AMMONIO di Alessandria
Figlio di Ermia e di Edesia, e scolaro di Proclo in Atene, fu poi, come il padre, a capo della scuola alessandrina, nella seconda metà del sesto secolo d. C. Ebbe un gran numero di scolari e divenne celebre come matematico ed astronomo, oltre che come espositore e illustratore di testi platonici e aristotelici; e alcuni di tali commenti a scritti di Aristotele sono pervenuti sino a noi, come quelli alle Categorie e al De interpretatione, e i frammenti, editi dal Waitz (nella sua ed. dell'Organum, I, 43), di quello ai Primi analitici: per quanto nessuno d'essi sia certamente conservato nella forma originaria. Nelle convinzioni filosofiche che egli ha occasione di esprimere nei suoi commentarî si osserva un attenuarsi dell'elemento mistico e fantastico del platonismo del tempo: ma esse rimangono in ogni modo prive di vera originalità e novità. A. si occupò della polemica fra platonici e peripatetici circa l'inerenza delle specie nei generi, proponendo soluzioni che ricordano, nella forma, le future sistemazioni scolastiche del problema degli universalia in re e ante rem: difese Platone e i pitagorici dalle obiezioni aristoteliche alle dottrine delle idee e dei numeri: asserì, in accordo col neoplatonismo. l'eternità del mondo. Combatté, infine, il manicheismo e il fatalismo stoico e cercò di dimostrare, sulle orme di Giamblico, la conciliabilità della volontà divina con la libertà umana, venendo così a trattare anche il problema della preghiera, e a sostenere l'efficacia di quest'ultima.
Bibl.: Brandis, Über die Reihenfolge der Bücher d. aristot. Organum, p. 283 segg.; C. Prantl, Geschichte der Logik, I, Lipsia 1855, p. 642 segg.; E. Zeller, Philos. d. Griech., I, coll. 1863-65, 3ª ed., III, ii, p. 829 segg.; Freudenthal, in Real-Encycl. d. class. Altertumswiss, I, coll. 1863-65.