dònna Nella specie umana, individuo di sesso femminile, che ha raggiunto la maturità sessuale e quindi l'età adulta. Come in altre specie animali, anche in quella umana esiste una distinzione tra i due sessi basata sulle differenze biologiche tra l'organismo maschile e quello femminile. Ma da questa diversità biologica è derivata una serie di differenziazioni di modelli di comportamento che sono un prodotto culturale: per es., se è la natura ad assegnare alla d. il ruolo materno, sono però la società e la cultura ad attribuirle esclusivamente il compito di allevare e curare la prole.
Nelle prime società umane la d. godeva di una grande considerazione per la sua facoltà di procreare (basti pensare ai culti della Grande Madre e della Grande Dea, associate alla fecondità). Non vi era una differenza significativa tra maschi e femmine, esisteva però una divisione del lavoro: la raccolta dei prodotti della terra era compito delle d., mentre agli uomini spettava la caccia, attività ritenuta di maggior prestigio. Questa divisione del lavoro conteneva già i germi della futura subordinazione femminile. Nelle prime grandi civiltà urbane dei sumeri e dei babilonesi la d. poteva disporre dei propri beni, stipulare contratti e fare testamento. Una rigida separazione tra la sfera pubblica della politica e del culto religioso, prerogativa esclusiva dei maschi, e la sfera domestica, in cui è relegata la d., contrassegna invece la cultura ebraica, quelle dell'antica Grecia e del mondo romano e successivamente quella islamica. Se nel Medioevo le d. potevano accedere anche al mondo dei mestieri, unirsi in corporazioni femminili o entrare in corporazioni miste, il Rinascimento non ebbe invece alcun riflesso sulla condizione delle d., che anzi conobbe un netto peggioramento.
L'epoca delle rivoluzioni, che iniziò nell'America Settentrionale nel 1776 e si concluse con le rivoluzioni europee del 1848, mutò profondamente l'ordine politico, ma ben poco la condizione delle d., tanto che nel 1791 la letterata francese O. de Gouges (1748-1793) scrisse una Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina che ricalca quella del 1789. Alla fine del 19° sec. nei paesi occidentali le d. erano ancora escluse dai diritti civili, a cominciare da quello dell'uguaglianza di fronte alla legge, e i diritti politici furono conquistati solo a partire dal Novecento, in tempi diversi nei vari paesi. Oggi, nel mondo occidentale, la presenza femminile nelle scuole e nelle università supera quella maschile. Le d. hanno accesso a tutte le professioni e alle cariche politiche. Permane tuttavia una situazione di ineguaglianza: le d. occupano per lo più i posti di lavoro meno qualificati e percepiscono salari inferiori, e spesso restano loro affidati il lavoro domestico e la cura dei figli.