ALESSANDRO I Obrenović, re di Serbia
Nacque a Belgrado il 14 agosto (2 agosto vecchio stile) 1876, vi morì il 10 giugno (29 maggio v. s.) 1903. Era figlio unico di re Milan e della regina Natalia, figlia a sua volta di un colonnello russo, Kesko. Nato da genitori intelligenti, ma di nervi logori, ebbe da natura un'indole incostante e sospettosa, l'animo chiuso e falso, un aspetto fisico poco simpatico (era difettoso nella vista e brutto nel viso), un'intelligenza limitata e una fatale tendenza agli eccessi sessuali. I genitori cercarono di dargli nell'infanzia la migliore educazione, ma l'indole del ragazzo e l'ambiente corrotto della famiglia e della corte furono più forti di quella buona intenzione. I genitori vivevano in continui dissapori; nel 1887 si separarono; la regina portò seco a Wiesbaden, per educarlo, il ragazzo che essa cercava di affezionarsi; ma un anno dopo re Milan, che aveva chiesto e ottenuto il divorzio, fece strappare dalla madre, a mezzo della polizia, il dodicenne A., che fece quindi ritorno per forza a Belgrado. Nel 1889 re Milan abdicò improvvisamente e proclamò re il tredicenne Alessandro, a cui fu messa a fianco una reggenza di tre governatori. La dinastia Obrenović, poco felice nella politica interna e poggiando in quella estera per lo più sull'Austria, si andava alienando le simpatie della popolazione; i vecchi partiti dei liberali e dei progressisti perdevano terreno di fronte al nuovo partito nazionale russofilo, detto radicale, animato da Pašić. Per cercare un'uscita dal groviglio delle lotte personali e dalle difficoltà finanziarie dello stato, A., istigato dal padre che viveva a Parigi, fece il colpo di stato del 13 aprile (1° aprile v. s.) 1893, proclamandosi maggiorenne, abolendo la reggenza e assumendo personalmente a 17 anni, la direzione dello stato. I rapporti tra padre e figlio non sono stati ancora chiariti; certo è che A. subiva e temeva suo padre, ma non lo amava. In seguito alla nuova piega delle cose, l'ex-re Milan, dopo essersi riconciliato con la moglie e avere annullato il divorzio, tornò a Belgrado, si fece reintegrare nelle prerogative dinastiche e indusse il figlio ad abrogare lo statuto del 1888 e sostituirlo con quello del 1869. Lo stato subì di nuovo l'influenza di Milan e gl'intrighi di Natalia, che pure era tornata a Belgrado. A. si disinteressava degli affari dello stato, preferendo la vita galante. Viaggiò molto all'estero, con varî pretesti, specialmente a Vienna; visitò molte corti, nel 1896 anche quella d'Italia, ricevuto solennemente, quale lontano congiunto, da re Umberto. Nel 1897 fu ad Atene e a Cettigne, si disse, in cerca di una fidanzata. Ma il cuore del giovane re sembrava esitare e cogliere ogni pretesto per rimandare la decisione di una scelta. La verità, ignorata dai più, era che A. manteneva da lungo tempo una relazione segreta con una dama di compagnia di sua madre, con la vedova Draga Mašin, che aveva dieci anni più di lui. Nata Lunjevica, nipote del vojvoda serbo Nicola Lunjevica, s'era sposata nel 1883 a un ingegnere serbo, Svetozar Mašin, alla morte del quale era divenuta dama di corte della regina. Aveva fama di donna poco costumata e sterile. A. la conobbe nel 1895, se ne innamorò e subì, più che il fascino, la volontà ambiziosa di lei. Per trovarsi con questa donna, pare, per lungo tempo, all'insaputa anche della madre, egli usava visitare l'ex-regina nella sua villa di Biarritz. Intanto gli affari dello stato andavano sempre peggio; liberali e radicali, austrofili e russofili, approfittando del disordine e delle camarille di corte, si combattevano, si perseguitavano e si susseguivano al governo. Il 23 giugno 1898 avvenne contro l'ex-re Milan un attentato che, secondo alcuni, sarebbe stato ispirato da Pašić, secondo altri, dallo stesso Milan; s'insinuò peraltro che A. ne fosse stato a cognizione e lo avesse lasciato effettuare. Nell'estate 1900 il re, approfittando di un'assenza del padre, proclamò improvvisamente il suo fidanzamento con la Mašin. Grandi furono la sorpresa e l'indignazione della società di Belgrado, di Natalia, di Milan; questi, anzi, in segno di protesta, abbandonò Belgrado. Le cose migliorarono quando lo zar di Russia consentì a fare da testimonio alle nozze, che furono celebrate il 4 agosto 1900. Questo matrimonio indignò il corpo degli ufficiali, e invano il re obbiettò di aver portato sul trono "la prima regina serba dopo Còssovo". Già nel 1901 un gruppo di sette ufficiali, risoluti e patriotti, aveva concepito l'idea di sopprimere A. e Draga, per metter fine alla lotta fra dinastia e nazione. L'esistenza di due dinastie serbe, Obrenović e Karagjorgjević, era sentita da tutti i patriotti come una fatalità. A., è vero, non avrebbe potuto avere eredi; però, quando si sparse la voce che, per istigazione di Draga, egli pensasse di cercarsi un erede tra i Lunjevica, fratelli di Draga, parecchi ufficiali pensarono che qualche cosa occorresse fare. I più inquieti e ardenti erano quelli della bassa Serbia, che anelavano di redimere i fratelli della Macedonia e della Bosnia, e che mal tolleravano la politica austrofila e puramente dinastica di Alessandro. Così andò maturando una tenebrosa, vasta congiura. Malauguratamente, A. soppresse nei primi mesi del 1903 lo statuto del 1891: come il tuono dietro il fulmine, il 10 giugno (29 maggio v. s.) la congiura militare massacrò nel loro palazzo A. e la regina Draga. La soppressione della dinastia Obrenović segnò la fine di un periodo vergognoso e l'inizio di una nuova èra storica della Serbia.
Bibl.: Z. Zivanovič, Politicka istorija Srbije (storia politica della Serbia), Belgrado 1925; M. Miladinovic, Srpska Povest (storia serba), Belgrado 1917; in Nova Evropa, Zagabria, num. dell'11 giugno 1927, Pripremanje 29 Maja 1903 (La preparazione del 29 maggio 1903); O. Tartalja, Dragutin Dimitrijević-Apis, in Nova Evropa, num. del 26 luglio 1927; O. Randi, Nicola P. Pašić, Roma 1927.