ALESSANDRO di Telese
Non si sa quando né dove nacque. Fu abate nel monastero di S. Salvatore presso Telese; e in questo suo ufficio, come egli stesso racconta, ebbe più volte visita di re Ruggero e larghi benefizî. La contessa Matilde, sorella di Ruggero, lo esortò a narrare le gesta del fratello. Ed egli, restio dapprima, finì con l'obbedire, scrivendo De rebus gestis Rogerii Siciliae regis. Nell'Alloquium premessovi, indirizzato al re, non mancò di esprimere la speranza d'essere compensato di quella fatica, ricordando che Augusto, per soli due versi di lode datagli da Virgilio, aveva donato al poeta la città di Napoli con la provincia di Calabria. Con tale disposizione di spirito iniziò la sua narrazione dall'anno 1127, in cui, morto Guglielmo, duca di Puglia, Ruggero II, fino allora conte di Sicilia, gli successe nel ducato. E la condusse avanti per tre libri. Passato al quarto libro, narrò nel cap. V l'imbarco del duca Sergio VII di Napoli, bloccato dalle folle regie, per Pisa, in cerca di soccorsi, e l'assunzione del comando di quelle forze da parte del conte Simone di S. Angelo: fatti accaduti entrambi all'inizio del 1136. E oui si arrestò. Probabilmente la morte gl'impedì di continuare: infatti nel 1144 figura abate di S. Salvatore uno Stefano, che durante il governo di Alessandro era stato priore del monastero.
L'opera sua rimase ignorata fino a quando lo Zurita non ne scoperse il codice a Saragozza e non la pubblicò nel 1578, insieme con la cronaca del Malaterra, negli Indices rerum ab Aragoniae regibus gestarum. Più recente editore ne fu il Del Re nel 1844, che vi aggiunse una versione italiana, con note illustrative del Naldi, nei Cronisti e scrittori sincroni napoletani. Scritta con pretese d'erudizione e d'arte, ma con intenzione encomiastica, essa non ritrae da tutti i lati la figura del primo re di Sicilia, ma fornisce molti interessanti particolari, che altrimenti sarebbero rimasti ignoti.
Bibl.: B. Capasso, Le fonti della storia delle province napolitane, ed. Mastrojanni, Napoli 1902.