AMICLE ('Αμυκλαι; lat. Amyclae)
Città antichissima della Laconia, d'origine micenea (ricordata da Omero nel catalogo delle navi, Il., II, 582), nella valle dell'Eurota, in località fertilissima, a S. di Sparta e a un'ora di cammino da essa. La denominazione sarebbe venuta alla città da un eroe eponimo, Amicle, figlio di Lacedemone e di Sparta (Paus., III, 1, 2). Ad Amicle si venerava la tomba di Agamennone e quella di Cassandra (Paus., III, 14, 6; II, 16, 6). Fuori del mito, Amicle fu dapprima, sino al sec. IX a. C., un centro abitato indipendente, entrato poi a far parte dello stato spartano insieme con le altre quattro tribù (ὠβαί), Pitane, Limne, Mesoa e Cinosura, nella seconda metà del sec. IX. Nella sottomissione della Laconia effettuata dai Lacedemoni, Amicle ricevette, per ragioni varie, fors'anche di culto, uno speciale trattamento, ottenendo la parità dei diritti, mentre tutti gli altri popoli sottomessi furono ridotti in condizione d'iloti o di schiavi. Insieme con gli Spartani gli Amiclei partecipano alla. colonizzazione dorica della Sicilia e della Magna Grecia. L'importanza di Amicle fino in età romana era però esclusivamente dovuta al culto di Apollo Karneios, detto anche Amicleo e Iacinzio (‛Υακίνϑος), che era venerato in tutta la Laconia e al quale gli Amiclei avevano dedicato, verso la metà del sec. VI a. C., un sontuoso monumento in forma di trono, innalzato da Baticle di Magnesia al posto di un monumento più antico ad Apollo, presso il quale Iacinto (‛Υακίνϑος), il più giovane figlio dell'eroe eponimo Amicle, essendo morto prima del padre, aveva ricevuto da questo sepoltura (donde l'appellativo di Iacinzio, ‛Υακίνϑος dato ad Apollo). Il monumento di Baticle, con la statua colossale in bronzo del dio, è ricordato da Polibio (V, 19, 2), che lo indica a venti stadì (circa km. 4) da Sparta, ed è ampiamente descritto da Pausania (III, 18, 6 segg.). Scavi iniziati nel 1890 (dallo Tsountas) e ripresi nel 1904 dal Furtwängler, hanno restituito alla luce materiale architettonico e votivo d'ogni genere, pertinente al santuario, confermando che il trono di Apollo sorgeva sulla collina detta di Hagía Kyriakḗ, mentre la città doveva estendersi in pianura. In seguito alla descrizione particolareggiata che Pausania ci dà del monumento non sono mancati tentativi più o meno razionali per ricostruirlo. I risultati delle ultime ricerche condotte da Furtwängler, pubblicati da E. Fiechter, architetto della spedizione, risultano a tale riguardo i più positivi.
Bibl.: Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, coll. 1996-1997; F. Lübker, Reallexikon, 8ª ed., Lipsia 1914, p. 58; L. Pareti, Storia di Sparta arcaica, Firenze 1917, p. 154 segg.; U. Kahrstedt, Griechisches Staatsrecht, I: Sparta und seine Symmachie, Gottinga 1922; E. Fiechter, Amyklae. Der Thron des Apollon, in Arch. Jahrb., XXIII (1918), pp. 107-245; M. N. Tod e A. J. B. Wace, A Catalogue of the Sparta Museum, Oxford 1906, nn. 635-644, 646, 690-691 (incisioni), 689 (rilievo votivo), 731-733 (frammenti architettonici), p. 225 e passim (varie); Corpus inscr. graec., 1338, 5984 B, 6860 b; Inscr. graec., V, i, 455, 511, 515, 730, 863, 1515 d.