Guerra combattuta dal 431 al 404 a.C. dalla lega peloponnesiaca, raccolta intorno a Sparta, e dalla lega delioattica, sotto la guida di Atene. Fu il conflitto più sanguinoso mai verificatosi fra popoli greci.
Causa principale del conflitto fu la volontà degli ateniesi, guidati da Pericle, di affermare la propria egemonia sui greci. Il casus belli fu l'intervento di Atene nelle vicende interne di Corcira (od. Corfù) e della città di Potidea e, soprattutto, il blocco ateniese del commercio di Megara, pesante danneggiamento contro una città della lega peloponnesiaca. Ciò fu ritenuto inaccettabile da Sparta che accusò Atene di aver violato la pace stipulata nel 446 e mosse guerra.
La guerra del P. si divide in tre fasi principali. Nella prima (431-421), detta decennale o archidamica - da Archidamo (m. 427) re spartano che invase l'Attica -, i due contendenti ottennero notevoli successi: i peloponnesiaci particolarmente in Tracia, con il generale Brasida (m. 422), e gli ateniesi a Pilo, in Messenia. Nel 421 si giunse a una pace di compromesso (pace di Nicia), che impegnava Sparta e Atene a una tregua cinquantennale e nel complesso ristabiliva la situazione precedente alla guerra. Già nel 418, tuttavia, tale accordo fu violato e si aprì la seconda fase del conflitto (418-413). Dopo la sconfitta di ateniesi e argivi da parte degli spartani a Mantinea, la guerra finì per ristagnare in Grecia: Atene, infatti, si impegnò in una disastrosa spedizione in Sicilia (415-413) nel corso della quale, nel tentativo di assoggettare l'isola, perse pressoché tutta la sua flotta nel porto di Siracusa e migliaia di uomini durante la ritirata. Con l'occupazione da parte spartana della piazzaforte di Decelea, in Attica (413), ebbe inizio l'ultima fase della guerra, detta appunto deceleica (413-404): mentre il blocco peloponnesiaco stringeva Atene da terra, la guerra fu combattuta essenzialmente per mare, sulle coste dell'Asia Minore e sull'Ellesponto. Malgrado alcuni successi (Arginuse, 406), Atene vide crollare a Egospotami la sua flotta e con essa il suo predominio marittimo (405). Nella primavera del 404 la stessa città di Atene, stremata, fu costretta a capitolare. Nel frattempo un colpo di Stato oligarchico ad Atene, supportato dai vincitori spartani, instaurò un governo aristocratico, detto dei Trenta tiranni. Per effetto delle distruzioni, dei tesori spesi nella guerra e delle enormi perdite umane, la Grecia si trovò, dopo il conflitto, enormemente depauperata e indebolita; tale impoverimento è forse una delle cause della scarsa resistenza che i greci opposero sessant'anni più tardi, quando la Macedonia mosse alla conquista dell'Ellade.