ALBANIA (II, p. 97; App. I, p. 77; II, 1, p. 107)
Secondo la costituzione del marzo 1946 (come modificata nel luglio 1950) nella repubblica popolare albanese è prevista un'unica assemblea legislativa di 188 deputati (uno ogni 8000 ab.) eletti per quattro anni in un'unica lista da tutti i cittadini di ambo i sessi che abbiano compiuto 18 anni di età, ad eccezione di coloro che abbiano collaborato coi Tedeschi o con gli Italiani. Ma la suprema autorità, sia dello stato sia dell'unico partito (Partito Albanese del Lavoro, comunista), è il Politburo (9 membri, più 6 candidati).
La divisione amministrativa in 10 prefetture è rimasta immutata. Dopo il censimento del 1941 un altro ne fu eseguito il 2 ottobre 1955; esso noverò 1.394.000 ab. Il confronto col censimento del 1941 (1.105.905 ab.) rivela un aumento assai cospicuo della popolazione e ciò va d'accordo coi dati che si posseggono sull'incremento naturale (27,3 per mille nel 1954; 28,6 nel 1955). Al giugno 1958 la popolazione, secondo calcoli approssimativi, aveva raggiunto un milione e mezzo di abitanti. L'Albania resta il meno densamente popolato degli stati balcanici.
Come è noto, l'A. è molto divisa dal punto di vista religioso. Circa i 7/10 della popolazione sono musulmani; 2/10 ortodossi (Chiesa ortodossa albanese autocefala retta da un Sinodo) e poco più di un decimo cattolici romani. Il cattolicesimo prevale tra i Gheghi del nord. L'A. è anche sede del capo della setta islamica dei Bektāshī.
Condizioni economiche. - L'economia dell'A. è oggi in gran parte pianificata. Nel 1955 le terre arabili comprendevano 376.000 ettari (13,5% dell'area totale), i prati e pascoli 850.000 ettari (29,6%), le foreste 1.130.000 ettari (39,3%); del rimanente (17,5%) si calcolava che almeno una metà potesse essere in qualche modo utilizzato. Il secondo piano quinquennale prevede l'estensione delle terre arabili a 443.000 ettari entro il 1960.
La coltura principale è il mais che occupa il 58% delle terre arabili ma la produzione (intorno a 150.000 tonn.) è modesta rispetto all'area coltivata. Il grano occupa il 18% e dà intorno a 120-130.000 tonnellate. La produzione di tabacco, la cui coltivazione è libera, raggiunse nel 1957 1.100 t (inferiore assai alla media prebellica). Tra le piante di recente introduzione può menzionarsi la barbabietola specialmente nella piana già occupata dal lago Maliq, ora bonificata (9000 t nel 1957). Tra le colture arboree il primo posto spetta sempre all'olivo (3200 t nel 1957); la vite ha tuttora modesta importanza.
Il patrimonio zootecnico è alquanto in deperimento dal 1946. Si calcolano 650.000 pecore; 850.000 capre; 430.000 bovini; 125.000 tra asini muli e cavalli. Il governo favorisce l'incremento di tale patrimonio: principale prodotto è la lana (circa 22.000 tonn. di lana greggia). Nel 1957 il legname prodotto dalle foreste (querce, pini, ecc.) fu calcolato a 125.000 m3. Non consta che la pesca (acque costiere, laghi di Scutari e di Ochrida) abbia fatto progressi.
Qualche incremento si riscontra invece nella produzione mineraria. Il principale distretto petrolifero è quello di Kuçovë (Qyteti Stalin), nella valle del Devoli, donde un oleodotto reca il prodotto a Valona. Esistono due raffinerie, una a Kuçovë e una più moderna (1956) a Cerrik a sud-ovest di Elbasan; la capacità dei due stabilimenti dovrebbe essere di 180.000 t l'anno. Le statistiche più recenti danno poi circa 160-165.000 t di minerali di cromo (Belcize), 235.000 di carbone, 147.000 di lignite. Di antica data sono la produzione di bitume (Selenizza) e di piriti cuprifere (Rubik sul Mati; produzione limitatissima). Sono ancora in efficienza le saline di Arta presso Valona.
Sono in funzione tre impianti idroelettrici: al M. Daita presso Tirana, a Selita, e nella località denominata Karl Marx, sul Mati, in funzione dal 1957. La produzione totale fu nel 1957 di 125 milioni di kWh.
Le attività industriali, sebbene in lento progresso, sono ancora modeste: tra quelle che di recente hanno avuto qualche sviluppo sono da menzionare il cementificio (Valona), il cotonificio e il lanificio (Scutari, Tirana), lo zuccherificio (Malik) e il saponificio.
