GUARDASSONI, Alessandro
Nacque a Bologna il 13 dic. 1819 da Alfonso e Anna Mantovani. Avviato molto giovane agli studi artistici, fu allievo di Clemente Alberi, professore di pittura all'Accademia Felsinea dal 1839 al 1860 e rinomato copista dei grandi maestri bolognesi del Seicento. Sotto la sua guida il G. si perfezionò appunto nell'esecuzione di copie, soprattutto da Guido Reni, tra le quali molto apprezzata fu la Strage degli innocenti, che venne presentata all'Esposizione del 1842 ed è oggi conservata presso la collezione dell'Istituto Gualandi di Bologna.
Nel 1843 si aggiudicò il piccolo premio curlandese di pittura con una tela di tipico tema storico: l'Anna Bolena forsennata, opera che già dimostra una prima emancipazione dai modi più equilibrati del suo maestro Alberi (Grandi, I concorsi…). L'Esposizione di belle arti che si tenne a Bologna nel 1843 mutò inaspettatamente il percorso degli studi intrapreso dal giovane artista. Tale occasione, infatti, vide la partecipazione di Adeodato Malatesta - pittore modenese dotato di un certo eclettismo anche se di stampo essenzialmente realista - il quale con le sue opere affascinò la nuova generazione di artisti bolognesi, proclivi a una riforma di quelle regole accademiche che essi consideravano ormai obsolete. Dopo questo incontro il G. - terminati nello stesso anno gli studi accademici - lasciò Bologna per recarsi a Modena dove il Malatesta insegnava. Qui rimase circa un anno e mezzo, dedicandosi soprattutto alla pittura di soggetto storico e religioso. A questo periodo risale la realizzazione di dipinti come Il congedo di Tobiolo dalla casa paterna (collezione privata: ripr. in Bini, tav. III), di chiara suggestione malatestiana, o La morte di Leonardo da Vinci, anch'esso a Bologna (ripr. ibid., tav. XVI), o ancora Il pittore Calvaert che si rallegra con Guido della sua Assunta (Bologna, Istituto Gualandi). Questi ultimi due - caratteristici saggi sul tema, allora assai sentito, dei precedenti storici della dignità e del prestigio sociale dei pittori - furono presentati all'Esposizione bolognese di belle arti del 1846, suscitando giudizi difformi da parte del pubblico. Se, infatti, il primo fu accolto con cauta benevolenza, al secondo non furono risparmiate aspre critiche per i difetti nella resa prospettica e nella distribuzione della luce e per la contestata inespressività dei soggetti (Scarabelli). Assai diverso fu, invece, il trattamento riservatogli nel 1852, quando gli fu assegnato dall'Accademia il premio grande di pittura storica per il più aulico Episodio della sete sofferta dai primi crociati (Bologna, Pinacoteca nazionale). Il riconoscimento delle sue doti artistiche fu tale che all'assegnazione del premio fece seguito la nomina a socio onorario della prestigiosa istituzione bolognese.
Il G. visitò quindi alcune città d'arte italiane e Parigi - per assistere all'Esposizione universale del 1855 -; probabilmente fu anche a Londra (Poppi, 1983, p. 151). Il 20 giugno 1856 era sicuramente a Roma, come testimonia una lettera spedita in questa data a Malatesta (Asioli, p. 367). Tornato a Bologna nello stesso anno, espose il quadro, realizzato durante il soggiorno romano, L'Innominato e il cardinale Borromeo, attualmente conservato all'Istituto Gualandi.
Il dipinto fu apprezzato, premiato, ma sostanzialmente considerato il prodotto di una corrente pittorica moderata, portavoce di un desiderio d'ammodernamento, ma ancora legata a una concezione di impianto tradizionale. A tale giudizio avrebbe finito col consentire lo stesso G. che, anni dopo, ebbe a definire quest'opera un "inesplicabile indietreggiamento" causato dal "troppo ossequio all'operato dei grandi Maestri" (Della pittura…, p. 14). Comunque, grazie a questo dipinto egli ottenne una maggiore notorietà, tanto che fu chiamato a partecipare alla Prima Mostra nazionale italiana di pittura del 1861 a Firenze.
Nel 1859, come attestano i suoi stessi scritti (ibid., p. 19), l'artista cominciò a interessarsi a problemi di ottica, in particolare alle tecniche stereoscopiche e alle loro conseguenti, possibili applicazioni in campo pittorico. Benché assorto in questi nuovi studi, il G. continuò a presenziare a manifestazioni espositive, come quella bolognese del 1863, ove espose il dipinto Pier Capponi che lacera i patti con Carlo VIII, oggi disperso. Quest'opera, oltre a ottenergli il primo premio, gli procurò la nomina a professore onorario "di numero" presso l'Accademia Felsinea, carica che mantenne fino alle dimissioni rassegnate nel 1872 (Bini, p. 20). La decisione di ritirarsi dal mondo accademico fu motivata in primo luogo dal sempre maggior interesse assorbito dalle sue ricerche nel campo dell'ottica, studi e osservazioni che trovarono poi un loro esito editoriale nel 1880, con la pubblicazione - in coincidenza con una mostra personale tenutasi presso il bolognese palazzo Magnani - dell'opuscolo Della pittura, della stereoscopia e di alcuni precetti di Leonardo da Vinci.
