RENDANO, Alfonso
RENDANO, Alfonso. – Nacque a Carolei (Cosenza) il 5 aprile 1853, da Antonio e da Giuseppina Bruno.
Si avvicinò precocemente alla musica, da autodidatta, suonando fin da bambino l’organo di una chiesa del suo paese. Il padre, resosi conto delle sue doti non comuni, gli fece compiere dapprima studi di pianoforte a Cosenza, e nel 1863 decise di fargli sostenere l’esame di ammissione al Conservatorio di Napoli, superato tanto brillantemente da sollecitare l’attenzione del direttore, Saverio Mercadante. Rimasto studente del Conservatorio napoletano per soli sei mesi, studiò poi privatamente con Nicola Nacciarone e Giorgio Miceli, il quale lo fece esordire nel 1866 al Circolo Bonamici di Napoli. Fu per breve tempo anche allievo di Sigismund Thalberg, che nel capoluogo campano aveva preso stabile dimora. Nel 1867 proprio Thalberg gli propiziò un incontro con Gioachino Rossini a Parigi, il quale procurò al ragazzo una borsa di studio del governo italiano per poter seguire le lezioni di Georges Mathias, illustre allievo di Fryderyk Chopin. Rimasto nella capitale francese dal 1867 al 1870, Rendano mieté consensi come pianista in diversi salotti aristocratici e in alcuni concerti pubblici. Partito nel 1870 per una tournée in Inghilterra, da Londra si diresse alla volta di Lipsia, dove perfezionò gli studi con Carl Reinecke ed Ernst Richter. Le esibizioni al Gewandhaus lo rivelarono alla critica tedesca e lo misero nella condizione di intensificare l’attività pianistica. Rientrato in patria nel 1874, Rendano diede concerti in varie città italiane, non senza intraprendere altri viaggi Oltralpe. Nel 1880 a Vienna conobbe Hans von Bülow e strinse amicizia con Franz Liszt, che lo invitò a Weimar, dove Rendano si trattenne per tre mesi: qui, grazie all’intercessione dello stesso Liszt, ebbero luogo le prime esecuzioni delle due composizioni strumentali di maggior respiro concepite allora dal pianista italiano, il Concerto per pianoforte e orchestra e il Quintetto per pianoforte e archi.
Eseguito parzialmente alla corte granducale insieme a Liszt nella trascrizione per due pianoforti, il Concerto di Rendano (finito di comporre entro il 1881) aveva un carattere pionieristico in un contesto, quello italiano, dove fino ad allora mancavano quasi del tutto esempi significativi di concerti per pianoforte; per quanto scarsa sia poi stata la fortuna esecutiva, esso andò ad affiancarsi alle analoghe composizioni di Giovanni Sgambati (1880) e Giuseppe Martucci (1885). Sorte simile ebbe il Quintetto, composto intorno al 1879, uno dei primi esemplari della discreta fioritura di tale genere cameristico nell’Italia dell’ultimo quarto di secolo.
Al rientro da Weimar, nel settembre del 1880, Rendano sposò la pianista milanese Antonietta Trucco, dalla quale ebbe quattro figli: Fausto, Delia (vissuta pochi giorni), Franz, battezzato da Liszt e morto in giovane età, e Maria. Dopo avere suonato ancora in varie città europee, nel 1883 tornò definitivamente in Italia, producendosi più volte in pubblico e affermandosi con scelte di repertorio che lo ponevano in linea con l’impegno interpretativo di Martucci e Sgambati. Negli stessi anni compose anche un buon numero di brani pianistici oscillanti tra il pezzo caratteristico (Barcarola, Valse fantastique), lo ‘stile antico’ (Tre sonatine in stile antico), e i richiami al folclore calabrese (Il montanaro calabro, Variazioni sopra un tema calabrese).
Nel 1887 ebbe la cattedra di pianoforte nel Conservatorio di Napoli, che tuttavia tenne per poco tempo: a causa dell’ostilità con cui fu accolta la sua proposta di riforma degli studi musicali – imperniata sull’idea di organizzare le cattedre secondo un sistema graduale anziché parallelo – si dimise dall’incarico nell’aprile 1889. In un suo opuscolo, In proposito dell’insegnamento musicale (Napoli 1889), portò a sostegno delle sue idee le testimonianze e le lettere inviategli da famosi didatti come Mathias, Bülow, Reinecke e Salomon Jadassohn. Nel frattempo fondò sempre a Napoli una propria scuola di pianoforte, nella quale chiamò a insegnare Alessandro Longo e Francesco Cilea. Dal 1889 divenne direttore artistico e pianista principale della Società del Quartetto, ruolo ricoperto fino allo scioglimento dell’associazione (1891).
