BIANCHI, Alberto Edoardo
Nacque a Milano il 27 giugno 1876 da Giovanni e da Angioletta Santagostino; il padre, commerciante, aveva una rappresentanza di coloranti per tessili e di prodotti chimici in genere. Finiti gli studi secondari, il B. fu mandato alla scuola di chimica applicata di Mulhouse (Alsazia-Lorena), dove si diplomò. Continuò poi alcune attività commerciali paterne, finché, ai primi del Novecento, iniziò la costruzione di una piccola fabbrica di colle vegetali ad Affori (Milano). La sua attività industriale acquistò importanza, prima regionale poi nazionale, dopo la costituzione a Rho della Società chimica lombarda A. E. Bianchi e C.
Costituita nel 1907, furegistrata il 1º apr. 1908quale società in accomandita semplice tra il B. e la ditta Brüder e C. di Arches, Epinal (Francia), per la durata di venti anni e con capitale di 200.000 lire, suddiviso in 160.000 del B. e 40.000della ditta Brüder. Il B. associò poi i fratelli Carlo e Clemente. La fabbrica fuimpiantata in un'area di circa 20.000 metri quadrati - tra capannoni e depositi scoperti - compresa tra la ferrovia e l'Olona, che nel 1915 costituirà uno dei lati dell'area industriale della società, giunta ormai a oltre 50.000 metri quadrati.
Le prime lavorazioni furono di semplice sussidio ad attività industriali, lombarde e dell'Italia settentrionale in genere, già esistenti, come industrie cartarie, della concia e lavorazione delle pelli: colle da fecola e da amidi, amidi solubili e adesivi per cartonaggi. Nel 1909-1910 il B. iniziò, per primo in Italia, la fabbricazione del nitrito di sodio e della formaldeide, ma la forte tassa gravante sull'importazione dell'alcool metilico fece abbandonare la fabbricazione di quest'ultima. Lo spirito imprenditoriale del B., e forse i presentimenti della prossima crisi bellica, lo portarono ad avviare, nel 1911, il trattamento delle acque ammoniacali residuate dalla distillazione del gas illuminante. La società di Rho produsse così, prima in Italia, ammoniaca in soluzione concentrata, carbonato d'ammonio ed ammoniaca anidra compressa, questa ultima largamente impiegata per gli impianti di refrigerazione, durante la guerra di Libia e, poi, in quella mondiale. Il disancoraggio - almeno parziale - dall'industria chimica tedesca, iniziato col trattamento delle acque ammoniacali (quelle del gas di Roma erano inviate a Berlino per la lavorazione), fu continuato nel 1913 con la fabbricazione di colori d'anilina. Tuttavia lo scoppio della prima guerra mondiale e la belligeranza italiana imposero anche al B. una produzione strategica, soprattutto di ammoniaca compressa per impianti frigoriferi industriali e di nitrato di ammonio per gli esplosivi.
Le esigenze belliche incrementarono eccezionalmente la società, che da una produzione di 950.000 kg nel 1914 passò a 1.300.000 nel 1915, 1.500.000 nel 1916, 2.750.000 nel 1917 e 2.998.000 nel 1918.
Finita la guerra, il B. provvide all'immediata riconversione degli impianti per la produzione di pace: nel 1920, con aiuti tecnici e finanziari dal Consorzio tedesco delle materie coloranti, iniziò la lavorazione di intermedi, mirando all'indipendenza. Contemporaneamente dava alla società una solida base economico-finanziaria, trasformandola, il 7 dic. 1918, in anonima per azioni (di cui fu presidente), con capitale iniziale di 200.000 lire, che l'anno dopo fu portato a 5.000.000. Al consolidamento della struttura economica corrispose un incremento delle iniziative per il reperimento sul suolo nazionale di fonti di materie prime per l'industria chimica. Perciò, oltre alle miniere di blenda e di galena a Gignese (Stresa), la società era compartecipe di industrie come la prima fabbrica di litopone Gelpi e Consonno di Brescia e la Società anonima magnesite ing. P. Rocchietta e C. di Torino per le miniere di Baldissero e Casellette.
Nel 1928 il B., attratto dal problema del combustibile nazionale, fondò la Società chimica mineraria del Sulcis, il cui obiettivo principale era la produzione di carburanti per distillazione delle ligniti. Nella nuova impresa profuse ingentissimi capitali, contribuendo notevolmente allo sviluppo del bacino minerario sardo, dove poi, nel 1938, sorse Carbonia. Dopo pochi anni, però, fu costretto ad abbandonare questa pur valida iniziativa, a causa soprattutto di ostacoli esterni e dell'eccessivo peso finanziario.
Nel 1930, intanto, il B. aveva lasciato la Società chimica lombarda, che attraverso complicate operazioni passò in proprietà delle società I. G. Farbenindustrie (51%) e Montecatini (49%), continuando però per quasi un trentennio a mantenere e il nome e il marchio. Nel 1945 fu posta sotto sequestro come bene nemico; nel 1951 la partecipazione tedesca fu acquistata dall'ANIC (del gruppo ENI).
Il B. morì a Trieste il 4 febbr. 1951.
Fonti e Bibl.: La constatazione del tardivo inizio in Italia di una industria chimica a livello nazionale ha fuorviato l'interesse degli storici dell'industria da quel settore. Così A. Fossati non cita né il B. né la Società chimica lombarda sia nello studio Lavoro e produzione in Italia dalla metà del sec. XVIII alla seconda guerra mondiale (Torino 1951) sia in altri saggi; essa è appena ricordata da B. Caizzi,Storia dell'industr. italiana.Torino 1965, p. 497, per l'assorbimento della stessa da parte della Montecatini. Perfino nella Storia di Milano (L. Cambi,Chimica e industrie chimiche in Lombardia nei primi decenni del 1900, XVI, Milano 1962, p. 926) la società è solo aggiunta a un elenco di altre industrie, alcune delle quali certamente di minore interesse. Per la vita del B. si può vedere L. Viadotto, necrologio in La chimica e l'industria, XXXIII(1951), p. 165. Per gli inizi e lo sviluppo fino al 1927 della società, e i dati relativi all'attività del B., sono da consultare l'Archivio storico della camera di commercio e arti di Milano, fascicolo A.E.B., e Venti anni di vita della Società Chimica Lombarda A.E. Bianchi & C.-Rho,MCMVIII-MCMXXVII, Milano s.d. (ma 1927), pubblicazione a cura della società.