Commercio e comunicazioni. - Le relazioni commerciali sono dirette essenzialmente agli stati comunisti; minime quelle con altri paesi. Articoli esportati sono petrolio, minerali di cromo, tabacco. Per la massima parte dei prodotti manufatturati di ogni genere, l'A. è cliente dell'estero. Il porto più attrezzato è quello di Durazzo; altri porti: Valona, Santi Quaranta (Sarandë) e San Giovanni di Medua (Shëngjin). Vi sono 117 km di ferrovie: Durazzo-Tirana e Durazzo-Kavaja-Elbasan. È in costruzione un tronco che congiunge Cerrik con Patos e un altro da Valona a Mamalia nella valle del Devoli. Le strade accessibili a veicoli a motore hanno uno sviluppo totale che può esser calcolato a circa 2400 km; sono ancora in massima parte quelle costruite dall'Italia. L'aeroporto di Tirana è collegato a Budapest, Praga e Mosca da servizî ungheresi, cecoslovacchi e sovietici.
Finanze. - Lo stato esercita il controllo sulle risorse nazionali a mezzo di un apposito ministero di controllo che, con legge del 1954, è stato trasformato in Commissione del controllo di stato. Il bilancio statale presenta generalmente un avanzo, sia pure di lieve entità; in sensibile aumento gli investimenti lordi, passati da 4,6 miliardi di leks nel 1955 a 9,7 miliardi nel 1958. Banca d'emissione è la Banca di stato albanese, istituzione statale autonoma, avente personalità giuridica; essa, oltre ad emettere biglietti di banca e moneta metallica, gestisce la tesoreria dello stato e può assumersi ogni operazione bancaria e finanziaria. L'unità monetaria e il lek, il cui cambio è stabilito in 1 leik per 2,03 cents di dollaro U.S.A. Diamo qui (vedi oltre) i dati sul bilancio dello stato dal 1951 al 1959 (al 31 dicembre).
Storia. - I rapporti di amicizia e di collaborazione con la Iugoslavia s'interruppero improvvisamente il 10 luglio del 1948 quando, in conseguenza della rottura tra Tito e il Cominform, il partito comunista-albanese si schierò a fianco dell'URSS. Il governo di Tirana denunziò tutti gli accordi con la Iugoslavia (ad eccezione del trattato di amicizia e reciproca assistenza del 9 luglio 1946, poi denunziato da Tito il 12 novembre 1949) ed espulse i tecnici e gli esperti iugoslavi che, sulla base di detto accordo, avevano avviato l'unione economica e doganale dell'A. con la Iugoslavia, col proposito - non escluso da taluni dirigenti albanesi - di fare entrare il paese nella federazione iugoslava. Il titoista Koci Xoxe, vicepresidente del Consiglio e capo della polizia segreta, fu arrestato insieme ai suoi seguaci, condannato per attività "trozkiste" e "titoiste" e quindi fucilato (11 giugno 1949). Dopo la rottura con la Iugoslavia, i "consiglieri" sovietici, già presenti in A. nell'esercito, nella scuola, in tutta la vita albanese, si moltiplicarono e sostituirono quelli iugoslavi. Così, nel rimanere fedele ancora una volta alla sua linea storica, che ha visto gli Albanesi inserirsi a volta a volta in un complesso più vasto, l'A. è passata dall'orbita iugoslava a quella sovietica. Sempre sotto la presidenza di Enver Hoxha, Mehmet Shehu divenne ministro dell'Interno e capo della polizia segreta; la costituzione del 1946 fu modificata nel luglio 1950 per essere adeguata a quella sovietica; soppresso l'insegnamento del serbocroato, in tutte le scuole secondarie fu introdotto l'insegnamento del russo, mentre un istituto di lingua e letteratura russa fu istituito in seno all'Istituto Superiore Pedagogico; varî corsi di lingua russa si cominciarono a tenere nelle associazioni e nelle industrie e numerosi borsisti vengono accolti nell'URSS e nei paesi comunisti a questa legati. Nel settore religioso, per una legge del 26 novembre 1949 tutte le comunità religiose furono obbligate a sviluppare fra i loro membri sentimenti di fedeltà verso il potere comunista, ed i loro capi dovevano ricevere la sanzione del governo; in particolare i capi non comunisti delle due grandi comunità musulmane dei Bektāshīe dei Sunni furono sostituiti e nel 1950 una delegazione musulmana fece visita nell'URSS ai centri musulmani dell'Uzbekistan; i capi legittimi della Chiesa ortodossa, fra cui il metropolita Cristoforo Kisi, furono arrestati e confinati, sostituiti da Pashko Vodica creato vescovo e che tenne a stringere più stretti legami col patriarcato di Mosca; la Chiesa cattolica nel 1953 conservava solo 100 chiese delle 253 prima esistenti e 2 monasteri, mentre nell'agosto 1951 furono coattivamente interrotti i legami fra la Chiesa cattolica albanese - proclamatasi Chiesa "nazionale" - e la Santa Sede.
