CALZONI, Alessandro
Nato a Bologna il 28 febbr. 1807 da Giuseppe e da Maria Gavaruzzi, di umili condizioni, per diversi anni lavorò in un piccolo laboratorio di fusioni in peltro per la fabbricazione di stampi per candele, di lumi e altri, oggetti. Titolare di bottega all'età di 23 anni, il C. incominciò ben presto a occuparsi della costruzione e sistemazione di impianti industriali. Nel 1834 costruiva una filanda a vapore; nel 1835 impiantava a Bologna, nella ex chiesa del Carrobbio (piazza della Mercanzia), la propria fonderia in ghisa - la prima o una delle prime in Emilia - per la produzione di oggetti ornamentali, tubi pluviali, fornelli, ecc.; nel 1838 installava a Modigliana, per conto di G. Zauli, una famosa filanda che servì poi da modello per il rinnovamento tecnico del setificio toscano; l'anno dopo costruiva una caldaia a vapore per il riscaldamento di quattro "campane" nel pastificio Gavaruzzi.
Dopo aver compiuto, nel 1840, un primo viaggio di aggiornamento e di istruzione a Torino, il C. decise di puntare sul rinnovamento della meccanica agricola, collegandosi direttamente ai protagonisti di questo rinnovamento, gli agronomi C. Ridolfi e F. L. Botter. Gli inizi furono incerti: nel corso di alcuni anni produsse e vendette, nelle campagne ferraresi, solo circa 150 "coltri toscani" di "nuovissima" invenzione. Il fatto era che i leggeri aratri toscani dotati di un orecchio in ferro di forma elicoidale, sebbene tecnologicamente superiori ai vecchi aratri di legno con tavola lavorante piatta (piò e versuri), non erano adatti alle tenaci terre della pianura emiliana. La costruzione di un aratro con orecchio in ferro a superficie elicoidale ma adatto alle terre e alle coltivazioni dell'Emilia venne risolta nel 1845, quando Botter modificò l'aratro Dombasle, che prese il nome di Dombasle-Botter. Il C., fin dal 1845, ne produsse le parti in ferro che erano montate nella officina annessa alla scuola agraria di Ferrara. L'attrezzo rappresentò fin verso il 1865 il meglio della tecnica, e ne furono venduti in 15 anni circa 5.000 esemplari. L'aumento della domanda di beni strumentali nelle campagne, soprattutto nel Ferrarese dove dominavano aziende di più accentuata natura capitalistica rispetto alle mezzadrie del Bolognese, dovette confermare il C. nel suo indirizzo e indurlo a produrre più complessi strumenti agricoli, ad esempio le pompe idrauliche. Negli anni della rivoluzione (1848-49) passò anche alla fabbricazione di armi e cannoni, quattro dei quali produsse per la Repubblica romana.
Nel 1851, assieme ad altri tre artigiani bolognesi, si recò a Londra per osservare l'Esposizione industriale, trattenendovisi venti giorni. Il C., che nel viaggio di andata aveva visitato opifici e manifatture a Piacenza, Torino, Lione e Parigi, nel viaggio di ritorno, dopo aver esaminato in Inghilterra fabbriche e officine a Birmingham, Manchester e Liverpool, fece un lungo giro per l'Europa nordoccidentale, passando da un'industria all'altra a Bruxelles, Charleroi, Liegi, Zurigo.
Nel rapporto del viaggio (pervenuto in riassunto in Invio..., pp. 4 ss.) scrisse di aver potuto "non solo visitare a parte a parte queste fabbriche, ma in alcune eziandio esperimentare egli stesso nuovi metodi, prendere note, sbozzi e disegni". "La più parte delle machine agricole", esaminate alla grande Esposizione, non gli sembravano "applicabili al nostro sistema di coltivazione nella loro interezza", sebbene potessero suggerire utili modificazioni degli strumenti dei quali "usiamo". Nella chiusa del rapporto spiegava la inferiorità "delle nostre industrie a fronte delle estere", con la mancanza di capitali, con la deficienza dello spirito di associazione, di facili vie di comunicazione, di materie gregge e di fabbriche produttrici di beni strumentali a "buon prezzo".
Il C. morì improvvisamente a Bologna nel 1855.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, ms. B. 882: B. Carrati, Cittadini maschi di famiglie bolognesi battezzati in S. Pietro come ... dai libri dell'Archivio Battesimale, Nascite di maschi dal 1806-1810, p. 49; Invio di alcuni artigiani bolognesi alla Esposizione di Londra nel 1851. Resoconto ai Signori contribuenti, Bologna 1852; A. Calzoni jr., Notizie su A. C. e sull'azienda Calzoni (1926), ms. presso Angela Della Rovere Calzoni (Bologna); C. Ridolfi, Diffusione del coltro toscano, in Giornale agrario toscano, XIX (1845), 77, p. 516; G. Ucelli, Per celebrare un secolo di lavoro delle officine fondate in Bologna da A. C. nell'anno 1830, Bologna 1934; C. Poni, Gli aratri e l'economia agraria nel Bolognese dal XVII al XIX secolo, Bologna 1963, pp. 132-138; L. Dal Pane, Economia e società a Bologna nell'età del Risorgimento, Bologna 1969, pp. 211-15.