ALTO ADIGE (II, p. 711)
ADIGE L'Alto Adige, costituito nel 1927 in provincia a sè con capoluogo Bolzano, dopo l'occupazione tedesca durante la quale fu annesso al Reich, è ora nuovamente ricostituito come parte della regione che ha assunto la nuova denominazione Trentino-Alto Adige (in sostituzione della precedente di Venezia Tridentina). La lingua tedesca vi è riconosciuta, accanto all'italiana, come lingua ufficiale anche per i nomi geografici.
Di questi si dà qui pertanto un elenco, limitato a quelli d'uso più frequente (tra parentesi la forma tedesca): Anterselva (Antholz); Appiano in Alto Adige (Eppan); Valle Aurina (Ahrntal); Val Badia (Abteital); Bolzano (Bozen); Braies, valle e lago (Prags); Brennero (Brenner); Bressanone (Brixen); Brunico (Bruneck); Caldaro (Katern); Campo Tures (Sand); Chiusa (Klausen); Colle Isarco (Gossensass); Dobbiaco (Toblach); Val d'Ega (Eggental); Funes (Vilmös); Val Gardena (Grödental); Glorenza (Glurns); Isarco, fiume (Eisack); Malles Venosta (Mals); Marebbe (Enneberg); Merano (Meran); Monguelfo (Welsberg); Nova Levante (Welschnofen); Ortisei (St. Ulrich); Val Passiria (Passeiertal); Val Pusteria (Pustertal); Renon (Ritten); Resia (Reschen); Valle Ridanna (Ridauntal); Rienza, fiume (Rienz); S. Candido (Innichen); Val Sarentino (Sarntal); Sciliar, monte (Schlern); Selva (Wolkenstein); Val di Senales (Schnalstal); Sesto (Sexten); Silandro (Schlanders); Siusi (Sas); Sluderno (Schludern); Solda (Sulden); Tàlvera, fiume (Taufers); Tirolo (Tirol); Val d'Ultimo (Ultental); Villabassa (Niederdorf); Vipiteno (Sterzing).
Storia (II, p. 713). - Il problema dell'Alto Adige, come era rimasto impostato dopo la prima Guerra mondiale, rientrava tipicamente fra i problemi specifici delle zone bilingui di frontiera.
Ufficialmente, il problema non esisteva né sul piano interno dello stato italiano, né sul piano internazionale: per lo stato italiano, particolarmente nel regime fascista, l'Alto Adige era la provincia di Bolzano, con un ordinamento, sotto ogni riguardo, politico, scolastico, culturale, ecc., perfettamente identico a quello delle altre provincie del regno; sul piano internazionale, la repubblica austriaca, coerede dell'Austria asburgica, aveva riconosciuto i confini stabiliti dal trattato di Saint-Germain, il quale non imponeva nemmeno, all'Italia, speciali obblighi verso la minoranza tedesca, obblighi che potevan dare appiglio all'Austria per rimostranze o aspirazioni irredentistiche.
Ma difatto, con la presenza in loco di una popolazione in larga parte alloglotta e con le aspirazioni di qualche parte di essa, appoggiate su elementi pangermanistici se pur non ufficiali, specialmente di Baviera, ad un mutamento della situazione politica territoriale, un problema dell'Alto Adige esisteva, sia pur allo stato latente. Esso ebbe anche un periodo di virulenza; e fu quando, nella primavera-estate del 1934, il nazismo tedesco tentò invano, attraverso l'assassinio del cancelliere Dollfuss, un colpo di mano sull'Austria, che, se riuscito, avrebbe probabilmente aperto la via anche a rivendicazioni tedesche sull'Alto Adige, o avrebbe per lo meno alimentato, con la presenza al Brennero della Germania nazista, le velleità irredentistiche nella popolazione, delle quali era sintomo l'accesa attività nazista di fuorusciti altoatesini.