Dal punto di vista economico, l'A. si è applicata in un notevole sforzo d'industrializzazione, d'incremento della produzione agricola e di sfruttamento delle materie prime (rame, petrolio, bitumi, cromo), che vengono esportate verso l'URSS e i paesi comunisti. Per la sua posizione di punta verso l'Occidente, era naturale che dall'A., anche dopo la rottura fra Tito e il Cominform, partissero gli aiuti ai guerriglieri comunisti greci, tanto che il 21 settembre 1949 la commissione speciale delle N. U. per i Balcani consigliò l'Assemblea generale di dichiarare il governo di Tirana "primarily responsible for the threat to peace in the Balkans", chiedendogli di cessare gli aiuti agli insorti greci. Cessato il conflitto in Grecia, il 15 dicembre 1955 l'A. fu ammessa fra le Nazioni Unite.
L'isolamento dall'Occidente nel clima di guerra fredda si è quindi accentuato, tanto che delle potenze occidentali solo l'Italia (dal maggio 1949), la Francia e la Turchia intrattengono rapporti diplomatici con l'Albania. Dopo la morte di Stalin, nel dicembre 1953 furono ripresi i rapporti diplomatici con la Iugoslavia e due anni più tardi, il 14 maggio 1955, l'A. firmò il trattato di Varsavia o patto di sicurezza orientale insieme agli altri stati del gruppo comunista, ricevendo così una garanzia di sicurezza sia dall'URSS che dagli altri stati comunisti, per cui la sua posizione balcanica ne uscì considerevolmente rafforzata. Questo valeva sia verso la Iugoslavia (che valorizzando sul punto culturale la minoranza albanese del Kossovo-Metohija intende fare di questa regione un centro di attrazione verso l'A.), sia nei confronti della Grecia, che alla conferenza della pace di Parigi del 1946 aveva affacciato delle rivendicazioni sull'Epiro settentrionale. Intanto sempre più stretti e saldamente coordinati sul piano economico e soprattutto militare si facevano i rapporti con l'URSS e con le "democrazie popolari", tanto che dal 13 al 16 maggio 1959 si tenne a Tirana la conferenza del Comecon, conclusasi con la richiesta di una maggiore integrazione economica fra i paesi comunisti. Nel far seguito a precedenti accordi, più ampie intese furono concluse a Tirana da N. Chruščëv, nel corso della lunga visita dal 25 maggio al 4 giugno 1959, in fatto di assistenza tecnica per la costruzione di stabilimenti, concessione di specialisti sovietici e per un prestito di 300 milioni di rubli; sul piano militare l'URSS mantiene l'intero controllo delle forze armate albanesi, istruite secondo le direttive e con personale sovietico; si è anche parlato di basi navali sovietiche in A. (Saseno) e d'installazioni per missili. Nel complesso l'A., inserita nel sistema diplomatico, economico e militare sovietico, ha indubbiamente beneficiato dell'interesse sovietico per la sua posizione sull'Adriatico e ad esso risponde con un fedele allineamento sulle direttive politico-ideologiche di Mosca.
Bibl.: V. Dedijer, Il sangue tradito: relazioni jugoslavo-albanesi 1938-1949, Varese 1949; id., Albania, Soviet Pawn, in Foreign Affairs, ottobre 1951; A. Logoreci, Albania and Yugoslavia, in Contemporary Review, giugno 1950; H. F. Armstrong, Tito and Goliath, New York 1951; H. Seton Watson, The East European revolution, Londra 1951; A. Satilov, Narodnaja respublika Albania, Mosca 1954; La République populaire d'Albanie: l'évolution politique, in La Documentation française, Parigi 1954; Chronology of major events in Albania 1944-1952, New-York 1955; S. Skendi e altri, Albania, New York 1956; History of the Albanian Communist Party, in News from behind the Iron Curtain, novembre 1955 e gennaio 1956; R. L. Wolff, The Balkans in our time, Cambridge, Mass., 1956; Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Albania, Albania, Roma 1958.