Emancipazionista e filantropa italiana, meglio nota come Alessandrina Ravizza, detta Sacha (Gatčina 1846 - Milano 1915). Nata in Russia da padre di origini italiane, funzionario dell’esercito zarista, e dalla tedesca Caterina Bauer, all’età di 17 anni, dopo un breve soggiorno a Bruxelles, si trasferisce a Milano, e ventenne sposa Giovanni Ravizza; nelle case dove vive apre salotti culturali in cui si dibatte dei problemi delle classi subalterne. Nelle sue relazioni col mondo le donne hanno un ruolo centrale: con L. Solera, patriota risorgimentale, istituisce nel 1870 la Scuola professionale femminile per «fornire alla donna – si legge nello Statuto - le cognizioni e le abilità necessarie per provvedere decorosamente a se stessa coll’esercizio di qualche utile arte, industria o professione». Seguono la Scuola-laboratorio annessa al Sifilicomio per bambini e donne luetiche e, nel 1879, le Cucine per malati poveri in via Anfiteatro, dando inizio a quella che diventerà l'Opera pia Cucina ammalati poveri; per questa attività è soprannominata Contessa del brodo. Alla Cucina affianca un ambulatorio medico la cui direzione affida ad A. Kuliscioff, che diventa la medica dei poveri. Nelle sue battaglie è affiancata da altre donne che condividono con lei il desiderio di riscatto materiale della popolazione, quali E. Bronzini e L. Malnati. Nel 1898 lancia un appello alle donne italiane e apre una sottoscrizione per donare cibo ai detenuti politici che versano in condizioni disumane. Riesce a ottenere, grazie all’intervento di F. Turati, un’indennità di 73.000 lire per i ferrovieri che hanno perso il lavoro. A. Osimo, segretario generale dell’Umanitaria, la chiama a dirigere la Casa di Lavoro per disoccupati: qui istituisce un ufficio di collocamento e la Casa in brevissimo tempo diventa il punto di approdo per i disperati della città meneghina, le cui vite M. racconterà in Sette anni della Casa di Lavoro (post., s.d.). Convinta assertrice del voto alle donne, membro della Lega femminile milanese e della Società pro suffragio, nel 1901 è tra le promotrici dell'Università popolare. Muore a Milano nel gennaio 1915.
Bibl.: A. Negri, Alessandrina Ravizza e la Casa di Lavoro, commemorazione tenuta all’Umanitaria il 21 marzo 1915; E. Scaramuzza, La santa e la spudorata. Alessandrina Ravizza e Sibilla Aleramo: amicizia, politica e scrittura, Napoli 2007; C.A. Colombo - G. Nuvoli (a cura di), Alessandrina Ravizza. La signora dei disperati, Milano 2015.