Nel 1892 Rendano fece ritorno a Cosenza, dove rimase circa un decennio per far fronte alle difficoltà generate dal tracollo economico della famiglia. In quel periodo, ritiratosi dall’attività concertistica, si dedicò a comporre il dramma lirico Consuelo, libretto di Francesco Cimmino (tratto dal noto romanzo di George Sand, che ha tra i personaggi Nicola Porpora, insegnante di canto della zingarella eponima). La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro Vittorio Emanuele di Torino il 24 maggio 1902: lontano dal linguaggio verista, questo unicum teatrale di Rendano riscosse un certo interesse nella critica che, non senza rilevare la fragilità drammaturgica del libretto, ravvisò nella partitura una «copiosa vena melodica» e una «padronanza assoluta della tecnica armonica e strumentale» (Valetta, 1902, p. 743). L’accoglienza del pubblico torinese fu però tiepida; l’opera ebbe poche repliche e non fu ripresa da altri teatri italiani. Un effimero successo riscosse semmai in Germania: nel 1903 fu pubblicata dall’editore Feuchtinger di Stoccarda e rappresentata in diversi teatri tedeschi (Stoccarda, Mannheim, Francoforte, Lipsia e Dresda), con due isolate riprese ancora nel 1905 a Brema e nel 1924 di nuovo a Stoccarda.
Tornato a Napoli nel 1901, poco dopo Rendano si stabilì definitivamente a Roma, riprendendo anche l’attività concertistica. Fra il 1904 e il 1909 ebbero una certa risonanza i grandi cicli di concerti intitolati Letture ed interpretazioni musicali, tenuti a Milano, Roma e Napoli: sviluppando gli esempi dei ‘concerti storici’ di Anton Rubinstein, Rendano propose serie di esecuzioni integrali di capisaldi della letteratura per tastiera dal Settecento fino al tardo Ottocento, includendo le 32 Sonate di Beethoven e tutti gli Studi di Chopin.
Negli anni intorno al primo conflitto mondiale Rendano diradò sempre di più le apparizioni pubbliche fino all’ultimo concerto, dato al Teatro Valle di Roma nel 1925. Si dedicò allora in prevalenza all’insegnamento privato e a ricerche sulla meccanica del pianoforte. Introdusse in quel tempo un terzo pedale allo scopo di prolungare un suono o un accordo determinato indipendentemente dagli altri suoni: quest’innovazione, brevettata nel 1919 come ‘pedale indipendente’, costituì un passo avanti rispetto al pedale tonale (introdotto nei pianoforti Steinway nel 1874), poi superato dai successivi perfezionamenti apportati agli strumenti della fabbrica statunitense.
Morì a Roma il 10 settembre 1931. Nel 1935 gli fu intitolato il teatro Comunale di Cosenza.
Fonti e bibl.: Gazzetta musicale di Napoli, 22 febbraio 1866; Il giornale di Napoli, 14 maggio 1875; Di Maiuri, Nel Conservatorio di S. Pietro a Majella, in Rivista di musica, pittura, scultura, architettura, II (1889), 12, pp. 1 s.; A. Cardamone, A. R., in Le cronache musicali, II (1901), p. 1; I. Valetta, Rassegna musicale. Le opere nuove: “Consuelo” di A. R., in Nuova Antologia di scienze, lettere e arti, s. 4, XXXVII (1902), pp. 742-747; L. Torchi, “Consuelo”, dramma lirico in un prologo e tre atti di Francesco Cimmino, musica di A. R., in Rivista musicale italiana, X (1903), pp. 564-580; K. Grunsky, Consuelo. Opernführer, Stuttgart 1905; A. Longo, A. R., in L’Arte pianistica, IV (1917), n. 1, p. 5; V. Raeli, A. R., in Rivista nazionale di musica, VI (1925), pp. 1069-1077; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1929, p. 243.
A. R., a cura di G. Puccio, Roma 1937; A. Longo, Il Conservatorio di Napoli nel cinquantennio 1884-1934, in S. Pietro a Majella. Bollettino del regio Conservatorio di Musica di Napoli, V (1942), p. 16; S. Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna, 1972, pp. 469-471; V. Vitale, Il pianoforte a Napoli nell’Ottocento, Napoli 1983, pp. 87-91; A.M. Rossano, A. R. Un musicista calabrese nell’800 europeo, Soveria Mannelli 1988; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, VI, Torino 1988, p. 303; P. Rattalino, Piano recital. L’evoluzione del gusto musicale attraverso la storia del programma da concerto, Napoli 1992, pp. 101 s.; A.M. Rossano, A. R.. Itinerari compositivi di un pianista, Lamezia Terme 1994; The new Grove dictionary of music and musicians, XXI, London-New York 2001, pp. 187 s.; P.P. De Martino, La Società del quartetto di Napoli e il «passaggio alla nuova cultura», in Accademie e Società Filarmoniche in Italia: studi e ricerche, a cura di A. Carlini, Trento 2008, pp. 52-54; A. Sessa, Il melodramma italiano 1901-1925, Firenze 2014, pp. 756 s.