di Albano, la cui storia nel Medioevo non presenta fatti di notevole rilievo, e solo va ricordata come sede dei Savelli che vi ebbero un potente castello a dominio della via Appia.
Bibl.: G. R. Volpi, Vetus Latium profanum, VII, p. 1 segg.; G. A. Riccy, Memorie storiche dell'antichissima città di Alba Longa e dell'Albano moderno, Roma 1787; W. Gell, Topography of Rom and its vicinity, 1834, I, p. 34 segg.; A. Nibby, Analisi dei dintorni di Roma, I, 2ª ed., Roma 1848, p. 59 segg.; F. Giorni, Storia di Albano, Roma 1844; Th. Ashby, in Journal of Philology, XXVII, p. 37 segg.; O. Iozzi, Storia di Abano Laziale, Roma 1904; G. Tomassetti, La Campagna romana, II, Roma 1910, p. 159 segg.; G. Lugli, in Bullettino Commiss. arch. com., Roma 1917, p. 39 segg.; id., in Ausonia, IX (1914) p. 211 segg.; X (1920), p. 210 segg.