Legislatore ateniese della famiglia degli Alcmeonidi, figlio di Megacle; nato circa il 565 a. C., andato in esilio sotto Pisistrato, tornò in Atene alla cacciata di Ippia (510). Vinta l'opposizione di Isagora che, spalleggiato dal re spartano Cleomene, intendeva stabilire un ordinamento oligarchico, C. mise in atto una riforma (508) che, spezzando il predominio delle consorterie gentilizie, avviò Atene a un'effettiva democrazia. La cittadinanza dell'Attica venne divisa in dieci tribù territoriali, ciascuna di tre distretti (τριττύες), uno nella pianura (πεδιάς), uno nella regione montuosa (ὑπερακρία), uno nella regione costiera (παραλία). Le trittie poi risultavano dall'aggregazione di un certo numero dei preesistenti demi, comuni provvisti di una certa autonomia locale. I magistrati erano eletti dalle 10 tribù: uno per tribù i nove arconti con il segretario (γραμματεύς) per decimo, e uno per tribù anche gli strateghi. Il numero dei membri del consiglio cittadino (buleuti) fu fissato in 500, 50 per ogni tribù, di modo che ciascuna di esse ricoprisse la presidenza (pritania) per una decima parte dell'anno. Il presidente (ἐπιστάτης), sorteggiato giorno per giorno dai pritani, teneva il sigillo dello stato e presiedeva la bulè e l'assemblea popolare. Questa riforma fu portata avanti e sviluppata nei decennî che seguirono.