Altro tema dominante nella vicenda artistica del G. fu il suo progressivo impegno in commissioni di carattere religioso. Determinanti da questo punto di vista furono i legami dell'artista con il mondo cattolico bolognese, in specie con la famiglia Gualandi - don Giuseppe Gualandi era stato suo compagno di studi all'Accademia - nonché con l'arcivescovo di Bologna Michele Viale Prelà. Anche grazie a questi contatti l'artista si aggiudicò molti incarichi per la decorazione di cappelle e altari, non solo nel capoluogo emiliano. Alcune di tali opere, per la maggior parte modeste, sono indicative dell'accezione in cui il G. intese il realismo quale specifico impegno artistico commisurato a esigenze di semplificazione didascalica del tradizionale dettato iconografico.
Si possono ricordare a questo proposito la pala allogatagli nel 1873 dalla chiesa bolognese di S. Isaia per la decorazione dell'altare dedicato al santo titolare, o i dipinti a olio (il Battesimo di Cristo, la Trasfigurazione, la Ss. Trinità) per la cappella absidale della Ss. Trinità di Bologna, chiesa d'elezione della famiglia Gualandi, alla quale il pittore donò pure un monumentale Trasporto di Cristo al sepolcro (ancora in sito).
L'opera per la quale l'artista profuse il maggiore e più costante impegno durante gli ultimi anni della sua vita fu la decorazione della chiesa bolognese di S. Caterina di Saragozza. Nel 1863 era stato infatti deciso di riedificare l'antico edificio; e il pittore si offrì di curarne personalmente il nuovo impianto decorativo. I lavori si protrassero per un ventennio circa. Tutto il progetto figurativo venne concepito ed eseguito dal Guardassoni. Gli affreschi con le Storie della santa titolare occupano tutta la volta della navata e si concludono con la pala dell'altar maggiore, raffigurante il Martirio di s. Caterina.
Il G. morì il 1° marzo 1888 a Bologna, lasciando tutto il suo patrimonio all'Istituto per sordomuti Gualandi.
Fonti e Bibl.: L. Scarabelli, Della Esposizione bolognese di belle arti…, Firenze 1846, pp. 6 s.; G. Canali, Di due quadri, l'Ascensione e il Tobia, esposti nell'Accademia di Bologna l'ottobre del 1847, Bologna 1848; G. Bellentani, A. G. a Roma, in L'Arpa, 21 luglio 1856, p. 27; Id., Il celebre dipintore A. G. di Bologna, in Archivio di rimembranze felsinee antiche e moderne, a cura di G. Bosi, III, Bologna 1857, p. 57; P.E. Selvatico, Le condizioni della pittura storica e sacra d'Italia all'Esposizione nazionale di Firenze nel 1861, Padova 1862, pp. 31, 40; F. Asioli, Adeodato Malatesta, Modena 1905, pp. 88, 168, 286, 354, 357, 360 s., 363, 365-370; Mostra dei pittori emiliani dell'Ottocento (catal.), Bologna 1955, pp. 21 s.; Mostra retrospettiva di A. G., a cura di I. Patrizi, Bologna 1959; I. Patrizi, L'Istituto Gualandi e il suo patrimonio artistico. Le opere del pittore A. G., Bologna 1965; R. Grandi, A. G., in I concorsi curlandesi (catal.), Bologna 1980, pp. 100 s.; Id., Pittura e scultura nell'Ottocento, in Storia dell'Emilia Romagna, a cura di A. Berselli, III, Bologna 1980, pp. 1217 s.; C. Poppi, A. G., in Dall'Accademia al vero. La pittura a Bologna prima e dopo l'Unità, a cura di R. Grandi, Bologna 1983, pp. 59, 150-155; A. Garuti, A. G., in Arte a Mirandola e nella Bassa modenese, a cura di G. Manni, Modena 1988, p. 79; A. G. 1819-1888 nel centenario della morte (catal.), a cura di M. Bini - C. Poppi, Bologna 1989; La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, p. 863; A. G. (Bologna 1819-1888). Disegni bozzetti dipinti ed altre cose (catal.), a cura di A. Zacchi, Bologna 1997; M. Faietti - A. Zacchi, Figure. Disegni dal Cinquecento all'Ottocento nella Pinacoteca nazionale di Bologna, Milano 1998, pp. 372-377; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 166.