Con lo sviluppo di una zona industriale nei pressi di Bolzano, con il nuovo piano regolatore della città, il governo italiano cercò di favorire l'Alto Adige, profondendo capitali in imprese e concedendo sussidî rilevanti a varie industrie locali: col che mirava anche a incrementare l'elemento italiano nelle città e a conciliarsi le interessate simpatie degli alloglotti; poco riuscendo in questo secondo scopo. Per un riguardo verso l'amica Austria di Stahrenberg e di Schusschnigg, la politica scolastica subì qualche attenuazione e furono riaperte scuole private tedesche, sotto il controllo delle autorità scolastiche italiane; ma la tendenza nazionalistica di alcuni elementi della regione, specialmente intellettuali, non disarmò. La guerra contro l'Abissinia venne a portare qualche distensione nei riguardi della zona di confine, ora che l'interesse italiano sembrava spostarsi prevalentemente verso altre terre. Era aperta la via ad un'intesa: e se n'ebbe la conferma nell'autunno del 1936, quando si strinse l'alleanza italo-tedesca.
Convogliando gli interessi italiani verso l'Africa e la Spagna, la Germania copriva alle spalle l'Italia sul continente e riusciva ad ottenere che quest'ultima si rassegnasse a rinunciare alla sua influenza sull'Austria ed alla politica centro-europea, sostenuta da Dollfuss, Stahrenberg e Suvich. Le ripercussioni di indole locale sul versante meridionale del Brennero non mancarono di farsi sentire immediatamente in un rifiorire della propaganda nazista a sfondo antiaustriaco e nel ridestarsi di sogni irredentistici, i quali trovavano eco ed appoggio in organi di stampa in Germania, se pur non ufficiali, come in quello Jungvolkjahrbuch (1937, p. 203), che metteva in rilievo il diritto della Germania sui 220 mila abitanti dell'Alto Adige.
Così non c'è da meravigliarsi se l'occupazione dell'Austria (12 marzo 1938), col portare al Brennero il confine della Germania, diede una forte iniezione di entusiasmo agli elementi altoatesini più fanatici per il terzo Reich e più ciecamente fiduciosi che lo svolgersi degli avvenimenti avrebbe portato alla imminente annessione pacifica del loro territorio alla Germania. Gli avvenimenti successivi rallentarono tuttavia certi eccessi, e l'annessione della Cecoslovacchia impose qualche riserbo. Hitler sottoscrisse nel novembre 1938 degli accordi culturali italo-germanici, a dimostrazione del suo desiderio di intesa con l'Italia. Però li completava poco dopo con gli accordi del 23 giugno 1939, circa il trasferimento degli allogeni entro i confini del Reich, sulla base di richieste liberamente e singolarmente espresse da parte degli interessati. Per l'esame di queste domande e delle questioni connesse si istituirono pertanto a Bolzano due alti commissariati, uno italiano ed uno germanico: questo ultimo coadiuvato specialmente da optanti della zona, che svolsero un'intensa propaganda per le opzioni in favore della Germania, le quali diedero un risultato imponente. Infatti, su una popolazione presente di 253.953 ab., esclusi i 42.936 appartenenti al gruppo etnico italiano, 179.503 optarono per la Germania; 31.514 per l'Italia. Entro il termine massimo fissato per lo sgombero (31 dicembre 1942) però, soltanto 72.749 s'erano trasferiti in Germania.
