(gr. Σπάρτη) Cittadina della Grecia, nel Peloponneso meridionale, capoluogo del nomo della Laconia, sulle rive del fiume Eurota.
L’antica S. (in greco chiamata anche Λακεδαίμων) fu fondata nel 10° sec. a.C. dai Dori provenienti dall’Argolide, che dal primitivo insediamento sul colle di Terapne scesero in piano fondando S. («terra seminata» o, secondo un’altra etimologia, città «a insediamenti sparsi») e occupando nel tempo la valle dell’Eurota sino al mare. Tra la fine dell’8° e il 7° sec. fu conquistata la Messenia (➔); le campagne contro Argo e Tegea (metà 6° sec.), meno fortunate, costrinsero S. ad abbandonare l’espansione armata e a instaurare una politica di alleanze, che portò nella seconda metà del 6° sec. alla costituzione della Lega peloponnesiaca. Strumento politico-militare che conglobava tutto il Peloponneso, eccetto Argo e l’Acaia, la lega ebbe nel 5° sec. importanza determinante e raccolse attorno a sé la Grecia durante le guerre persiane (➔ Persia). Poi, lo scontro con il dinamico espansionismo ateniese raggiunse il suo culmine sino a sfociare nella guerra del Peloponneso (➔) nella quale crollò, dopo alterne vicende, la potenza di Atene (431-04).
La politica dispotica assunta da S. verso gli stessi alleati, i tentativi di imporre con la forza il modello oligarchico condussero al progressivo sfaldamento della lega e all’isolamento di S.: neppure il sostegno della Persia, già ottenuto nel 412 durante il conflitto con Atene e tacitamente confermato nel 386 in occasione della stipulazione della pace di Antalcida, valse a tenere in piedi l’egemonia spartana.
Con il passaggio del predominio ai Tebani in conseguenza della battaglia di Leuttra (371), il declino di S., senza più alleati, depauperata demograficamente dalle guerre che lasciavano vuoti tra le file degli spartiati (da 8000 nel 480 si erano ridotti a un quarto), indebolita economicamente e privata della Messenia, ricostituita in Stato autonomo, fu inarrestabile. Gli Spartani intervennero nella Guerra sacra (356-346), quando ancora il nemico da combattere era Tebe; poi dovettero fronteggiare il pericolo macedone. L’intervento di Filippo II di Macedonia (337) ridusse S. nei confini della Laconia; una rivolta al predominio macedone (331) fu domata da Antipatro; il re Areo riuscì a ricostituire una lega con città e cantoni peloponnesiaci, ma fu battuto nello scontro decisivo da Antigono Gonata (265). Ogni tentativo spartano di risollevarsi urtò contro l’impossibilità di mettere in campo eserciti cittadini numerosi. Falliti i tentativi di riforma politico-sociale attuati da Agide IV e Cleomene III, seguirono anni critici in cui la diarchia si estinse e salirono al potere tiranni, tra cui Nabide, ucciso il quale, S. fu costretta a entrare nella lega achea (192). Lo scioglimento di quest’ultima (146) fece sì che S. divenisse città libera e federata di Roma: ormai priva anche delle città costiere, erette in federazione autonoma, S. ebbe in età imperiale vicende di scarso rilievo.
Nel 395 d.C. la città fu quasi completamente distrutta da Alarico e, nel 9° sec., nuovamente dagli Slavi. Ricostruita dai Bizantini, passò nel 1460 ai Turchi di Maometto II e tornò all’Impero ottomano dopo la temporanea occupazione veneziana del 1669-1715. La città moderna fu edificata nel 1834 da Ottone, re di Grecia.
Dell’abitato antico, che si estendeva sulla riva destra dell’Eurota, includendo la zona dell’odierna città, si conservano resti delle mura (4° sec. a.C), del teatro ellenistico-romano, del tempio di Atena Chalkìoikos e del celebre santuario di Artemide Ortia, più volte ricostruito a partire dall’8° sec. a.C. fino all’età romana. Dal santuario proviene un ricco materiale (figurine votive, sec. 9°-4° a.C., avori, maschere fittili).
La Costituzione spartana, quale è nota soprattutto nel 5°-4° sec. a.C. e particolarmente dall’opera a essa dedicata da Senofonte, è un complesso di istituzioni sviluppatesi durante il tempo, che s’irrigidì, per non evolversi più, tra la fine del 7° e gli inizi del 6° sec. a.C.; è attribuita al legislatore Licurgo, figura di dubbia storicità. La struttura sociale era basata su una rigida tripartizione in classi. Cittadini di diritto erano solo gli spartiati, discendenti degli antichi conquistatori dorici, detentori del potere e proprietari di lotti di terra inalienabili (κλῆροι) coltivati per loro dagli iloti; vivevano raccolti in sissizi, non potevano esercitare alcuna arte o mestiere né possedere denaro monetato (a S. non circolava), curavano unicamente la propria educazione militare in vista della guerra. Tra spartiati e iloti, discendenti delle popolazioni predoriche e in condizione semiservile, erano i perieci, viventi ai confini dello Stato, in origine cittadini di pieno diritto, poi decaduti per l’impossibilità di partecipare alla vita cittadina, e dediti alle attività mercantili. Gli spartiati erano divisi originariamente nelle tre tribù gentilizie dei Dori: Illei, Dimani e Panfili, ma già in età antica erano distribuiti in quattro tribù territoriali, cui, dopo la conquista di Amicle, si aggiunse una quinta.
Alla testa dello Stato era una diarchia per cui regnavano contemporaneamente un sovrano della dinastia degli Agiadi e uno di quella degli Euripontidi. I re facevano anche parte della gerusia assieme ad altri 28 esponenti della classe dominante degli spartiati da cui i geronti erano eletti; ai re competeva anche il comando dell’esercito in campo; il loro prepotere era limitato dagli efori che li potevano deporre e processare.
Prima che la Costituzione spartana si cristallizzasse in un regime reazionario e oligarchico, fondato sulla proprietà della terra e sull’esercito, S. aveva espresso, non diversamente dalle più fiorenti città del mondo greco, una cultura vivace, alimentata anche da relazioni con la progredita Ionia: erano apprezzate la poesia e la musica, le fabbriche di ceramica esportavano in gran parte del mondo greco, si costruivano templi, come quello citato di Artemide Ortia, non inferiori a quelli contemporanei del resto della Grecia. Con l’irrigidirsi della Costituzione, S. divenne il prototipo della città chiusa a ogni istanza di libertà, a qualsiasi innovazione e progresso.