VISALBERGHI, Aldo
Pedagogista, nato a Trieste il 1° agosto 1919. Ha studiato all'università e alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove si è laureato in filosofia con G. Calogero. Ufficiale dei granatieri nella seconda guerra mondiale, fu ferito nella difesa di Roma contro i Tedeschi a Porta S. Paolo (settembre 1943); partecipò poi alla Resistenza in Piemonte, dove collaborò all'organizzazione delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà. Imprigionato due volte, dopo la liberazione aderì al Partito d'Azione e, dopo lo scioglimento di questo (1947), ha continuato la sua militanza nel Partito socialista italiano, occupandosi in particolare della politica scolastica, e rimanendo uno dei più convinti sostenitori della scuola di stato, d'ispirazione laica e democratica. Dopo avere insegnato in scuole secondarie di Aosta e Torino, dal 1958 ebbe l'incarico di Storia della pedagogia all'università di Torino e di Pedagogia all'università di Milano. Nel 1962 è divenuto ordinario di Pedagogia all'università di Roma, dove ha insegnato fino alla conclusione della carriera. Intensa la sua attività di studioso, di organizzatore della ricerca educativa, di sostenitore di riforme e innovazioni del sistema scolastico. Ha partecipato ai lavori della Commissione d'indagine sullo stato della pubblica istruzione in Italia, istituita dal Parlamento nel 1962; è stato fra i promotori della riforma della scuola media unica, varata nel 1962; nel seminario promosso dall'OCSE e dal ministero della Pubblica Istruzione, svoltosi a Frascati nel 1970, ha formulato i ''dieci punti'' sulla riforma della scuola secondaria superiore. In campo internazionale ha collaborato con vari organismi, come l'OCSE, l'UNESCO e il Consiglio d'Europa, interessati ai problemi dello sviluppo educativo. Ampia l'attività editoriale di V., quale direttore presso l'UTET della collana "I classici della pedagogia" e presso La Nuova Italia delle collane "La nuova scuola media" (in collaborazione con M. Corda Costa) e "Scuola e educazione nel mondo" (in collaborazione con L. Borghi). È condirettore della rivista Scuola e Città.
Fra i principali studiosi e diffusori in Italia del pensiero di J. Dewey (di cui ha tradotto Logica, teoria dell'indagine, 1949) e del pragmatismo americano più maturo, V. ha svolto la sua ricerca pedagogica in direzione sperimentale ed epistemologica, con particolare attenzione alle condizioni anche naturali dell'esperienza umana e al rinnovamento sociale e politico, di cui può costituire parte attiva e importante una scuola "aperta ad accogliere una vitale molteplicità di posizioni e di apporti diversi", disposta a introdurre una "sperimentazione intelligente e scientificamente controllata", interessata ai problemi attuali della cultura e della vita (Scuola aperta, 1960). Particolarmente innovante per la scuola italiana l'interesse di V. per il problema della valutazione, quale individuazione di strumenti oggettivi di accertamento del profitto e adozione di tecniche appropriate e verificabili di misurazione del rendimento scolastico. Valutazione che, tuttavia, mira a tradursi in giudizi ovvero in concreti programmi per l'ulteriore attività educativa (Misurazione e valutazione nel processo educativo, 1955). Tale ricerca V. ha allargato e approfondito in chiave teoretica ed etica in Esperienza e valutazione (1958). L'operare è considerato fonte autonoma e gratificante di interessi e giudizi, e alla base sia dell'attività ludica che sviluppi le potenzialità creative, sia del lavoro o delle attività di studio, che non si riducano a routine ma che sappiano mantenere un carattere ludiforme. Sul terreno dell'indagine empirica, oltre la sua attività pionieristica nell'approntare test di valutazione per la scuola, sono da ricordare alcune ricerche pluridisciplinari a sfondo socio-educativo da lui guidate (Educazione e condizionamento sociale, 1964; Educazione e divisione del lavoro, 1973). Particolare rilievo hanno avuto le analisi condotte nel quadro delle rilevazioni comparative dell'IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement), di cui V. è stato uno dei promotori insieme con T. Husén, G. de Landsheere, T.N. Postlethwaite e B. Bloom. Ha anche sottolineato l'efficacia del Mastery Learning, una strategia d'insegnamento-apprendimento, d'ispirazione statunitense, che punta ad assicurare a ogni allievo il massimo possibile di padronanza delle strutture cognitive attraverso approcci d'insegnamento individualizzati. Tutto ciò s'iscrive nella più generale preoccupazione di V. per una scuola come sede di compensazione degli svantaggi sociali e per una pedagogia capace di superare ogni forma di condizionamento e di emarginazione, anche quelle insorgenti nelle realtà complesse o ipercomplesse delle nuove società postindustriali, in cui si richiedono, rispetto al passato, maggiori doti di flessibilità e di capacità innovativa (Insegnare ad apprendere. Un approccio evolutivo, 1988). Per V. inoltre le procedure di analisi e di valutazione, le strategie didattiche, la programmazione curricolare, mentre si avvalgono degli apporti delle scienze naturali e di quelle umane (Pedagogia e scienze dell'educazione, in collaborazione con R. Maragliano e B. Vertecchi, 1978), non possono prescindere da un quadro di consapevolezza storica e filosofica, da progetti aperti a problematiche attuali di ampio respiro, quali i temi dello sviluppo e dell'ambiente, dell'evoluzione in senso democratico delle società, della difesa della pace e della convivenza fra i popoli (Scuola e cultura di pace, 1985).
Altre sue opere: John Dewey (1951); Linee di storia della pedagogia, in collaborazione con N. Abbagnano, 3 voll. (1957); La scuola in Italia e in Europa (1959); Problemi della ricerca pedagogica (1965); La scuola secondaria superiore in Italia, in collaborazione con G.M. Bertin e S. Valitutti (1971); Scuola media e nuovi programmi, in collaborazione (1979).