ALBINO
Nato a Milano, privo in tenera età dei genitori ed abbandonato dai fratelli e dagli altri parenti, rimase affidato soltanto alle cure di uno zio monaco. Venuto a mancargli anche questo, riuscì, con grave stento, a continuare gli studi in una scuola superiore, dove ebbe per compagno un suo stretto parente (forse fratello) Riccardo, più tardi vescovo di Orvieto (1179-1201). In questo periodo cominciò a raccogliere estratti dai Padri della Chiesa, dai commenti alle Scritture, dai canoni dei concili, costituendo una raccolta che dovette procurargli una certa notorietà. Fu quindi chiamato a Roma da papa Lucio III ed elevato alla dignità cardinalizia, sottoscrivendo come cardinale diacono di S. Maria Nuova, dall'agosto 1182 al io marzo 1185; come cardinale prete di S. Croce in Gerusalemme, dal 4 maggio 1185 al 18 maggio 1189 e infine come cardinale vescovo di Albano, dal 6 giugno 1189 al 12 luglio 1196.
La sua opera ci è giunta nel cod. Ottoboniano Lat. 3057 (non autografo, ma certo coevo) col titolo di Digesta pauperis scolaris Albini, nota anche, per un'erronea trascrizione del titolo originale, come Gesta.Nei cenni autobiografici che A. premette alla sua raccolta, precisa che, dopo la sua elezione nel collegio cardinalizio, considerò particolare oggetto dei suoi studi i diritti della Sede Apostolica e a questi dedicò gli ultimi due libri degli undici che costituiscono l'opera. I libri X e XI mirano perciò ad una rassegna ordinata delle competenze amministrative della Chiesa Romana. Per questo suo lavoro egli poté valersi, oltre che dell'esperienza personale acquistata nella Curia, anche di opere a noi non pervenute, come il Registro dei censi di Eugenio III e il Liber censuum di Bosone.
Interessanti sono gli scritti di A. anche sotto l'aspetto liturgico. Naturalmente essi vanno considerati in corrispondenza con le opere affini dei secoli XII e XIII, e particolarmente con l'Ordo Romanus di Benedetto Canonico e il Liber censuum di Cencio Camerario. I Digesta,come ci sono pervenuti, sono stati compilati tra il maggio 1185 ed il giugno 1189, perché nel prologo A., mentre ricorda la sua pro'mozione a cardinale diacono e quella a cardinale prete, non fa cenno della sua promozione a cardinale vescovo di Albano.
Morì prima dell'aprile 1199, quando gli successe nella diocesi Giovanni.
Fonti e Bibl.:Le Liber Censuum de l'Eglise Romaine, a cura di P. Fabre e L. Duchesne, I-II, Paris 1905, passim (cfr. Indice in III, Paris 1952 col. 61); P. Fabre, Etude sur le Liber Censuum de l'Eglise romaine, Paris 1892, pp.10-20, 85-137; B. Katterbach-W. M. Peitz, Die Unterschriften der Päpste und Kardindle in den "Bzdlae Maiores" vom 11. bis 14. Yhdt, in Miscellanea Francesco Ehrle, IV, Roma 1924, pp. 236 e 241-242; M. Andrieu, Les Ordines romani du haut moyen âge, I, Louvain 1931, pp. 317-318; Id., Le Pontilical Romain au moyen age, I e II, Città del Vaticano 1938-1940, passim (cfr. Indice in IV, Roma 1941, p. 110); Diction. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I, col. 1700.