ALESSANDRO Karagjorgievič (Karađorđević), principe (Knez) di Serbia
Alessandro Karagjorgjević è una figura secondaria della storia politico-dinastica della Serbia, ed è soprattutto ricordato quale figlio del Karagiorgio, liberatore della Serbia, e padre di re Pietro I, il liberatore dei Serbi-Croati-Sloveni. Nacque a Topola l'11 ottobre (29 settembre vecchio stile) 1806; morì il 3 maggio (22 aprile v. s.) 1885 a Temesvar (Timişoara). Nell'infanzia seguì le vicende di suo padre, che, nella lotta per liberare la Serbia dai Turchi, s'era servito dell'aiuto austriaco. Abbandonò la Serbia nel 1813, per la sconfitta militare del 15 ottobre, e si rifugiò col padre in Ungheria. Dopo l'assassinio di Karagiorgio (1817) passò nell'esercito russo, in cui salì fino al grado di capitano. Tornò in patria nel 1839 (dopo la rinuncia del principe Miloš Obrenović), chiamato dal suo successore, principe Michele, che gli conferì il grado di tenente e lo fece suo aiutante. Ebbe in moglie Persida, nipote del vojvoda Jakov Nenadović. Era d'animo debole e pauroso; oscillò sempre tra le influenze austriaca, turca e russa; ma nei momenti decisivi, un po' per la tradizione paterna, un po' perché la Russia favoriva in quel tempo i Bulgari, finì col buttarsi dalla parte dell'Austria. Fu coinvolto nelle lotte nazionali, costituzional; e dinastiche, e quando il malcontento del popolo costrinse il principe Michele a ritirarsi e a rifugiarsi in Austria, A. il 14 settembre 1842 fu eletto principe a voti unanimi. Fu riconosciuto dalla Turchia, che però non volle conferirgli altro titolo che quello di Bāshī Bey "Signore supremo". Fu osteggiato invece dalla Russia, che pretese una nuova elezione, avvenuta l'anno successivo, con esito eguale della prima. Favorì nel suo principato di tre lustri il progresso interno, appoggiandosi al partito costituzionale, ma subì nella politica estera l'influenza austriaca. Perciò stette fermo durante la rivoluzione ungherese del 1848 e restò neutrale durante la guerra di Crimea (1854-56). Questo contegno indusse il partito nazionale russofilo a chiedere in una sessione della Skupština, del dicembre 1858, la sua detronizzazione. A. fuggì da Belgrado, ponendosi sotto la protezione del governo turco. Fu subito destituito. Protestò; alfine, abbandonato dai Turchi e dall'Austria, il 3 gennaio 1859 abdicò. Visse quindi a Budapest e nei suoi possessi della Valacchia. Accusato di complicità nell'assassinio del principe Michele III Obrenović (1868), fu condannato dai tribunali serbi, in contumacia, a 20 anni di carcere e da quelli ungheresi a 8 anni, ma poi fu assolto. I suoi beni nella Serbia furono confiscati.
Bibl.: S. Jovanović, Ustavobranitelji i nijhova vlada (I costituzionali e il loro governo), Belgrado 1912.