Filosofo (Borgonovo, Piacenza, 1784 - Piacenza 1860); studiò al collegio Alberoni, da cui uscì prete nel 1807. Rifiutata la cattedra universitaria a Pisa offertagli una prima volta da T. Mamiani e poi di nuovo nel 1849, fu deputato al parlamento piemontese (1848) e dal 1859 presidente onorario della facoltà filosofico-letteraria di Parma. La sua evoluzione intellettuale mosse dal sensismo antirazionalistico di E.-B. de Condillac e, attraverso il recupero della tradizione scettico-soggettivistica, approdò al criticismo di I. Kant. Di essa sono chiara testimonianza le sue opere più importanti: Della filosofia dell'affetto (1829-34); Filosofia della mente (1836); Il nuovo saggio sull'origine delle idee dell'abate Rosmini esaminato (1837); Della critica della Ragion pura di Kant (3 voll., 1843-49).