Nome di quattro re spartani.
A. I, capostipite della dinastia degli Agiadi, fu ritenuto dagli antichi sesto discendente da Eracle.
A. II, della casa reale degli Euripontidi, che regnò dal 427 (o 426) al 401 a. C., indirizzò le sue non comuni capacità di soldato all'abbattimento della potenza di Atene, contro cui Sparta da alcuni anni era in lotta (Guerra del Peloponneso). Invase due volte l'Attica (426 e 425); sconfisse a Mantinea (418) Ateniesi, Argivi e Mantineesi fra loro collegati; nel 413 occupò Decelea nell'Attica per impedire i rifornimenti di Atene; nel 410 e 409 assaltò inutilmente la città avversaria; nel 405-4 infine cooperò con Lisandro al blocco che indusse gli Ateniesi a capitolare. L'ultima sua impresa fu una spedizione militare contro l'Elide nel 401.
A. III, Euripontide, regnò dal 338 al 331 a. C. Avversò il dominio dei Macedoni sulla Grecia e tentò di sollevarla contro Alessandro Magno che si era avventurato nella sua campagna d'Asia. Riuscì a mettere insieme un esercito, in parte composto di mercenari (assoldati col contributo della Persia) e in parte di Peloponnesiaci, ma dopo alcuni successi fu sconfitto e perdette la vita (331) presso Megalopoli a opera del reggente macedone Antipatro.
A. IV, Euripontide anch'esso, salì al trono ancora minorenne, e quindi sotto tutela, nel 250 a. C. Subì largamente l'influsso delle idee riformatrici allora assai diffuse in Sparta, e volle porle in atto quando si liberò dalla tutela (245): si trattava in sostanza di migliorare le condizioni dei meno abbienti addivenendo a una nuova partizione (ἀναδασμός) dei terreni, che avrebbe permesso anche un incremento demografico di Sparta i cui cittadini erano allora ridotti a 700, dei quali solo 100 forniti di pieni diritti; si abolirono i debiti e si bruciarono le carte delle ipoteche, ma nulla di concreto tenne dietro a questi atti di propaganda. A. IV si era frattanto allontanato per sostenere gli Achei contro gli Etoli: al suo ritorno, però, abbandonato anche dai suoi fautori, fu imprigionato e condannato a morte (241). Alla figura di questo re si ispirò, attraverso la vita che ne scrisse Plutarco, V. Alfieri nella tragedia Agide (1789).