Le vicende belliche dopo il giugno 1940 inasprirono la situazione. In contrasto palese con le autorità italiane, si ebbe l'azione degli Streifkommandos nelle valli atesine in caccia di renitenti o di disertori, alcuni dei quali uccisi in scaramucce: azione che illustra l'omertà della popolazione minuta, controllata attraverso le commissioni degli optanti, attraverso la propaganda e l'organizzazione, pur in tempi di alleanza, del famigerato S O D (Sicherheits-Ordnungs-Dienst), nel quale erano irreggimentati militarmente tutti gli uomini dai 15 ai 60 anni. Il trattamento, a volte inumano, usato nei riguardi di parecchi optanti da parte delle varie commissioni naziste, non mancò di provocare delle forti resipiscenze, che portarono a molte domande di annullamento dell'opzione, domande che, nel febbraio 1943, erano giunte alla cifra di circa 15.000. Nonostante la dichiarazione hitleriana di voler riconoscere le Alpi quale confine fra l'Italia e la Germania, alla caduta del fascismo (25 luglio 1943) l'Alto Adige vide crescere di giorno in giorno i contingenti di truppe corazzate germaniche. Alla notizia dell'armistizio (8 settembre 1943), gli appartenenti al S O D occuparono tutti i punti importanti e si diedero alla caccia dei soldati italiani, osteggiati anche dal contegno infido e a volte crudele della maggior parte della popolazione. L'istituzione della zona di operazione delle Prealpi, governata da un alto commissario, venne salutata come la rinascita del vecchio nesso provinciale tirolese, portato, con i nuovi confini della provincia di Bolzano, fino a Salorno, e ampliato per la sicurezza del Reich con la provincia di Belluno. Il fascismo non poté più risorgere nella regione: in cambio entrò in funzione il tribunale militare speciale germanico, si ebbero numerose deportazioni ed arresti di elementi italiani, esecuzioni capitali di oppositori alla dittatura, persecuzioni inumane per molti altri.
La rotta e lo sfacelo dell'esercito nazista portarono alla liberazione dell'Alto Adige e all'ingresso delle truppe americane a Bolzano il 2 maggio 1945. In un primo tempo, il possesso dell'Alto Adige parve contrastato all'Italia dalle simpatie di taluno degli Alleati per l'Austria rinascente; e perciò vi si insediarono le truppe del Governo militare alleato fino a tutto il 1945. Ma le trattative dirette fra i rappresentanti dei due governi interessati, Italia e Austria, portarono, il 5 settembre 1946, alla firma degli accordi De Gasperi-Gruber (v. austria, in questa App.) che assicuravano all'Alto Adige, all'infuori di ogni garanzia da parte di terzi, una forma di autonomia amministrativa; mentre da più di un anno la cosiddetta Volkspartei, movimento separatista che si arrogava di essere l'unico rappresentante degli Atesini, insisteva per l'annessione all'Austria, o, in via subordinata, per un'autonomia politica che avrebbe messo in serio pericolo l'autorità dello stato italiano. Il problema, studiato e discusso entro il quadro della regione tridentina fra opposte tendenze, seguite con interesse particolare dall'Inghilterra, trovò una soluzione di compromesso con l'affermare, in teoria, l'unità regionale, ma col dividerla in due provincie, con ampî poteri e con larghe concessioni culturali. Il 29 gennaio 1948 la Costituente italiana discuteva ed approvava lo statuto per l'autonomia della regione Trentino-Alto Adige, attribuendo a quest'ultimo la zona mistilingue a nord di Salorno e creando la provincia di Bolzano nell'estensione già attuata dal governo nazista. Ma non vi si fa cenno di disposizioni particolari intese alla protezione culturale delle località a maggioranza italiana, o, in genere, delle minoranze italiane incluse nella provincia di Bolzano. A seguito delle elezioni del 18 aprile 1948 gli Altoatesini di lingua tedesca sono rappresentati alla camera da 3 deputati. Nelle elezioni comunali di Bolzano (luglio 1948) la Volkspartei ha avuto la maggioranza relativa, seguita dal partito della Democrazia cristiana.
Bibl.: L'italianità dell'Alto Adige, Firenze 1948; C. Battisti, Il problema politico dell'Alto Adige, Firenze 1945; id., L'Italia l'Austria e l'A. A., Firenze 1945; A. Zieger, Il problema dell'A. A., Trento 1945; id., Appunti storici sull'autonomia regionale atesina, Firenze 1945; cfr. anche Archivio per l'Alto Adige, 1932-1945.