(gr. ᾿Αττική) Penisola della Grecia orientale, tra i golfi Saronico (a SO) e Petaliòn (a E). Costituisce un nomo, con capoluogo Atene, la cui conurbazione è però amministrativamente autonoma.
Nell’antichità, era divisa in tre regioni: Diàcria, a N e NE, aspra e montuosa; Pediàs, centrale, attorno ad Atene, piana e più fertile; Paràlia, lungo il mare, ricca di porti. Gli interessi degli abitanti di queste tre regioni rimasero contrastanti sino alla fine del 6° sec. a.C., quando Clistene varò la riforma che raggruppò i circa 150 piccoli distretti della regione in 30 distretti più ampi ( trittie). Le 10 tribù furono costituite di 3 trittie ciascuna, una per regione. In tal modo non solo fu infranta la prepotenza delle consorterie nobiliari che avevano i loro possessi contigui e che da allora li avrebbero avuti divisi tra varie tribù, ma si diede un colpo decisivo agli interessi particolaristici regionali. Da allora le vicende dell’A. si identificarono con quelle di Atene.
Il dialetto attico è affine allo ionico (gruppo ionico-attico), dal quale si differenzia nel presentare α invece di η dopo ε, ι, υ, ρ, la contrazione di εο in ου; ττ invece di σσ (att. πράττω, ion. πρήσσω), ρρ invece di ρσ; nel conservare h- (spirito aspro) di contro alla psilosi (in comune con l’eolico) dello ionico d’Asia, e il duale. Dopo aver avuto una grande fortuna letteraria per opera di storici e oratori, nel 1° e 2° sec. d.C., grazie ai lessici di Cecilio di Calatte, di Frinico, di Polluce di Naucrati, l’attico trionfò e divenne la lingua letteraria greca per eccellenza.